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Beato Giosafat Kocylovskyj Vescovo e martire

17 novembre

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Pakosivka, Polonia, 3 marzo 1876 - Capaivca, Ucraina, 17 novembre 1947

Il beato Josafat nacque il 3 marzo 1876 nel villaggio di Pakosivka (Polonia), compì gli studi teologici a Roma e il 9 ottobre 1907 venne ordinato sacerdote. Divenne Vice-rettore e professore di teologia presso il seminario di Stanislaviv, attualmente Ivano-Frankivsk. Il 2 ottobre 1911 entrò nell’Ordine Basiliano dove emise i voti monastici prendendo il nome di Josafat; il 23 settembre 1917 fu ordinato vescovo dell’Eparchia di Peremysl. A settembre 1945 fu arrestato per la prima volta dalle autorità comuniste polacche, ma poi scarcerato nel 1946. L’11 febbraio 1946 fu ordinata la deportazione degli ucraini residenti in Polonia, Josafat Kocylovskyj fu arrestato una seconda volta e deportato nel carcere di Kiev in Ucraina, dove si ammalò gravemente di polmonite. In seguito venne trasferito al lager di Capaivca (regione di Kiev), dove subì continue pressioni per indurlo a passare alla Chiesa russo-ortodossa; morì nello stesso lager a causa di emorragia cerebrale all’età di 71 anni, il 17 novembre 1947. E’ stato beatificato insieme ad altri 24 martiri ucraini, vittime della persecuzione comunista avvenuta dal 1935 al 1973, da papa Giovanni Paolo II, il 27 giugno 2001 a Leopoli (Lviv) durante il suo pellegrinaggio apostolico in Ucraina.

Emblema: Bastone pastorale, Palma

Martirologio Romano: Nella città di Capaivca nel territorio di Kiev in Ucraina, beato Giosafat Kocylovskyj, vescovo di Przemysl e martire, che, durante l’oppressione della patria sotto un regime ateo, rese la sua anima a Dio da fedele discepolo di Cristo.


Il vescovo Josafat nasce il 3 marzo 1876 nel villaggio Pakošivka nei pressi della città di Sjanok, il padre era deputato della dieta galiziana. Al battesimo riceve il nome di Iosif. Dopo il ginnasio, nel 1896, si iscrive alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Leopoli. Nel 1898 interrompe gli studi universitari per svolgere il servizio militare. Smobilitato nel 1901, entra al collegio ruteno di Roma. Qui studia alla Università Pontificia Angelicum; nel 1903 ottiene il titolo di dottore in filosofia e nel 1907 quello di dottore in teologia. Ritornato in patria, viene ordinato sacerdote il 9 ottobre 1907. Come primo incarico, è nominato vicerettore e docente di teologia al seminario di Stanislavov (oggi Ivano-Frankovsk).
Il 2 ottobre 1911 padre Iosif entra nell’ordine di San Basilio il Grande e prende il nome monastico Josafat. Dal 1913 insegna teologia nella scuola monastica dell’ordine a Leopoli. Nel 1914 è mandato in Moravia per essere rettore del seminario di Kromerež, dove a quel tempo studiavano 75 seminaristi ucraini. Nel 1916 ritorna in Ucraina Occidentale.
Il 23 settembre 1917 padre Josafat viene consacrato vescovo da Andrej Šeptickij. L’inizio del suo servizio episcopale coincide con la fine della prima guerra mondiale. In quel periodo le autorità austro-ungariche avevano internato molti sacerdoti e laici greco-cattolici nel lager di Talerhof, perché accusati di simpatia verso Mosca. Il vescovo riesce a farli liberare. Nella sua prima lettera pastorale del 12 novembre 1917, il vescovo Josafat si rivolge al clero e ai laici per invitarli a intensificare il lavoro missionario, a dare impulso all’editoria religiosa, a creare comunità giovanili e a prestare maggiore attenzione alla vita monastica. Nel 1921 fonda il seminario a Peremyšl’. La formazione del clero, sia diocesano che monastico, è una delle preoccupazioni principali del vescovo Josafat. A lui spetta il merito di aver fondato il ramo ucraino dell’ordine salesiano e di aver redatto la regola della comunità delle Suore di San Giuseppe.
Nel 1939 la parte orientale della sua diocesi viene occupata dal potere sovietico, a cui segue per tre anni l’occupazione tedesca e, infine, il ritorno dell’Armata Rossa. Il 21 settembre 1945 il vescovo Josafat viene arrestato dai comunisti polacchi; fino 17 gennaio 1946 è detenuto nella prigione della città di Rjašev e quindi trasferito nella prigione di Leopoli, dove gli viene proposto di rinunciare alla comunione con il papa per mettersi a capo del concilio che si stava preparando per liquidare la Chiesa greco-cattolica ucraina e riunirla alla Chiesa ortodossa russa del Patriarcato di Mosca. Il vescovo Josafat rifiuta, viene liberato e può ritornare nella sua diocesi.
Prevedendo prossimo un nuovo arresto e la deportazione in URSS, il vescovo Josafat, alla conferenza dei vescovi cattolici a Czestochowa, scrive di propria mano una dichiarazione di fedeltà a papa Pio XII: «Nel caso io venga arrestato e deportato, prego umilmente di trasmettere al Santo Padre che mi inginocchio davanti a lui in segno della mia fedeltà e della piena dedizione fino all’ultimo battito del mio cuore, nell’attesa filiale della sua paterna benedizione». Il 25 giugno 1946 il vescovo viene nuovamente arrestato, trasportato in URSS e rinchiuso nella prigione dell’NKVD (la polizia politica) a Kiev. Durante gli interrogatori si tenta di indurre il vescovo a collaborare con il potere sovietico, ma lui rifiuta dichiarando di non essere cittadino sovietico e denunciando la sua prigionia come contraria al diritto internazionale. Nonostante la sua cattiva salute e l’età avanzata, viene inviato nel lager a Čapaevka, presso Kiev, dove muore il 17 novembre 1947. Il corpo viene riscattato dalle suore ortodosse del monastero della Protezione della Madre di Dio e sepolto cristianamente. Ora le sue reliquie si trovano nella chiesa dell’Annunciazione della santissima Madre di Dio a Strij, provincia di Leopoli.
Il vescovo Josafat Kocilovskij viene beatificato il 27 giugno 2001.


Fonte:
www.russiacristiana.org

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Aggiunto/modificato il 2020-05-10

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