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Sant' Ilario (Illario) di Padova Vescovo

Senza data



La piú antica lista dei vescovi padovani che si conosca, premessa alla Cronica in factis et circa Jacta Marchie Trivixane di Rolandino da Padova del 1267 ca. lo dà come quindicesimo successore di s. Prosdocimo, mentre come sedicesimo lo indica il Liber Niger della capitolare di Padova di tre secc. posteriore, che aggiunge "episcopavit Anno Domini 346". Un secolo dopo B. Scardeone lo dice di origine romana, tra padovano di sentimenti, aggiungendo che il 346 non sarebbe l'anno della sua elezione, ma quello della morte. Dallo Scardeone dipendono Ferrari, Ughelli e Orsato: l'Ughelli però considera il 346 come l'anno della consacrazione e, dandogli ventidue anni di episcopato, ne sposta la morte al 368, mentre Orsato lo fa morire nel 363. In realtà si tratta di date e fatti che non possono in alcun modo essere provati.
Monterosso e Giustiniani confessano di non saper come conciliare la data dell'episcopato patavino di Ilario, attestata dalla tradizione, con quella dell'episcopato patavino di Crispino, attestata da s. Atanasio proprio tra il 343 e 356. I maggiori storici della Chiesa patavina, G. Brunacci e Dondi Dall'Orologio, invece, non parlano d'un vescovo Ilario, neppure quando trattano dell'abbazia di S. Ilario ai confini del territorio padovano. A quanto si sa, fu lo Scardeone il primo testimone dell'identificazione di Ilario vescovo di Padova con l'omonimo titolare di quell'abbazia.
Fin dal 784 il doge Agnello (Angelo Partecipazio o Particiaco) aveva fondato, sul litorale matamancense della laguna veneta, una chiesetta dedicata a s. Ilario, confessore, che, nel magg. dell'819, Agnello e il figlio Giustiniano donarono ai Benedettini di S. Servolo "martire" con ricca dotazione di terre da loro possedute all'intorno, perché fondassero un'abbazia e vi si stabilissero. Questa abbazia, tomba di parecchi dogi e di altre personalità veneziane, decadde in seguito, tanto che nel sec. XVII non restava che una cappella ed ora vi sono solo poche rovine. Il titolo passò alla nuova chiesa di Malcontenta (1919), che, da filiale delle Gambarare, nel 1924 divenne parrocchiale e nel 1949 riprese il titolo abbaziale.
Già il Masieri aveva negato ogni relazione tra il vescovo di Padova e il titolare dell'abbazia. C. Agnoletti crede che quest'ultimo altri non sia che il vescovo di Poitiers, "che di fresco aveva avuto successore il nostro s. Venanzio". I Bollandisti, però, già prima avevano fatto rilevare come Ilario di Poitíers fosse festeggiato il 13 gennaio, quello di Aquileia il 16 marzo e quello di Arles il 5 maggio, mentre il titolare dell'abbazia del litorale veneto era celebrato nella sua chiesa il 29 giugno. Di questo fatto si fa forte A. Barzon per avvalorare la possibilità che il s. Ilario "confessore", cui era dedicata quella chiesa e quell'abbazia ai confini del territorio padovano, verso la laguna dove due secoli prima s'erano rifugiati i patavíni in fuga con il loro vescovo, possa essere l'Ilario che la tradizione vuole vescovo di Padova e pertanto, sia pure con molte riserve, lo inserisce appunto nella serie dei vescovi padovani del primo millennio da lui ricostruita. Lo stesso autore, però, rifiuta la data del 346, per collocare la sua presenza qualche tempo prima o dopo la distruzione di Padova ad opera dei Longobardi (602).
In diocesi non ha mai goduto di culto e di festa propri.


Autore:
Ireneo Daniele


Fonte:
Bibliotheca Sanctorum

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Aggiunto/modificato il 2004-03-04

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