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Venerabile Giuseppe Augusto Arribat Sacerdote salesiano

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Trédou, Francia, 17 dicembre 1879 - La Navarre, Francia, 19 marzo 1963

Nacque il 17 dicembre 1879 a Trédou (Rouergue). La povertà della famiglia costringerà il giovane Augusto ad iniziare la scuola media presso l'Oratorio salesiano di Marsiglia solamente all'età di 18 anni. Per la situazione politica di inizio secolo, egli diede inizio alla vita salesiana, in Italia e ricevette la veste talare dalle mani di Don Rua. Tornato in Francia iniziò, come tutti i suoi confratelli, la vita salesiana attiva in una condizione di semiclandestinità, prima a Marsiglia e poi a La Navarre. Venne ordinato sacerdote nel 1912. Fu chiamato alle armi durante la prima guerra mondiale e fece l'infermiere barelliere. Terminata la guerra p. Arribat continuò a lavorare intensamente a La Navarre fino al 1926 dopo di che andò a Nizza dove stette fino al 1931. Nel 1931 iniziò il suo servizio di Direttore a La Navarre e contemporaneamente fu incaricato della Parrocchia Sant'Isidoro nella valle di Sauvebonne. I suoi parrocchiani lo chiameranno "Il Santo della Valle". Al termine del terzo anno fu mandato a Morges, nel cantone di Vaud, in Svizzera. Ricevette poi tre mandati successivi di sei anni ciascuno, prima a Millau, poi a Villemur e infine a Thonon nella diocesi di Annecy. Il periodo più carico di pericoli e di grazie fu probabilmente quello del suo incarico a Villemur durante la II Guerra mondiale. Soldati delle SS occuparono la scuola dove egli nascondeva dei ragazzi ebrei. A poca distanza dalla casa salesiana incontrava spesso operai spagnoli militanti comunisti. Un giorno si fece appello a lui per riportare la tranquillità in un campo di rifugiati politici. Viso aperto e sorridente, questo figlio di don Bosco non allontanava nessuno. Mentre la sua magrezza e il suo ascetismo richiamavano il Curato d'Ars, il suo sorriso e la sua dolcezza erano davvero di un salesiano. "Fu l'uomo più spontaneo del mondo" ha detto un testimone. Tornato a La Navarre nel 1953, P. Arribat vi resterà sino alla sua morte avvenuta il 19 marzo 1963. E' sepolto a La Navarre. Papa Francesco l'ha dichiarato Venerabile l'8 luglio 2014.



Giusto tra le nazioni
Uomo del dovere quotidiano, nulla per lui era secondario, e tutti sapevano che si alzava il primo molto presto al mattino per pulire il bagno degli allievi e il cortile di ricreazione. Fatto direttore della casa salesiana, e volendo fare il suo dovere fino alla fine e alla perfezione, per rispetto e amore agli altri, spesso finiva le sue giornate molto tardi, abbreviando le sue ore di riposo. D'altra parte, era sempre disponibile, accogliente verso tutti, sapendo adattarsi a tutti, sia ai benefattori e grandi proprietari terrieri, sia ai servitori di casa, mantenendo una preoccupazione permanente per i novizi e i confratelli, e soprattutto per i giovani a lui affidati.
Questo dono totale di sé si manifestò fino all'eroismo. Durante la Seconda guerra mondiale egli non esitò a ospitare famiglie e giovani ebrei. Eppure era esposto del grave rischio di un'indiscrezione o di una denuncia. Trentatré anni dopo la sua morte, coloro che erano stati testimoni diretti del suo eroismo, fecero riconoscere il valore del suo coraggio e del sacrificio della sua vita. Il suo nome è iscritto a Gerusalemme, dove è stato ufficialmente riconosciuto come un «Giusto tra le Nazioni».

Profondamente uomo di Dio
Fu riconosciuto da tutti come un vero uomo di Dio, che faceva «tutto per amore, e nulla per forza», come diceva san Francesco di Sales. Ecco il segreto di un'irradiazione, di cui forse lui stesso non intuiva tutta la portata.
Tutti i testimoni hanno rilevato la fede viva di questo Servo di Dio, uomo di preghiera, senza ostentazione. La sua fede era la fede irradiante di un uomo sempre unito a Dio, un vero uomo di Dio, e in particolare un uomo dell'Eucaristia. Nel celebrare la Messa o quando pregava, emanava dalla sua persona una sorta di fervore che non poteva passare inosservata. Un confratello ha dichiarato che «vedendolo tracciare su di sé il suo gran segno della croce, ognuno sentiva un opportuno richiamo alla presenza di Dio. Il suo raccoglimento all'altare era impressionante». Un altro salesiano ricorda che «s'imponeva di fare alla perfezione le sue genuflessioni con un coraggio, un'espressione di adorazione che mi portavano alla devozione». Lo stesso aggiunge: «Egli ha rafforzato la mia fede».
La sua visione di fede traspariva in confessionale e nelle conversazioni spirituali. Egli comunicava la sua fede. Uomo della speranza, contava in ogni momento su Dio e la sua provvidenza, mantenendo la calma nella tempesta e diffondendo ovunque un senso di pace.
Questa profonda fede si è ulteriormente perfezionata in lui durante gli ultimi dieci anni della sua vita. Non aveva più alcuna responsabilità e non poteva più leggere facilmente. Viveva soltanto dell'essenziale e lo testimoniava con semplicità accogliendo tutti quelli che sapevano bene che la sua semi-cecità non gli impediva di vedere chiaro nei loro cuori. In fondo alla cappella, il suo confessionale era un luogo assediato dai giovani e dai vicini della valle.
«Non sono venuto per essere servito...».
L'immagine che i testimoni hanno conservato di don Augusto è quella del servitore del Vangelo, ma nel senso più umile. Spazzare il cortile, pulire i bagni degli allievi, lavare i piatti, curare e vegliare i malati, vangare il giardino, rastrellare il parco, decorare la cappella, allacciare le scarpe dei piccoli, pettinare i loro capelli, niente gli ripugnava ed era impossibile distoglierlo da questi umili esercizi di carità. Il "buon Padre" Arribat, che è stato più generoso con le azioni concrete che con le parole: dava volentieri la sua stanza al visitatore occasionale che rischiava di essere alloggiato meno comodamente di lui. La sua disponibilità era permanente, di ogni momento. La sua preoccupazione per la pulizia e la dignitosa povertà non lo lasciava in pace, perché la casa doveva essere accogliente. Come uomo dal contatto facile, approfittava delle sue lunghe marce per salutare tutti e avviare un dialogo, anche con i «mangia preti».
Don Arribat è vissuto oltre trent'anni alla Navarre, nella casa che don Bosco stesso volle mettere sotto la protezione di san Giuseppe, capo e servitore della Sacra Famiglia, modello di fede nel nascondimento e nella discrezione. Nella sua sollecitudine per i bisogni materiali della casa e attraverso la sua vicinanza a tutte le persone dedite ai lavori manuali, contadini, giardinieri, operai, impiegati, uomini tuttofare, persone di cucina o di lavanderia, questo sacerdote faceva pensare a san Giuseppe, di cui portava anche il nome. E poi non è forse morto il 19 marzo, festa di san Giuseppe?

Profilo biografico
Il Venerabile don Giuseppe Augusto Arribat nacque il 17 dicembre 1879 a Trédou (Rouergue - Francia). La povertà della famiglia costrinse il giovane Augusto ad iniziare la scuola media presso l'oratorio salesiano di Marsiglia solamente all'età di 18 anni. Per la situazione politica di inizio secolo, egli diede inizio alla vita salesiana in Italia e ricevette la veste talare dalle mani del beato don Michele Rua. Tornato in Francia cominciò, come tutti i suoi confratelli, la vita salesiana attiva in una condizione di semiclandestinità, prima a Marsiglia e poi a La Navarre.
Venne ordinato sacerdote nel 1912. Fu chiamato alle armi durante la Prima guerra mondiale e fece l'infermiere barelliere. Terminata la guerra, don Arribat continuò a lavorare intensamente a La Navarre fino al 1926, dopo di che andò a Nizza dove stette fino al 1931. Ritornò a La Navarre come direttore e contemporaneamente incaricato della parrocchia Sant'Isidoro nella valle di Sauvebonne. I suoi parrocchiani lo chiameranno "Il Santo della Valle".
Al termine del terzo anno fu mandato a Morges, nel cantone di Vaud, in Svizzera. Ricevette poi tre mandati successivi di sei anni ciascuno, prima a Millau, poi a Villemur e infine a Thonon nella diocesi di Annecy. Il periodo più carico di pericoli e di grazie fu probabilmente quello del suo incarico a Villemur durante la Seconda guerra mondiale. Tornato a La Navarre nel 1953, don Arribat vi resterà sino alla sua morte avvenuta il 19 marzo 1963.


Fonte:
www.biesseonline.sdb.org


Note:
Per segnalare grazie o favori ricevuti per sua intercessione, oppure per informazioni, rivolgersi al Postulatore Generale della Famiglia Salesiana: [email protected]

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Aggiunto/modificato il 2020-08-10

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