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Beato Francesco Saverio Ponsa Casallarch Religioso e martire

28 settembre

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Moya, Spagna, 20 agosto 1916 - San Felix de Codines, Spagna, 28 settembre 1936

Martirologio Romano: Nel villaggio di San Felix de Codines nella Catalogna in Spagna, beato Francesco Saverio Ponsa Casallarch, religioso dell’Ordine di San Giovanni di Dio e martire, che, durante la persecuzione, ottenne la palma della gloria per Cristo e per la Chiesa.


Il 14 maggio 1991 Giovanni Paolo II ha riconosciuto il martirio di 76 religiosi dell'Ordine Ospedaliere di San Giovanni di Dio o Fatebenefratelli, uccisi in odio alla fede all'inizio della guerra civile spagnuola (1936-1939). Di essa si ebbero i prodromi quando fu proclamata la repubblica (14 aprile 1931) senza nessuna opposizione da parte della Chiesa. Ciò nonostante vennero bruciate 200 chiese, espulsi alcuni vescovi, sottomesse allo stato tutte le confessioni religiose, laicizzata la nuova costituzione, approvata la legge contro gli Ordini e le Congregazioni religiose. Il 16 febbraio 1936 fu sciolto il parlamento, si tennero nuove elezioni e il Fronte Popolare trionfò.
Presidente della Repubblica fu nominato l'anticlericale Manuel Azana (+1940). Sotto la spinta di Associazioni, Federazioni e Leghe di estremisti si ebbero fino al 18 luglio 1936 13 scioperi generali e 218 parziali e, in vari convegni, fu proibita qualsiasi forma di culto esterno. Il 6 giugno dello stesso anno alle cellule comuniste fu imposto l'ordine di eliminare i generali dell'esercito. Il 16 giugno il deputato monarchico Calvo Sotelo, alle Cortes riunite, rivelò che erano stati incendiati 284 edifici, distrutte 171 chiese e assassinate numerose persone. Il 13 luglio egli stesso fu ucciso. Il 18 dello stesso mese, per riparare a tanto sfacelo, alcuni generali, tra cui Francisco Franco Bahamonde ( 1892-1975), diedero il via all'insurrezione militare che si estese dal Marocco alla Spagna occidentale con l'appoggio dei monarchici, dei cattolici, delle Falange fascista di Primo de Rivera, del Portogallo, della Germania e dell'Italia. La guerra fu convertita dai marxisti in una satanica persecuzione religiosa. Provocherà, difatti, oltre la distruzione di centinaia e centinaia di chiese, la morte di 4033 sacerdoti del clero secolare, di 2333 religiosi, di 267 religiose, di 12 vescovi e di un amministratore apostolico.
Pio XI, da Castelgandolfo, il 14 settembre 1936 ne denunciò vigorosamente i soprusi di fronte a un folto gruppo di profughi spagnuoli. Tra l'altro disse: "Tutto venne assalito, manomesso, distrutto nei più villani e barbari modi, nello sfrenamento tumultuoso, non più visto, di forze selvagge e crudeli tanto da crederle impossibili, non diciamo con l'umana dignità, ma con la stessa natura umana, anche la più miserabile e più in basso caduta".
Oltre i 15 Fratelli appartenenti al Sanatorio di Calateli, ne furono fucilati altri 7 appartenenti alle case di Barcellona, di Manresa e di San Braulio de Llobregat, acquistata da San Benedetto Menni nel 1895. La maggior parte dei 52 religiosi che vi assistevano i 1300 ricoverati poterono espatriare dopo che un "Comitato di Guerra", proveniente da Barcellona, il 26 luglio prese possesso del Sanatorio e dichiarò i Fratelli in stato di arresto. Animati tutti dallo stesso spirito e desiderosi di salvare le proprie anime anche a costo del martirio, non accettarono la proposta dei persecutori di restare a curare i malati collaborando con loro.
Alcuni religiosi, che non erano riusciti a raggranellare il denaro sufficiente per l'imbarco verso la Francia, furono consigliati dai superiori di rifugiarsi presso i propri familiari o amici. Due di loro morirono, uno per le sofferenze patite, e l'altro, il B. Fra Francesco Ponsò, per martirio cruento. Era nato nel 1916 a Moyà, nella diocesi di Vich. Si era fatto religioso a San Braulio e, dopo la professione, era stato incaricato di assistere i tubercolotici. Fu arrestato il 27 settembre nella casa di campagna che suo padre possedeva in località Molino Nuovo, chiuso in una stanza del convento dei Padri Scolopi, e fucilato ventenne nel pomeriggio del giorno dopo a Coli de Posas. A chi gli raccomandava di non esporsi troppo per non mettere a repentaglio la propria vita, rispondeva: "Me ne rendo conto. Che cosa potranno farmi? Togliermi la vita? La morte non mi fa paura. Se viene, sono preparato. Se è volontà d Dio, la darò volentieri".
La gloriosa schiera dei 76 Fatebenefratelli spagnuoli vittime dell'odio comunista fu beatificata da Giovanni Paolo II il 25 ottobre 1992.


Autore:
Guido Pettinati

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Aggiunto/modificato il 2011-12-20

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