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Venerabile Michelangelo di San Francesco da Frattamaggiore

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A Napoli, sul versante della collina del Vomero, vi è una strada panoramica che la costeggia ed in una curva a cuneo si trova, protesa verso la città sottostante, la chiesa di s. Lucia al Monte con l’annesso convento francescano, che dava anche il nome alla strada, oggi corso Vittorio Emanuele.
Questo convento, originato nel secolo XVI è stato in questi secoli una fucina di santità francescana, prima conventuali, poi alcantarini, e poi frati minori, con fiorente numero di frati e Terz’Ordine. A testimonianza di ciò fu ricavato nel fianco del monte, come del resto per il convento e la chiesa, un sacrario dei servi di Dio che sono vissuti, operato e morti in questo eletto convento; sono quindici i venerabili e servi di Dio tumulati, fra cui due suore; nella chiesa vi sono due santi: s. Giovan Giuseppe della Croce che fu anche priore e s. Maria Francesca delle Cinque Piaghe “la santa dei Quartieri spagnoli”, la suddetta salma è stata però recentemente spostata nella sua casa – santuario dove visse.
Fra i 15 tumulati che attendono l’ìter in corso per la loro beatificazione, vi è il venerabile fra Michelangelo di s. Francesco; nacque a Frattamaggiore (NA) intorno al 1747 con il nome di Pietro Vitale, divenuto giovane, intraprese il mestiere di tessitore, secondo le consuetudini della famiglia, ma sentendo in sé la vocazione allo stato religioso e vinte le opposizioni familiari, entrò nell’Ordine Francescano l’8 luglio 1763.
Emise la professione come fratello laico alcantarino nel convento di S. Maria Occorrevole di Piedimonte d’Alife e poi fu trasferito a Napoli nel convento di S. Lucia al Monte, dove riprese la sua professione di tessitore nel lanificio del convento, di cui divenne ben presto il direttore per lungo tempo.
Trasformò quel luogo operoso, coniugando preghiera e lavoro sotto la sguardo materno di Maria Santissima di cui era devotissimo, in quel periodo nel lanificio lavoravano una decina di fratelli laici alcantarini; ricevé spesso la visita dei reali di Napoli che si trattenevano in colloqui amichevoli, chiamandolo “compare” per aver fatto da padrino al Battesimo di uno dei principini.
Restò nel lanificio per 35 anni, morì nell’infermeria del convento il 10 luglio 1800. I processi per la sua beatificazione iniziarono molto presto e si svolsero per tutto l’800, nel 1890 il 13 giugno, furono dichiarate eroiche le sue virtù.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2002-03-21

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