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Santa Salomè Madre degli apostoli Giacomo e Giovanni

24 aprile

I sec.

Maria di Cleofa e Salomè sono tra le pie donne che la mattina di Pasqua si recano al sepolcro di Gesù per ungerne il corpo e ricevono l’annuncio della Resurrezione. Maria, moglie di Cleofa, è la madre di Giacomo il Minore; Salomè, invece, è identificata come moglie di Zebedeo, madre di Giacomo e Giovanni. 

Patronato: Veroli (FR)

Etimologia: Salomè = felice, dall'aramaico; pace, dall'ebraico

Martirologio Romano: A Gerusalemme, commemorazione delle sante donne Maria di Cleofa e Salomè, che insieme a Maria Maddalena vennero la mattina di Pasqua al sepolcro del Signore per ungere il suo corpo e per prime udirono l’annuncio della sua risurrezione.


La santa oggi festeggiata non ha nulla a che vedere con l’omonima donna citata dall’evangelista Marco (Mc 6, 21-28) quale mandante dell’omicidio di San Giovanni Battista. Santa Salomè, secondo il Martyrologium Romanum che fa riferimento alle esplicite citazioni evangeliche, fu con Santa Maria di Cleofa, anch’essa commemorata in data odierna, e Santa Maria Maddalena una delle prime discepole del Signore che la mattina di Pasqua si recarono al sepolcro ed ascoltarono così l’annunzio della Risurrezione.
Ecco i passi del Vangelo di Marco ove compare per due sole volte il nome di Salomè: “C’erano là anche alcune donne che osservavano a distanza, tra le altre: Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo il Minore e di Giuseppe e Salome” (Mc 15, 40) e “Passato il sabato, Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Salome comprarono aromi per andare a imbalsamare Gesù” (Mc 16, 1).
La tradizione è però solita identificare in Santa Salomè anche quella anonima donna citata due volte dall’evangelista Matteo quale moglie di Zebedeo e quindi madre degli apostoli Giacomo e Giovanni: “Tra esse c’era Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe e la madre dei figli di Zebedeo” (Mt 27, 56) e “Allora la moglie di Zebedeo insieme con i suoi due figli si avvicinò a Gesù e si gettò ai suoi piedi per chiedergli qualcosa” (Mt 20, 20).
Un’ulteriore fantasiosa leggenda vorrebbe identificare Salomè anche con la suocera di San Pietro guarita da Gesù: “Subito dopo, uscirono dalla sinagoga e andarono a casa di Simone e di Andrea, insieme con Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto, colpita dalla febbre. Appena entrati, parlarono di lei a Gesù. Egli si avvicinò alla donna, la prese per mano e la fece alzare. La febbre sparì ed essa si mise a servirli”. (Mc 1, 29-31)
Le numerose leggende nate sul suo conto, come d’altronde anche sui vari altri personaggi evangelici, narrano che dopo l’Ascensione del Signore gli apostoli si misero in viaggio per annunziare il Vangelo agli altri popoli. Salomè, dopo un lungo pellegrinaggio in compagnia di San Biagio e San Demetrio giunse presso Veroli, oggi in provincia di Frosinone. La santa, stanca del viaggio, chiese ospitalità ad un pagano, poi battezzato con il nome Mauro, a poca distanza dalle mura della città. I suoi compagni entrarono invece nella città e subirono il martirio. Salomè rimase a casa di Mauro, lo convertì al cristianesimo e dopo circa sei mesi morì, il 3 lugio di un anno imprecisato.
Con riverenza Mauro raccolse le spoglie per la sepoltura, le racchiuse in una urna di pietra, sulla quale incise le parole: “Hae sunt reliquiae B. Mariae Matris apostolorum Jacobi et Joannis”. Impaurito dall’eventualità di subire anch’egli il martirio per mano pagana, Mauro trovò rifugio nella Grotta di Paterno, ove morì dopo tre giorni. Parecchio tempo dopo alcuni pagani trovarono l’urna contenente le reliquie della santa ed informarono il preside: questi, credendo vi fosse nascosto un tesoro, ordinò di aprirlo, vi trovò i resti della santa, ma senza fare attenzione all’epigrafe ordinò di con disprezzo di gettarli sulla piazza.
Nel frattempo un uomo greco pensò di salvare il prezioso tesoro dopo aver letto l’iscrizione e di notte furtivamente raccolse tutte le ossa, le avvolse in un panno e le portò fuori la Città presso le mura. Quindi sulla pietra e su una carta scrisse le parole: “Maria Mater Joannis Apostoli et Jacobi ene ista”. Infine nascose tutto fuori la città presso una rupe in attesa di portarsi l’urna nella sua patria, dopo che fosse tornato da un viaggio a Roma. Causa imprevisti l’uomo non poté però effettuare il suo progetto ed il corpo fu ritrovato nel 1209 da un certo Tommaso, a cui San Pietro e successivamente Santa Salomè apparvero in sogno e rivelarono la storia e il luogo della sepoltura.
Il ritrovamento avvenne il 25 maggio e “Tre giorni dopo furono presenti sul luogo il Vescovo di Penne, l’abate di Casamari e l’abate di Sant’Anastasia in Roma con alcuni suoi monaci. Mentre i due Vescovi sollevavano in alto le Reliquie per mostrarle alla folla convenuta in numero di quasi cinque mila uomini, da un osso della tibia si vide sgorgare vivo sangue, come non avviene per le ossa aride separate dalle carni da tanti anni. Nel vedere ciò, tutto il Popolo rese grazie a Dio”. La testa e le braccia furono legate in teche di argento e conservate nella tesoreria della cattedrale, mentre le altre ossa furono messe in una piccola urna che venne custodita sotto l’altare del piccolo oratorio che venne edificato sul luogo del ritrovamento. Più tardi si costruì sopra l’oratorio l’attuale basilica. Durante il terremoto del 1350 la chiesa subì gravi danni e le reliquie furono traslocate nella Cattedrale, per tornare di nuovo alla basilica nel 1742.


Autore:
Fabio Arduino

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Aggiunto/modificato il 2006-06-04

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