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Santi Martiniano, Saturiano e Massima Martiri

16 ottobre

V sec.

Martirologio Romano: Commemorazione dei santi Martiniano e Saturiano, martiri in Africa, insieme a due loro fratelli, che, al tempo della persecuzione vandalica perpetrata sotto il re ariano Genserico, schiavi di un vandalo, erano stati convertiti alla fede in Cristo da santa Massima, vergine, loro compagna di schiavitù, e, dopo essere stati percossi con grossi bastoni e lacerati fino all’osso per la loro fermezza nella retta fede, vennero infine relegati in esilio tra i Mori, dove furono condannati a morte per aver condotto alcuni alla fede in Cristo; Massima, invece, liberata dopo aver superato molti combattimenti, si addormentò santamente in un monastero, dove era divenuta madre di molte vergini.


Santi MARTINIANO, SATURIANO, due loro fratelli e MASSIMA, martiri

Quando Vittore di Vita iniziò la sua storia della persecuzione vandalica (488), Massima era ancora in vita. Da lei quindi poté apprendere i dettagli del martirio di quattro fratelli che un ricco proprietario vandalo possedeva fra i suoi numerosi schiavi. Anche Massima, virtuosa e di bella presenza, era una schiava del ricco vandalo il quale stabili di darla in moglie a Martiniano, un giovane che si era distinto come fabbricatore d’armi. Se il giovane fu lieto della scelta, non così Massima giacché aveva fatto voto di verginità. Le nozze furono celebrate egualmente, ma nella prima notte di matrimonio la giovane donna disse al marito: «Christo ego, o Martiniane frater, membra mei corporis dedicavi, nec possum humanum sortiri coniugium, habens iam caelestem et veruni sponsum». Martiniano accettò subito la vita di perfetta castità, anzi spinse gli altri tre fratelli a fare altrettanto.
Nella Storia di Vittore, oltre a quello di Martiniano, è indicato solo il nome di Saturiano, mentre s’ignora quello degli altri due. L’episodio di Massima, che invita il marito a vivere castamente, sarà sfruttato ampiamente dall’agiografia posteriore.

Per poter meglio dedicarsi alla vita ascetica i quattro giovani e Massima decisero di fuggire; gli uomini si ritirarono nel monastero di Thabraca (località fra Bona e Biserta, oggi Tabarka) e Massima in un monastero femminile. Il padrone riuscì però a ritrovarli; li fece imprigionare con l’intenzione di costringerli a convertirsi all’arianesimo. Lo stesso re Genserico, informato del fatto, ordinò di torturarli con bastoni acuminati fino a quando non avessero deciso l’adesione all’arianesimo. I cinque subirono pertanto lesioni ossee e mutilazioni nella carne; ma per intervento prodigioso furono ritrovati perfettamente integri. Ciò fu confermato da altri cristiani che ebbero occasione di visitarli nelle carceri.
Il ricco vandalo non si diede per vinto, anche se numerose disgrazie lo colpirono, come la morte dei figli e danni nella proprietà. Morto lui, la moglie offrì questi servi ad un parente del re, Sersaon, che dopo una buona accoglienza non volle più tenerli con sé. Dal re Genserico i quattro fratelli furono inviati al re dei Mori, Capso, mentre Massima, ottenuta la libertà, si ritirò in un monastero di cui divenne badessa. Intanto i quattro fratelli nella regione di Caprapicta, ove il Cristianesimo era ancora sconosciuto, operarono numerose conversioni, per cui attraverso persone fidate, chiesero a Roma sacerdoti e diaconi per poter istituire una vera comunità. Genserico, conosciuto il successo della propaganda cattolica, ordinò l'uccisione dei quattro fratelli. Il supplizio fu tremendo: vennero legati per i piedi ad una quadriga di cavalli, che a corsa sfrenata li trascinò a sfracellarsi fra sterpi e sassi.
Non risulta da Vittore né l'anno né il mese del martirio: certo avvenne dopo la metà del secolo V. Il primo mese che fissò una data e l'inserì come Martiri nel suo Martirologio fu Floro (secolo IX) al 17 ottobre. Adone invece volle unirli ai duecentosessantasei martiri menzionati dal Geronimiano al 16 ottobre (anche nel Martirologio Romano sono menzionati in questo giorno); ma fu un'aggiunta ingiustificata, giacché si tratta di martiri di epoche assai diverse.


Autore:
Gian Domenico Gordini


Fonte:
Bibliotheca Sanctorum

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Aggiunto/modificato il 2018-03-28

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