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San Papia di Gerapoli Vescovo

22 febbraio

Gerapoli, II secolo

Vescovo e scrittore cristiano del II secolo, fu un importante testimone della tradizione orale e della prima esegesi neotestamentaria. Fu discepolo di Aristione e Giovanni il Presbitero. Scrisse cinque libri intitolati "Esegesi dei discorsi del Signore", di cui ci restano solo tredici frammenti. I frammenti che si riferiscono agli evangelisti Matteo e Marco sono di particolare interesse, perché forniscono informazioni preziose sulla loro composizione e sulla loro diffusione. La data della sua morte è sconosciuta, ma è probabile che sia morto martire.

Emblema: Bastone pastorale

Martirologio Romano: A Gerapoli nella Frigia, nell’odierna Turchia, san Pápia, vescovo, che, uditore di Giovanni il Presbitero e amico di Policarpo, spiegň le parole del Signore.


San Papia di Gerapoli, vescovo e scrittore cristiano del II secolo, fu un importante testimone della tradizione orale e della prima esegesi neotestamentaria.
Nato probabilmente nell'ultimo quarto del I secolo, non conobbe personalmente gli Apostoli, ma apprese i principi e la fede cristiana da persone che li avevano conosciuti, come Aristione e Giovanni il Presbitero.
Fu compagno di san Policarpo di Smirne e, secondo Eusebio di Cesarea, fu un sostenitore delle idee millenaristiche, secondo le quali Cristo regnerà sulla terra per mille anni prima del Giudizio Universale.
Scrisse cinque libri intitolati "Esegesi dei discorsi del Signore", di cui ci restano solo tredici frammenti. In questi egli fornisce preziose informazioni sugli evangelisti Matteo e Marco, sulla prima lettera di Giovanni e sulla prima lettera di Pietro.
La data della sua morte è sconosciuta, ma è probabile che sia morto martire. Il suo nome compare per la prima volta nel Martirologio di Adone, nel XII secolo, che lo identifica come discepolo di san Giovanni apostolo. Questa identificazione è stata corretta nel XVI secolo da Cesare Baronio, che ha stabilito che Papia fu invece discepolo di Giovanni il Presbitero.
San Papia è considerato uno dei padri della Chiesa e la sua opera ha avuto un'importante influenza sullo sviluppo della teologia cristiana.

Autore: Franco Dieghi
 


 

Il più antico scrittore che fornisce delle notizie riguardanti s. Papia, è Eusebio di Cesarea, con la sua “Historia Ecclesiastica”.
S. Papia vissuto nel II secolo, contemporaneo di s. Policarpo di Smirne e di s. Ignazio d’Antiochia, era vescovo di Gerapoli nella Frigia, regione storica dell’Asia Minore e che dal 130 a. C. fece parte della provincia romana d’Asia.
Non conobbe personalmente gli Apostoli, ma secondo la sua propria testimonianza, egli apprese i principi e le fede cristiana da persone che l’avevano conosciuti, come Aristione e Giovanni il Presbitero; fu compagno di s. Policarpo di Smirne.
Eusebio di Cesarea, gli attribuisce idee ‘millenaristiche’, forse, secondo moderni critici, confondendolo con un omonimo autore ebreo; il ‘Millenarismo’ era una dottrina escatologica, presente nel cristianesimo primitivo e poi variamente ripresa, riguardante un supposto regno messianico di Cristo sulla Terra, della durata di mille anni, destinato ad attuarsi tra una prima resurrezione dei morti, riservata ai beati e una seconda resurrezione, seguente al Giudizio Universale; ebbe come fondamento un’interpretazione letterale di un passo dell’Apocalisse (20, 1-3).
Scrisse cinque libri intitolati ‘Esegesi dei discorsi del Signore’, testo di primaria importanza per la storia dell’esegesi neotestamentaria, soprattutto per quanto egli riferisce sugli evangelisti Matteo e Marco e per la conoscenza della prima lettera di Giovanni e della prima di Pietro; è da considerare uno dei primi anelli della catena della tradizione orale.
La data della morte è del tutto sconosciuta, come non si può dire che sia morto martire, cosa possibile dato i tempi. Il suo nome non compare negli antichi calendari, il primo a menzionarlo in Occidente, nel suo ‘Martirologio’ fu Adone, che lo pone al 22 febbraio, influenzato da s. Girolamo che dedicò un capitolo a Papia di Geropoli nel suo “De Viris illustribus”, classificandolo però come discepolo di s. Giovanni apostolo.
Errore proseguito fino al secolo XVI, quando Cesare Baronio nel suo ‘Martirologio Romano’ pur rimanendo la memoria al 22 febbraio, corresse la qualifica di discepolo di s. Giovanni apostolo in ‘Giovanni il presbitero’. 


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2024-01-17

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