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Card. Karl Lehmann Vescovo emerito di Mainz

Cardinale defunto

Sigmaringen, Germania, 16 maggio 1936 – Magonza, Germania, 11 marzo 2018

Karl Lehmann è nato il 16 maggio 1936 a Sigmaringen. Studia filosofia e teologia a Friburgo e a Roma. Si laurea in filosofia e teologia. È ordinato sacerdote nel 1963, a Roma. Insegna dogmatica e teologia ecumenica. Dal 1974 è membro della Commissione teologica internazionale della Santa Sede. Nel 1983 il Papa san Giovanni Paolo II lo nomina vescovo di Magonza. Dal marzo 1986 fino al 1988 diviene membro e presidente (per la parte cattolica) del Dialogo evangelico-luterano/cattolico-romano fra la Federazione luterana mondiale e il Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani. Nel 1987 è presidente della Conferenza episcopale tedesca. Nel 1993 e nel 1999 è confermato nell'incarico. Numerose le onorificenze ricevute, come pure le sue pubblicazioni. È stato creato cardinale il 21 febbraio 2001. Al compimento degli ottant’anni, ha presentato la rinuncia all’episcopato. È morto a Magonza l’11 marzo 2018, a causa di un’emorragia encefalica.



Famiglia
Nato a Sigmaringen, nella diocesi di Friburgo in Brisgovia, il 16 maggio 1936, Karl Lehmann era figlio di un insegnante, del quale portava lo stesso nome; sua madre, invece, si chiamava Margarete Walder. Furono loro, come dichiarò in un’intervista all’agenzia «Zenit» il 20 giugno 2006, che il futuro cardinale sentiva di dovere il primo contatto con la fede.

Formazione e sacerdozio
Dopo di loro, gli insegnanti del liceo statale della sua città, presso il quale si diplomò nel 1956. Nell’anno successivo studiò filosofia e teologia all’Albert Ludwigs-Universität di Friburgo, in vista del sacerdozio.
Nel 1957 fu ammesso nel Pontificio Collegio Germanico-Ungarico a Roma. Come allievo della Pontificia Università Gregoriana, proseguì gli studi filosofici e teologici. Nel 1962 si laureò «summa cum laude», discutendo la tesi su «Origine e senso della questione dell'essere nel pensiero di Martin Heidegger». Fu quindi ordinato sacerdote a Roma il 10 ottobre 1963, a Roma, dal cardinal Julius Döpfner.

Assistente di Karl Rahner
Il 1964 segnò l’inizio di un nuovo periodo di studi, sotto la guida del teologo gesuita Karl Rahner. Fu suo assistente dapprima nell'ambito del seminario sulla visione cristiana del mondo e la filosofia della religione presso la facoltà di Filosofia della Ludwig Maximilians-Universität di Monaco, poi, dal 1967, per la cattedra di dogmatica e di storia dei Dogmi della Facoltà di Teologia Cattolica della Westfälischen Wilhelms-Universität, a Münster in Vestfalia.
Ricordando quell’epoca e quella degli studi, nell’intervista già citata il cardinale dichiarò: «Ho vissuto i preparativi e le prime sedute del Concilio Vaticano Secondo come studente a Roma ed ho fatto anche esperienza diretta del Sinodo Comune delle Diocesi nella Repubblica Federale Tedesca, partecipando attivamente e collaborando alla sua organizzazione. Il periodo in cui sono stato assistente di Karl Rahner mi ha formato più di quanto abbia fatto qualsiasi altro docente di teologia. È in questo contesto che rintraccio le mie radici teologiche, che poi chiaramente nel corso degli anni hanno avuto modo di svilupparsi ulteriormente, ma senza questi tre pilastri – Concilio, Sinodo e Rahner – nella mia vita non ci sarebbero stati gli stessi risultati come è invece accaduto».

Percorso accademico

Quindi si preparò per seguire la via accademica, ottenuta la borsa di studio per l'abilitazione all’insegnamento dalla «Deutschen Forschungsgemeinschaft». L'Arcivescovo di Friburgo lo esentò definitivamente, per questa ragione, dall'ufficio pastorale. «Il Dio nascosto e il concetto di Rivelazione» fu la tesi che discusse per l’abilitazione.
Nel 1968 ottenne la cattedra di Dogmatica della Facoltà di Teologia cattolica presso l'Università Johannes Gutemberg a Magonza e, l’anno seguente, divenne membro dello Jaeger-Stählin-Kreis, il Circolo del Lavoro Ecumenico dei Teologi evangelici e cattolici. Tra il 1971 e il 1983 fu professore di Dogmatica e di Teologia Ecumenica presso la Facoltà di Teologia Cattolica della Albert Ludwigs-Universität di Friburgo, entrando a far parte, in pari tempo, della Commissione Teologica Internazionale presso la Santa Sede.

Vescovo di Magonza
Nel 1979 il Papa san Giovanni Paolo II lo nominò Prelato d'Onore di Sua Santità, conferendogli quindi il titolo di monsignore. Quattro anni dopo, il 21 giugno, lo stesso Pontefice lo nominò vescovo di Magonza.
L’ordinazione episcopale avvenne il 2 ottobre 1983, per mano del cardinal Hermann Volk, essendo co-consacranti monsignor Oskar Saler, vescovo di Friburgo, e monsignor Wolfgang Rolly, vescovo ausiliare. Trasse il suo motto episcopale dalla prima lettera di san Paolo ai Corinzi, al capitolo 16, versetto 13: «State in Fide», «State saldi nella fede».

L’impegno per il dialogo ecumenico
La sua riflessione sul dialogo tra luterani e cattolici gli ottenne, nel 1984, la nomina a membro del circolo per il dialogo fra rappresentanti della Conferenza Episcopale Tedesca e quelli del Consiglio della Chiesa Evangelica di Germania. Dal marzo 1986 fino al 1988, poi, fu presidente del Dialogo evangelico-luterano/cattolico-romano fra la Federazione Luterana Mondiale e il Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani.
In occasione del Sinodo sull’Eucaristia del 2005, intervistato da Gianni Valente per il mensile «30 giorni», rispose così a una domanda sul tema della condivisione dell’Eucaristia coi cristiani non cattolici: «La partecipazione comune all’Eucaristia non può che essere un approdo finale del dialogo ecumenico, non il punto di partenza. Essa presuppone l’unione tra le Chiese e una fede comune nell’Eucaristia stessa. I nostri fratelli protestanti questo a volte non lo capiscono, perché prendono in considerazione piuttosto solo la dimensione individuale e sociale dell’Eucaristia». Quanto agli ortodossi, affermò: «Io credo che l’Ortodossia pensi ultimamente, e nonostante altre impressioni, che non possiamo avere una piena comunione sacramentale se prima non abbiamo un consenso fondamentale sulla questione del primato, che ancora non c’è. Da parte cattolica, entro i limiti del dogma, dobbiamo cercare di definire in che modo si può esercitare una collegialità reale tra il Papa e i capi delle Chiese ortodosse».

Presidente della Conferenza episcopale tedesca

Nel settembre 1987 fu eletto una prima volta presidente della Conferenza episcopale tedesca. Gli altri vescovi lo confermarono nell’incarico nel 1993 e nel 1999. Quanto agli incarichi presso la Santa Sede, fu membro anche del dicastero per le Chiese orientali e del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali. Fu poi segretario speciale del Sinodo sull’Europa del 1991.

Cardinale

La nomina cardinalizia fu annunciata da Giovanni Paolo II domenica 28 gennaio 2001, insieme a quella di altri sei ecclesiastici, fino ad allora “in pectore”. Una settimana prima, il Papa aveva annunciato quella di 37 altri futuri cardinali.
Nel Concistoro del 21 febbraio 2001 ricevette quindi la berretta cardinalizia e il Titolo (ossia la chiesa romana a cui tradizionalmente viene abbinato un nuovo cardinale) di San Leone I. Insieme a lui, c’erano i cardinali Walter Kasper e Jorge Mario Bergoglio, poi eletto papa col nome di Francesco. Quattro anni più tardi, per l’ultima volta, fu confermato presidente della Conferenza episcopale tedesca.

Sulla questione dei divorziati risposati

Già prima della porpora, il cardinal Lehmann si era pronunciato circa la questione dell’accesso all’Eucaristia da parte dei divorziati in situazione di nuova unione. Nell’intervista sopra menzionata del 2005, tornò sull’argomento: «Ritengo che su questo problema non si possano escogitare soluzioni onnicomprensive, valide per tutti i casi. La cosa che conta è che la Chiesa offra spazi di accoglienza a tutti coloro che hanno vissuto il naufragio della propria vita matrimoniale. Che si veda che la Chiesa rimane una madre accogliente anche per chi vive questi fallimenti personali. E poi, si può anche valutare se è possibile ammettere alla comunione questi individui, ognuno preso come caso singolo».
Circa la prospettiva di allargare i criteri per riconoscere la nullità matrimoniale, questa era la sua opinione: «Si deve incoraggiare chi può farlo a scegliere questa strada. Questa via giuridica non può essere l’unica. Non è questa la soluzione valida per tutti i casi. Ma si deve usare questa via, dove è o pare possibile».

Attento ai nuovi mezzi di comunicazione
L’attenzione ai nuovi mezzi di comunicazione lo portò, nel 2007, a denunciare gli effetti negativi della violenza, specialmente nella diffusione di riprese video con i telefonini e nelle notizie di pestaggi e reati contro i cittadini: «Giornali e televisioni devono dare stimoli a interrogarsi sulle domande esistenziali», non spettacolarizzare il male, sostenne.
Conosceva personalmente papa Benedetto XVI sin dagli anni giovanili e, anche se qualche volta si è trovato in disaccordo con lui dopo l’elezione al pontificato, tra i due correva un rapporto sostanzialmente buono.

Opere e riconoscimenti accademici
Sono numerose le sue opere, gran parte delle quali è pubblicata in Italia dall’editrice Queriniana: «L’azione ecclesiale» (1987), «Gesù Cristo è risorto» (1988), il libro-intervista con Jurgen Koeren «È tempo di pensare a Dio» (2001), «Natale – La forza rivoluzionaria di una festa disconosciuta» (2015), «Passione, morte e risurrezione» (2016), «Tolleranza e libertà religiosa - Storia e presente in Europa» (2016). Ha anche ricevuto molte onorificenze, lauree “ad honorem” e riconoscimenti in campo accademico.

Gli ultimi anni
Nel 2008 presentò la rinuncia alla presidenza dei vescovi tedeschi, per ragioni di salute. Negli anni successivi, di conseguenza, ai temi che da sempre gli erano appartenuti, il cardinal Lehmann aggiunse quello che lo toccava ancora più da vicino: l’imminenza della fine terrena.
«La morte appartiene alla vita, come teologo e come vescovo sono costantemente messo a confronto con la realtà della morte e con l’esperienza che ne fa la comunità ecclesiale», affermò in un articolo su «Il Regno» nel 2011, per il suo settantacinquesimo compleanno.
La preparazione alla morte, per lui, era «un’arte che va ben presto appresa e praticata. Dobbiamo sapere rinunciare in tempo alle cose, al prestigio e al potere: l’ “ars morendi” altro non è che l’arte della vita buona».

La morte
Contestualmente al compimento degli ottant’anni, papa Francesco accettò la rinuncia all’episcopato da parte del cardinal Lehmann.
Nel gennaio 2018 il porporato fu ricoverato in ospedale per una grave emorragia encefalica. Ai primi di marzo, la sua situazione era peggiorata: il suo successore, monsignor Peter Kohlgraf, aveva comunicato la notizia ai fedeli, chiedendo di pregare per lui. È quindi morto all’alba dell’11 marzo 2018, a Magonza.
Nel telegramma a lui indirizzato, papa Francesco ha riconosciuto come, nella sua lunga attività, il cardinal Lehmann «ha contribuito a plasmare la vita della Chiesa e della società. Sempre ha avuto a cuore l’apertura alle domande e alle sfide del tempo e di offrire risposte e orientamenti a partire del messaggio di Cristo, per accompagnare le persone lungo il loro cammino, cercando ciò che unisce oltre i confini delle confessioni, convinzioni e Stati».
Di fatto, nell’intervista a «Zenit», il defunto cardinale aveva svelato quale fosse il segreto della sua vita interiore: «Trovo delle sorgenti di forza nella preghiera, nella celebrazione dell’Eucaristia, ma anche nell’andare incontro alle persone e alle preoccupazioni e necessità del nostro tempo. Si tratta di interpretare i segni del tempo a partire dalla fede, e così come mortali tendere verso le cose celestiali, senza smettere di avere i piedi per terra».


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2018-03-13

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