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> Home > Sezione M > Beata Maria Teresa del Sacro Cuore (Jeanne Haze) Condividi su Facebook Twitter

Beata Maria Teresa del Sacro Cuore (Jeanne Haze) Vergine, Fondatrice

7 gennaio

Liegi, Belgio, 27 febbraio 1777 - Liegi, 7 gennaio 1876

Jeanne Haze, nata in una famiglia benestante e religiosa a Liegi in Belgio, dovette emigrare per sfuggire ai pericoli della Rivoluzione francese. Dopo la morte di entrambi i genitori e il matrimonio di alcune sorelle, rimase da sola con un’altra sorella, Ferdinande. Non potendo diventare suore a causa delle leggi anticlericali dell’epoca, le due iniziarono a fare vita ritirata in casa.Quattro anni dopo, chiesero al loro parroco di potersi occupare di una scuola gratuita; si unirono a loro altre ragazze. Sorsero quindi in questo modo le Figlie della Santa Croce di Liegi, delle quali Jeanne Haze divenne superiora generale col nome di madre Maria Teresa del Sacro Cuore. Morì quasi centenaria il 7 gennaio 1876, ma la sua causa di beatificazione fu introdotta nel 1911. A seguito di un miracolo attribuito alla sua intercessione e approvato il 22 gennaio 1991, è stata beatificata da san Giovanni Paolo II il 21 aprile 1991. I suoi resti mortali sono venerati dal 21 aprile 1993 nella cappella della Casa madre delle Figlie della Santa Croce, in Rue Hors-Chateau 49 a Liegi.

Martirologio Romano: A Liegi in Belgio, beata Maria Teresa (Giovanna) Haze, vergine, che fondō la Congregazione delle Figlie della Santa Croce al servizio dei deboli e dei poveri.


La si può considerare quasi una bambina prodigio, che a meno di 4 anni sa già leggere e scrivere, perché papà, professore di Lettere, dedica il suo tempo libero ad istruire i suoi sette figli. La sua è una famiglia agiata ed importante, imbevuta di religiosità anche perché papà è segretario del principe-vescovo di Hoensbroech. Per questo appare ancora più incomprensibile che lei debba aspettare fin oltre i 50 anni a realizzare la sua vocazione.
Nata a Liegi il 27 febbraio 1782, viene battezzata con il nome di Jeanne. Fin da piccola, dato che mamma frequenta abitualmente un monastero cistercense, si sente irresistibilmente attratta verso la vita religiosa e quella claustrale in particolare. Il suo gioco preferito è vestirsi da suora e mettersi a capo di un gruppetto di bambine vestite come lei, per ripetere in assoluta fedeltà i riti che ha visto celebrare in monastero.
Sembra destinata al convento e al ruolo di badessa in particolare, ma arriva l’onda lunga della Rivoluzione Francese, con le truppe rivoluzionarie che invadono il Belgio e che, tra l’altro, depongono il principe-vescovo di cui papà è segretario.
La sua famiglia è ovviamente la più esposta alla furia rivoluzionaria e così cerca riparo in Germania, ma quando ritorna a Liegi la situazione non è più come prima: papà è morto e i loro beni sono stati tutti confiscati. Ora bisogna lavorare per vivere e anche prendersi cura di mamma, che muore nel 1820.
Terminato il suo dovere di figlia decide di donarsi a Dio, insieme alla sorella Ferdinande, ma come “monaca in casa”: insieme, disertano le riunioni famigliari, si negano anche i più innocenti passatempi, non escono più di casa se non per andare a Messa, al punto che la gente finisce per ribattezzarle “le solitarie”.
Questo loro estraniarsi dal mondo non sembra essere la volontà di Dio: ne sono pienamente convinti sia il loro parroco che il loro padre spirituale, che le spingono ad dirigere ed insegnare nella scuola parrocchiale a pagamento.
È un periodo buio per il Belgio, assoggettato al dominio dei Paesi Bassi: non c’è libertà di insegnamento e questa è una delle poche scuole legalmente autorizzate; ma è semideserta perché a pagamento. Va invece a gonfie vele l’annesso laboratorio di ricamo, perché gratuito.
Partono da questa considerazione le due sorelle, che intanto, si sono infervorate al nuovo lavoro, e propongono al parroco di aprire una scuola gratuita. Il parroco è d’accordo e la scuola decolla: non ha le autorizzazioni legali, ma è zeppa di bimbi, dietro ciascuno dei quali c’è una storia di miseria, di povertà morale e di disagio sociale.
Le due sorelle si affacciano così su un panorama di povertà e di necessità che non immaginavano neppure potesse esistere. E si tuffano in queste necessità, ma non da sole: quasi senza che ne accorgessero, infatti, si sono affiancate a loro diverse ragazze di Liegi, che formano un gruppo coeso ed impegnato.
Nascono così, nella più assoluta semplicità, le “Figlie della Croce” che ricevono l’abito religioso a settembre del 1833. Jeanne, ormai madre Teresa del Sacro Cuore, ha già più di 50 anni, perché c’è voluto davvero tanto a realizzare il suo sogno di bambina. Anzi, per ammetterla alla vestizione ci vuole un privilegio particolare della santa Sede a causa dell’età.
Buon per lei che il Signore le riserva ancora tanti anni di vita e le permette di lavorare quasi fino alla fine. Così non lascia niente di incompiuto e recupera in fretta il tempo perso o impiegato in altro.
Anzi, tira fuori tutto il buono che c’è in lei:la delicatezza, la premura, l’allegria, la disponibilità, prendendosi cura delle sue suore che si lasciano coccolare da quella seconda mamma, ex solitaria condannata forse a inacidire tra le mura di casa se non l’avessero tirata fuori in tempo, lanciandola al servizio dei poveri, specialmente se ragazze povere e malati abbandonati.
Nessuno sa la tempesta che si agita invece nel suo cuore, perseguitato da una spaventosa “notte dello spirito” da cui si salva soltanto con la preghiera e con una illuminata direzione spirituale.
Maria Teresa del Sacro Cuore Haze muore il 7 gennaio 1876, alla soglia dei 99 anni, e Giovanni Paolo II la beatifica nel 1991, quando le sue figlie sono ormai sparse in tutto il mondo a rendere ancora vivo il suo carisma.


Autore:
Gianpiero Pettiti

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Aggiunto/modificato il 2016-12-03

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