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Santi Teodoro, Ireneo, Serapione e Ammone Martiri

7 aprile

Teodoro, vescovo di Cirene, guida la sua comunità con fede e coraggio. Ireneo, diacono, lo assiste nel ministero e nella predicazione. Serapione e Ammone, lettori, proclamano la Scrittura e istruiscono i catecumeni. Arrestati e imprigionati durante la persecuzione, torturati e vessati per abiurare la fede, ma rimangono fermi. Vengono condannati a morte e martirizzati con coraggio e serenità.
 

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La storia dei Santi Teodoro, Ireneo, Serapione e Ammone, martirizzati nella Pentapoli in Libia, è un racconto di fede incrollabile e di coraggio di fronte alle persecuzioni. Le loro vite, intrecciate nella testimonianza cristiana, ci offrono un esempio di dedizione a Dio e di amore per il prossimo.

Teodoro, il vescovo esemplare
Teodoro, vescovo della Pentapoli, era conosciuto per la sua saggezza, la sua pietà e il suo zelo apostolico. Guidava la sua comunità con amore e fermezza, nutrendo la fede dei fedeli e predicando il Vangelo con ardore. La sua autorevolezza e il suo esempio ispiravano molti, attirando la stima anche di coloro che non condividevano la sua fede.

Ireneo, il diacono fedele
Ireneo, diacono della Chiesa di Teodoro, era un uomo di grande lealtà e devozione. Assisteva il vescovo con diligenza e si dedicava con cura al servizio dei poveri e degli emarginati. La sua fede incrollabile e la sua disponibilità verso il prossimo lo rendevano un esempio luminoso per tutta la comunità.

Serapione e Ammone, i lettori ardenti
Serapione e Ammone erano due lettori, incaricati di proclamare la Parola di Dio durante le celebrazioni liturgiche. Erano entrambi giovani, pieni di entusiasmo e di amore per le Scritture. La loro fede ardente e la loro devozione al Signore li spingevano a vivere con coerenza i principi del Vangelo.

Il martirio e la memoria
Durante un periodo di feroce persecuzione contro i cristiani, Teodoro, Ireneo, Serapione e Ammone furono arrestati e imprigionati per la loro fede. Sottoposti a torture e pressioni per abiurare, rimasero saldi nella loro convinzione e rifiutarono di rinnegare il Signore. Condannati a morte, subirono il martirio con coraggio e serenità.
La loro memoria è stata tramandata nei secoli come esempio di eroismo cristiano. La Chiesa li venera come santi e celebra la loro festa il 7 aprile. I loro nomi sono iscritti nel Martirologio Romano, a perenne memoria del loro sacrificio e della loro testimonianza di fede.


Autore:
Franco Dieghi

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Aggiunto/modificato il 2024-03-01

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