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> Home > Sezione M > Beata Maria degli Angeli di San Giuseppe (Marciana Valtierra Tordesillas) Condividi su Facebook Twitter

Beata Maria degli Angeli di San Giuseppe (Marciana Valtierra Tordesillas) Vergine e martire

24 luglio

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Getafe, Madrid, 6 marzo 1905 – Guadalajara, Spagna, 24 luglio 1936

Marciana Valtierra Tordesillas, nativa di Getafe presso Madrid, sentì la vocazione alla vita claustrale tra le Carmelitane scalze, ma dovette aspettare per badare ai suoi familiari. Il 14 luglio 1929 entrò quindi nel monastero di San Giuseppe a Guadalajara, prendendo il nome di Maria degli Angeli di San Giuseppe. Umile e disponibile, fu dotata di molte qualità umane e spirituali. Poco dopo lo scoppio della guerra civile spagnola, la sua comunità si disperse e lei, in abiti civili e insieme alle consorelle Suor Maria del Pilar di San Francesco Borgia e suor Teresa di Gesù Bambino e di San Giovanni della Croce, cercò rifugio altrove. Il 24 luglio 1936, le tre monache furono però sorprese da un gruppo di miliziani, che spararono su di loro appena uscirono dall’edificio dove avevano cercato riparo: suor Maria degli Angeli morì quasi sul colpo. Lei e le sue compagne sono state le prime martiri uccise durante la guerra civile spagnola ad essere beatificate, il 29 marzo 1987, nella basilica di San Pietro a Roma. I loro resti mortali sono venerati presso il monastero carmelitano di San Giuseppe, a Guadalajara, in calle Ingeniero Mariño 8.

Martirologio Romano: A Guadalajara in Spagna, beate Maria del Pilar di San Francesco Borgia (Giacoma) Martínez García, Teresa di Gesù Bambino (Eusebia) García García e Mariangela di San Giuseppe (Marciana) Voltierra Tordesillas, vergini dell’Ordine delle Carmelitane Scalze e martiri, che in tempo di persecuzione raggiunsero la corona del martirio acclamando con gioia Cristo Sposo.


I primi anni
Marciana Valtierra Tordesillas nacque a Getafe presso Madrid il 6 marzo 1905, poco lontano dal Cerro de los Angeles. Era l’ultima degli undici figli di Manuel e Lorenza, ma sei di essi morirono in tenera età. Dei restanti, quattro avvertirono la vocazione religiosa, tra i quali un fratello, Celestino, entrato nell’Ordine degli Scolopi.
Di carattere tranquillo, non piangeva per niente, nemmeno se i fratelli la stuzzicavano. Sua madre morì quando aveva tre anni, quindi fu educata dalla sorella Marcellina, che diventò poi monaca Concezionista. A dodici anni, ricordando quel periodo, le scrisse: «Quando ho perso la mamma, dato che ero tanto piccola, non mi resi conto di ciò che perdevo; ora mi ricordo molto di lei. Quanto mi dispiace! Però la Santissima Vergine ha fatto le sue veci, poiché mi sono raccomandata a Lei e l’ho presa come madre».

La carità nei fatti
In seguito si formò presso le Suore della Santa Famiglia di Getafe. S’impegnò a vivere la carità non solo a parole, ma anche nelle opere: cercava infatti di aiutare i poveri in tutti i loro bisogni. Nelle sue conversazioni parlava sempre bene di chiunque e, appena le sue amiche si addentravano in mormorazioni, lasciava il gruppo.
La sua frequenza ai Sacramenti, l’Eucaristia quotidiana, la preghiera del Rosario e le lunghe ore davanti al Tabernacolo alimentavano il suo spirito e il suo carattere gioioso e amabile, tanto che una delle sue amiche diceva: «Se vivremo a lungo, vedremo Marciana sugli altari».
La sua devozione aveva avuto un notevole impulso quando, quattordicenne, assistette alla consacrazione della Spagna al Sacro Cuore da parte di re Alfonso XIII il 30 maggio 1919 al Cerro de los Angeles, dove sorge anche un monastero di Carmelitane scalze.

Ostacoli nella vocazione
Avendo letto e meditato la «Storia di un’anima» di santa Teresa di Lisieux, fu attirata fin da ragazza dal Carmelo, ma non poté entrarvi subito per le necessità familiari: doveva badare al padre e a due zie, una delle quali paralitica. Soffrì non poco, ma cercò di vedere in questo la volontà di Dio.
Si dedicò quindi alle opere parrocchiali, collaborando alle Conferenze di San Vincenzo e alle Missioni. Era anche aiutante del padre carmelitano Giovanni Vincenzo di Gesù e Maria, al secolo Juan Vicente Zengotitabengoa Lausen (Venerabile dal 1996) per tutte le iniziative da lui ideate per estendere il Regno di Cristo: specialmente, la rivista missionaria «La Obra Máxima» e l’associazione dei Cori Mariani Missionari, di cui divenne membro il 29 marzo 1924.

Carmelitana scalza
Cinque anni dopo, il 14 luglio 1929, entrò nel Carmelo di San Giuseppe di Guadalajara, prendendo il nome di Maria degli Angeli di San Giuseppe. Nascose il suo dolore di fronte alla pena dei suoi cari, che la lasciavano andare perché stesse sola con Dio solo, nel luogo che aveva tanto desiderato. Il 19 marzo 1930 iniziò il noviziato; professò i voti temporanei il 21 gennaio 1931 e, lo stesso giorno del 1934, fece la professione solenne.
Complessivamente visse nel monastero solo sei anni, eppure ebbe il tempo di dimostrare le virtù che possedeva e praticava: una forte carità verso Dio e il prossimo, moderazione, prudenza e una straordinaria maturità.
Era estremamente disponibile a donarsi alle consorelle, prestando loro le sue cure e le sue attenzioni. Scrisse ancora alla sua sorella monaca Concezionista: «Che grande onore essere carmelitana! Se anche ci pensi, non riesci a immaginartelo…». Il suo ardente zelo missionario la conduceva a offrire tutto per la salvezza delle anime: si rese anche disponibile a partire per la fondazione di un Carmelo in missione.

Nella persecuzione della guerra civile
Tuttavia, anche Guadalajara venne travolta dalla guerra civile, iniziata in Spagna il 18 luglio 1936: la città, il 22 luglio 1936, cadde in mano ai miliziani comunisti. Al momento della presa della città, le monache stavano cenando in refettorio: corsero subito nel seminterrato per timore di bombardamenti e vi trascorsero tutta la notte in preghiera. Di fronte a quei presagi di distruzione, suor Maria degli Angeli espresse alla priora il desiderio di morire martire.
In seguito, la priora ordinò alle consorelle d’indossare abiti civili, dato che ormai si stava profilando la necessità di fuggire. Di lì a poco arrivò anche don Eulogio Cascajero, il cappellano, anche lui in abiti secolari, che portò loro la Comunione in forma di viatico e nascose le Ostie rimaste.
In quel momento arrivò la suora portinaia, per comunicare che stava arrivando una folla con fiaccole, per incendiare il monastero: a quel punto, a gruppi di due, cercarono riparo nel seminterrato dell’Hotel Iberia e in una pensione. Anche quella notte fu trascorsa in preghiera.
Verso le 16 del 24 luglio, dato che c’erano già troppe monache nello stesso luogo (quattordici delle diciotto che componevano la comunità) e rischiavano di mettere in pericolo anche la padrona di casa, suor Maria degli Angeli uscì, accompagnata da suor Teresa di Gesù Bambino e di San Giovanni della Croce, insieme a suor Maria del Pilar di San Francesco Borgia.

Il martirio
Mentre si dirigevano verso calle Francisco Cuesta 5, dove speravano di riparare, le tre monache passarono accanto a un camion di miliziani che stavano facendo uno spuntino. Furono riconosciute da una di essi, la quale incitò i suoi compagni a sparare su di loro: avevano i capelli troppo corti per essere scambiate per delle laiche. I miliziani scesero quindi dal camion e andarono a cercarle: erano già entrate nel palazzo, ma non trovarono le persone che avrebbero dovuto accoglierle e dovettero tornare in strada.
A quel punto, i miliziani aprirono il fuoco: la prima a cadere fu suor Maria degli Angeli, che perse la vita quasi subito; aveva 31 anni. Fu poi la volta di suor Maria del Pilar: morì dissanguata alcune ore dopo, nell’ospedale della Croce Rossa dove era stata trasportata, invocando da Dio il perdono per i suoi uccisori. Per ultima venne uccisa la più giovane, suor Teresa del Bambino Gesù. Dopo aver resistito a delle offerte disoneste ed essersi rifiutata d’inneggiare al comunismo, fu fucilata presso il cimitero, mentre gridava: «Viva Cristo Re!».
I corpi furono subito raccolti e identificati e, il 10 luglio 1941 debitamente riconosciuti. Due giorni dopo vennero trasferiti solennemente al Carmelo di Guadalajara, dove furono da subito oggetto di venerazione da parte dei fedeli.

La causa di beatificazione
Il processo informativo per il riconoscimento del loro martirio è stato condotto nella diocesi di Sigüenza-Guadalajara: aperto l’11 maggio 1955, è stato concluso l’8 marzo 1958. Il 14 febbraio 1962 è stato promulgato il decreto sugli scritti, mentre il decreto di convalida del processo informativo è giunto l’11 novembre 1983, dopo il rallentamento prudenziale imposto a tutte le cause relative ai martiri spagnoli morti durante la guerra civile.
La “Positio super martyrio” è stata presentata nel 1985 ed è stata valutata positivamente sia dai consultori teologi, il 12 novembre 1985, sia dai cardinali e vescovi membri della Congregazione delle Cause dei Santi, il 21 gennaio 1986. Col decreto di approvazione del martirio, promulgato il 22 maggio 1986, la causa delle tre Carmelitane di Guadalajara è quindi diventata la prima in assoluto, tra quelle dei martiri uccisi durante la guerra civile spagnola, a pervenire a una conclusione positiva.
Infine, il 29 marzo 1987, nella basilica di San Pietro a Roma, san Giovanni Paolo II ha beatificato suor Maria del Pilar di San Francesco Borgia e le sue due compagne, insieme al cardinale Marcello Spinola y Maestre e al sacerdote Manuel Domingo y Sol. La loro memoria liturgica è stata fissata al 24 luglio, giorno anniversario della loro nascita al Cielo.


Autore:
Antonio Borrelli ed Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2017-01-16

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