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San Felice di Bilibio Eremita

25 gennaio

433 - Bilibio, Haro, Spagna 520

Eremita del V secolo, visse per anni tra le rocce del monte Bilibio, vicino ad Haro. Fu il maestro spirituale di San Emiliano, e morì nel 520. Le sue reliquie, inizialmente sepolte sul monte Bilibio, furono trasferite nel monastero di San Emiliano de Suso nel 1090, con il permesso di Alfonso VI. La traslazione fu accompagnata da numerosi miracoli, e San Felice divenne patrono di Haro e Viana.



San Felice è stato un eremita che visse nel V secolo.
La moderna agiografica ritiene che sia nato intorno all'anno 433, e che abbia vissuto per anni come anacoreta tra le rocce delle montagne (riscos) di Bilibio vicino ad Haro.
San Felice è stato il maestro spirituale di San Emiliano (Millán) per tre anni, intorno al 493, prima di recarsi nel suo eremo sui monti Cogollos, l’attuale Sierra de la Demanda.
Si presume si morto nel 520, e fu sepolto sul monte Bilibio.
San Braulio vescovo di Saragozza, che guidò la diocesi dal 631 al 651, lo definisce “vir sanctissimo”.
Esiste una leggenda sul trasferimento delle sue reliquie. Nel 1052 García Sánchez, dopo aver fatto consacrare il Monastero il Monastero di Santa María la Real de Nájera che aveva fatto costruire, volle arricchirlo con i corpi dei santi della regione. Sempre in quell’anno tentò di trasferire il corpo di Felices, giungendo ad un accordo con il vescovo di Álava.
Dopo essersi recato ai Riscos di Bilibio accompagnato da numerosi cavalieri, quando aprì la tomba del santo si sentì male e gli si storse la bocca, e subito dopo iniziò un forte temporale.
Si racconta che “il cielo era contrario al trasferimento delle reliquie e anche se García Sánchez e i suoi cavalieri se ne andarono, avrebbe mantenuto la deformità del volto per tutta la vita.
Nell’anno 1090, con il permesso di Alfonso VI, le reliquie di San Felice vennero trasferite nel monastero di San Emiliano de Suso ai tempi dell’abate Blas, e Grimaldo, un monaco del monastero ne diede conto in un’opera in latino.
Il 6 novembre 1090, l’abate Blas con dodici monaci si recarono alla tomba di Felice, che era situata in cima ad una roccia, davanti all'altare dell'eremo in una piccola grotta.
Dopo aver trovata la bara di legno contenente il corpo di San Felice, alla sua apertura si racconta che ne usciva un profumo squisito. Dopo aver avvolto le reliquie in panni puliti e le portarono in processione al loro Monastero.
Il monaco Grimaldo raccolse le testimonianze sui numerosi miracoli che avvennero per intercessione di San Felice, e tre di questi vennero ricordati nell’ufficio che i monaci recitavano il 6 settembre, in occasione della traslazione delle sue reliquie.
Nel 1605 una reliquia del Santo venne concessa alla chiesa di Nostra Signora della Vega in Haro, che il 15 giugno 1607 venne sistemata nell’altare dedicato al santo nella parrocchia di San Tommaso.
Dal 31 gennaio 1644, San Felice è il patrono della città di Haro dove viene festeggiato annualmente nel giorno 25 gennaio.
Anche a Viana, dove gli è stato dedicato un portale dove si trova la prima pietra della città, è festeggiato annualmente nel giorno 1 febbraio.
Numerose sono le attestazioni di un culto nei confronti di San Felice.
A Villafranca Montes de Oca c’era un monastero che gli era stato dedicato, a Burgos gli è stata dedicata una chiesa unitamente a San Pedro; e tra Autole Calahorra e ad Abalos c’erano due monasteri che portavano il suo nome. Infine a Uncastillo c’era una chiesa del XII secolo intitolata a San Felice.


Autore:
Mauro Bonato

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Aggiunto/modificato il 2023-08-28

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