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San Leone Ignazio Mangin Sacerdote gesuita, martire

20 luglio

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Verny, Francia, 30 luglio 1857 – Zhujiahe, Cina, 20 luglio 1900

Entrò nella Compagnia di Gesù il 5 novembre 1875 e partì per la Cina nel 1882. Il suo posto di missione era un piccolo villaggio (Tchou-kia-ho) di 400 anime in cui, a motivo degli attacchi dei boxers vennero a rifugiarsi molte altre persone, fino ad arrivare a 3.000 abitanti. Il Padre Mangin chiamò allora il suo vecchio compagno di studi, il Padre Denn, che viveva in un villaggio vicino (Koutcheng), ed entrambi pianificarono la difesa della zona. I boxers attaccarono il 15 luglio del 1900 ma gli abitanti opposero resistenza e li respinsero. Tre giorni dopo tornarono di nuovo all'attacco e riuscirono ad entrare nel villaggio. Allora i Padri Mangin e Denn riunirono le donne e i bambini nella chiesa. I boxers sfondarono la porta e offrirono la salvezza a coloro che avrebbero rinunciato alla fede cristiana. Alcuni accettarono. Poi Padre Denn intonò il confiteor, e Padre Mangin pronunciò le parole dell'assoluzione. E i boxers iniziarono il massacro. Con loro fu uccisa anche Maria Zhou Wuzhi, che aveva voluto difendere col suo corpo Padre Mangin che stava distribuendo l’Eucarestia.

Emblema: Palma

Martirologio Romano: Nel villaggio di Zhoujiahe presso la città di Yingxian nella provincia dello Hebei in Cina, martirio dei santi Leone Ignazio Mangin e Paolo Denn, sacerdoti della Compagnia di Gesù, che nella persecuzione dei Boxer, mentre incoraggiavano premurosamente i fedeli in chiesa, furono trafitti davanti all’altare dai nemici che avevano fatto irruzione. Insieme a loro perì santa Maria Zhou Wuzhi, che, volendo proteggere con il proprio corpo san Leone ministro della celebrazione, cadde ferita a morte.


Dal primo annuncio del Vangelo in terra cinese sino ai giorni nostri, i missionari francesi, spagnoli ed italiani, nonché i cristiani indigeni, hanno subito ripetute violente persecuzioni perpetrate dai vari regimi succedutisi. Il 1° ottobre 2000 in Piazza San Pietro a Roma papa Giovanni Paolo II canonizzò 120 martiri caduti in Cina in odio alla fede cattolica tra il 1648 ed il 1930. Poiché il martirio avvenne in diverse regioni affidate dalla Santa Sede a religiosi di differenti ordini e congregazioni, i martiri sono stati divisi in gruppi secondo le loro rispettive congregazioni: Dominicani (6), Francescani (30), Gesuiti (56), Salesiani (2), e Missioni Estere di Parigi (24). Due martiri non appartengono a nessuno dei gruppi citati. La maggioranza dei martiri furono laici, ma non mancano anche alcuni vescovi, sacerdoti e religiosi. Il gruppo complessivo canonizzato da papa Wojtyla fu denominato “Santi Agostino Zhao Rong e 119 compani” e la memoria facoltativa è stata inserita nel calendario liturgico romano al 9 luglio.
L’apice delle persecuzioni in terra cinese si ebbe nell’anno 1900, con la cosiddetta “rivolta dei Boxers”: iniziata nello Shandong, diffusasi poi nello Shanxi e nell’Hunan, raggiunse anche lo Tcheli Orientale Meridionale, allora Vicariato Apostolico di Xianxian, affidato ai Gesuiti, ove i cristiani uccisi si contarono a migliaia. Secondo alcuni storici, in tale vicariato circa 5000 Cattolici offrirono la loro vita per la fede in Cristo, ma purtroppo si è a conoscenza dell’identità solamente di 3069 di loro. Fra questa immensa schiera i padri gesuiti raccolsero materiale e testimonianze circa quattro loro confratelli di origine francese (Leon Ignace Mangin, Paul Denn, Modeste Andlauer, e Remi Isore) e ben 52 laici cristiani cinesi: uomini, donne e bambini, sposati e catecumeni, il più anziano (Pablo Liou-Tsinn-Tei) aveva l’età di 79 anni, mentre il più giovane (Andrea Wang Tien-K'ing), soltanto 9 anni. Tutti subirono il martirio nel mese di luglio 1900; molti di essi furono uccisi nella chiesa del villaggio di Tchou-Kia-ho in cui si erano rifugiati ed erano in preghiera insieme ai primi due dei missionari sopra elencati. Per questo folto gruppo, denominato “Leon-Ignace Mangin e 55 compagni” fu introdotta dunque la causa di canonizzazione il 28 maggio 1948, che portò alla beatificazione il 17 aprile 1955, in seguito al riconoscimento del loro martirio avvenuto il 22 febbraio precedente, ed infine come già anticipato all’ufficializzazione della loro santità da parte di Giovanni Paolo II durante il Grande Giubileo del 2000.

Léon-Ignace Mangin nacque a Verny, nei pressi di Metz, in Lorena, il 30 luglio 1857, in una famiglia di undici figli. Suo padre era giudice di pace. Dopo aver frequentato la scuola primaria presso I Fratelli delle Scuole Cristiane, entrò nel collegio gesuita di Metz e poi di Amiens. Allegro e dinamico, era molto amato dai suoi compagni. Il 5 novembre 1875 iniziò il noviziato nella Compagnia di Gesù, continuando i suoi studi letterari e filosofici a Louvain. Nel 1881 fu professore a Liège e l’anno seguente gli fu proposto di partire missionario per la Cina. Egli accettò e s’imbarcò il mese di settembre. Nel 1886 ricevette l’ordinazione presbiterale. Il suo luogo di missione fu il piccolo villaggio di Tchou-kia-ho di circa quattrocento anime in cui, a motivo degli attacchi dei Boxers, vennero a rifugiarsi molte altre persone, sino ad arrivare a tremila abitanti.
Padre Mangin svolse anche ruoli amministrativi dal 1890, divenendo difensore degli interessi dei ventimila cristiani del suo distretto dinnanzi ai funzionari civili. Anche i pagani iniziarono così ad apprezzare la sua amabilità ed il suo savoir-faire, ma egli si doleva del fatto che ciò sottraesse tempo prezioso al dedicarsi totalmente alla cura delle anime a lui affidate. Fu infine soddisfatto di ricevere l’incarico della cura pastorale del distretto di King Tcheou, nel Sud Hebei.
Prevedendo la venuta di tempi difficili, fortificò il villaggio di Zhujiahe con l’aiuto del capovillaggio Zhu Dianxuan. Due confratelli gesuiti, Rémy Isoré e Modeste Andlauer, erano già stati assassinati dai Boxers il 19 giugno 1900. Padre Mangin si rifugiò allora a Zhujiahe ed invitò a raggiungerlo Padre Paul Denn. Il villaggio giunse ad ospitare sino a tremila cristiani. Il 14 luglio una prima incursione dei Boxers venne repressa e così per i tre giorni seguenti. Questi chiesero allora rinforzi ad un’armata cinese di passaggio nei paraggi per raggiungere un altro luogo di combattimento. Attaccando nuovamente il villaggio ormai ben diecimila soldati, il 20 luglio riuscirono ad invadere il villaggio e presero a massacrare tutti coloro che trovavano in strada.
Vedende che ogni tentativo di difesa era ormai inutile, i due missionari fecero entrare in chiesa le donne ed i bambini e dall’altare cercarono di incoragiare e confortare le persone terrorizzate. I Boxers allora forzarono la porta ed urlarono: “Uscite e non sarete uccisi!”. Padre Mangin tenendo in mano un crocifisso rispose: “Restate qui. Un pò prima, un pò dopo, cosa importa? Fra qualche istante ci ritroveremo tutti in Cielo”. Solo alcune mamme con i loro bambini uscirono a testa bassa. Padre Denn fece recitare il Confiteor e l’atto di contrizione e Padre Mangin impartì l’assoluzione generale. Impazienti, i Boxers si mirero a colpire. Maria Zhou Wuzhi, donna coniugata, volle difendere col suo corpo Padre Mangin che stava distribuendo l’Eucarestia e venne subito uccisa. Poi fu incendiato l’edificio sacro ed i padri Léon-Ignce Mangin e Paul Denn, con i vestiti ormai infuocati, furono colpiti mortalmente ai piedi dell’altare.
Il Martyrologium Romanum, che commemora separatamente i martiri in base agli anniversari di morte, commemora i santi missionari Léon-Ignce Mangin e Paul Denn con la laica Maria Zhou Wuzhi al 20 luglio, mentre la celebrazione comune a tutti i martiri cinesi è posta al 9 luglio.


Autore:
Fabio Arduino

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Aggiunto/modificato il 2006-08-06

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