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> Home > Sezione Servi di Dio > Serva di Dio Maria Crocifissa Concetta Pontillo Condividi su Facebook Twitter

Serva di Dio Maria Crocifissa Concetta Pontillo Fondatrice

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Napoli, 26 aprile 1846 – 28 novembre 1917


La città di Napoli, al pari e forse più di altre città italiane, ha visto fra l’Ottocento e il Novecento, il fiorire di tante Istituzioni e Congregazioni religiose, sulla scia di un nuovo e più moderno apostolato, inserito nel tessuto sociale cittadino, che a Napoli era particolarmente carente.
Dietro ad ogni Istituzione ci furono degne figure di Fondatrici e Fondatori, che nativi della provincia napoletana o provenienti da altre regioni limitrofe, diedero lustro alla città e soprattutto alle loro Istituzioni, con la santità della propria vita e con le benefiche opere avviate.
Per citarne qualcuno: Beato Ludovico da Casoria (1814-1885), serva di Dio Maria Consiglia dello Spirito Santo Addatis (1845-1900), beata Cristina Brando (1856-1906), serva di Dio Maria di Gesù Landi (1861-1931), venerabile Maria Giuseppina di Gesù Crocifisso Catanea (1894-1948), serva di Dio Maria Luigia del S. Cuore De Nicola (1790-1829), serva di Dio Maria Luigia Velotti del SS. Sacramento (1826-1886), serva di Dio Maria Luisa di Gesù Ascione (1799-1875), serva di Dio Maria Maddalena Starace (1845-1921), serva di Dio Maria Pia della Croce Notari (1847-1919), serva di Dio Claudia Russo (1889-1964), venerabile Giustino Maria Russolillo (1891-1955), don Raffaele Verolino (1822-1890), serva di Dio Letizia Zagari (1897-1985), beata Caterina Volpicelli (1839-1894), beato Gaetano Errico (1791-1860), serva di Dio Ilia Corsaro (1897-1977), beata Giulia Salzano (1846-1929), ecc.
A questo numeroso ma incompleto elenco, bisogna aggiungere la Serva di Dio Maria Crocifissa Pontillo, la quale nacque a Napoli il 26 aprile 1846, settima dei dodici figli del cavaliere Domenico Pontillo di nobili origini spagnole e di Annunziata Avitabile, anche lei di nobile discendenza e al pari del marito fervente cristiana; dei dodici figli, due divennero suore.
Concetta Pontillo crebbe nel santo timore e amore di Dio, educata cristianamente nella sua numerosa famiglia e ancora ragazza già cominciava a fare intravedere nelle sue devozioni e nel comportamento, una sua predilezione per la vita religiosa.
Fin dai primi anni giovanili tentò di abbracciare la vita claustrale, ma ne fu impedita dalla cagionevole salute e dalle frequenti malattie che segnarono la sua vita.
Disagi e malattie che si accentuarono dopo l’improvvisa morte per un infarto, dell’amato padre il 1° maggio del 1876; ormai aveva 30 anni e faceva vita ritirata in casa; prese a questo punto la decisione di entrare in un Istituto religioso e consacrare la sua esistenza a Dio, al quale sin da bambina si era promessa.
Convinta in parte la preoccupata e malata madre della sua scelta, Concettina Pontillo chiese di essere ammessa prima al convento delle ‘Sepolte vive’, cioè nelle suore di stretta clausura e poi allo storico convento delle Clarisse Cappuccine detto delle ‘Trentatré’, ma sia le une che le altre non l’accettarono, perché la loro regola di vita era molto austera, ed essendo lei fra l’altro sofferente di cuore, non l’avrebbe potuto sopportare.
Sconsolata per il rifiuto, trascorse altro tempo in casa, finché le fu consigliato di rivolgersi direttamente all’arcivescovo di Napoli, card. Guglielmo Sanfelice (1878-1897), il quale ben disposto, la ricevé ascoltando lo sfogo della sua anima dolente, per la contrarietà della madre e per il rifiuto delle suore.
Il presule le disse di aspettare per il momento e di tornare da lui ogni settimana in udienza riservata, trascorso diverso tempo, il cardinale Sanfelice, convinto della reale vocazione della giovane, trovò la soluzione ottimale per Concetta e per l’anziana madre; suggerì alla famiglia di costruire un monastero in campagna con un oratorio, affinché la loro congiunta potesse essere ospitata come suora e in seguito secondo le intenzioni dell’arcivescovo, ospitare altre compagne che si sarebbero certamente associate.
L’episodio va inquadrato nel fenomeno allora ancora esistente delle “monache di casa”, caratteristica del napoletano; suore che pur vivendo nell’ambito familiare, conducevano una vita ritirata e spesso caritatevole, in un’ala del fabbricato ed erano guidate spiritualmente da qualche Comunità di frati delle vicinanze, caso più tipico fu s. Maria Francesca delle Cinque Piaghe (Anna Maria Gallo, 1715-1791), la “Santa dei Quartieri Spagnoli”.
La famiglia di Concetta Pontillo fece costruire una piccola chiesa e un palazzo attiguo da servire come monastero, su un terreno di loro proprietà, situato nella via Principe di Sannicandro, nell’allora Comune autonomo di S. Giovanni a Teduccio alle porte di Napoli, divenuto poi quartiere periferico della città stessa.
In cardinale Sanfelice continuò ad interessarsi di Concetta, procurandole nel tempo idonei direttori spirituali; il 4 ottobre 1884 ci fu la vestizione con l’abito religioso delle Francescane, la cerimonia avvenne nella Cappella del Palazzo Pontillo, giacché la costruzione della nuova chiesa non era ancora terminata; il cardinale scelse per lei il nome di suor Maria Crocifissa dell’Immacolata Concezione; due anni dopo fece la professione religiosa.
Visse la sua vita di suora consacrata con il pensiero sempre “in cielo”, non mancarono sofferenze, fu colpita da uno strano male che le impediva di mangiare e nutrirsi, perché il suo stomaco rifiutava tutto tranne un uovo, il latte e il brodo; andava in svenimenti al solo odore del cibo, per cui bisognò cucinare in altra ala del palazzo per risparmiarle queste spossatezze fisiche; i malesseri che la rendevano come morta, passavano subito se il suo confessore giunto nel frattempo, le chiedeva di guarire per obbedienza.
In seguito i disturbi si aggravarono, non riuscendo più a deglutire anche quei pochi cibi e liquidi, ma bisognava che un sacerdote incaricato dal Direttore spirituale, benedicesse ogni giorno questi alimenti, così riusciva ad ingoiare; questa dipendenza quotidiana durò per svariati anni.
Si cercò di farla migliorare trasferendola nel 1887 dal Palazzo di Napoli, all’edificio appena ultimato a San Giovanni a Teduccio, anche se la chiesa non lo era ancora; ma i fenomeni si aggravarono e si ebbe chiaro ed evidente che suor Maria Crocifissa era destinata alla sofferenza, in piena adesione alla volontà di Dio.
Il 29 settembre del 1888, il parroco della località, don Salvatore Aprea, benedisse la nuova chiesa dedicata al Cuore Sacratissimo di Gesù; suor Maria Crocifissa ora desiderava di radunare attorno a lei uno stuolo di giovani innamorate del Cuore di Gesù, che avrebbero costituito una nuova famiglia religiosa, usufruendo del nuovo monastero.
Il cardinale Sanfelice, che la consigliò e guidò per molti anni, le disse di aspettare, perché il suo stato di salute così precario, non le avrebbe permesso una vita comunitaria, poi tutto era scritto nel libro di Dio.
Infatti sei anni dopo la sua morte, il monastero fu confermato e quelle giovani che erano impegnate attorno a lei come discepole, si costituirono nella Congregazione delle “Francescane Missionarie di S. Chiara”; prima superiora fu la sorella di Concettina, suor Maria Chiara di Gesù, che sempre le fu accanto assistendola amorevolmente, condividendone le ansie e aspirazioni e avviando di fatto la nuova fondazione, così da poterla considerare cofondatrice dell’Istituzione.
Inizialmente di vita di clausura, le suore divennero religiose di vita attiva, con la loro opera di assistenza, perpetuarono l’apostolato sociale e benefico, che Concetta Postillo aveva iniziato con tanta generosità.
Attualmente l’Istituto assiste più di cento bambini, orfani, poveri e abbandonati, nella Casa Madre di S. Giovanni a Teduccio, inoltre vi sono quattro Case in Calabria nelle province di Cosenza e Catanzaro; due in America, quattro nel Kerala in India, una nelle Filippine.
Suor Maria Crocifissa attorniata dalle sue discepole, continuò la sua vita intessuta di sofferenze altalenanti, più o meno gravi, consumata nell’amore a Gesù Crocifisso del quale portava il nome; sempre in preghiera davanti all’Eucaristia, quando non si poteva muovere, faceva aprire una porticina e dal letto o dalla poltrona poteva intravedere il sottostante Coro e vedere la statua del cuore di Gesù posta sull’altare della chiesa.
Ebbe prodigiosi segni celesti, che la consolarono anche della perdita nel tempo della madre, di due sorelle e un fratello; a lei vennero anime di consacrati e semplici fedeli a chiedere consiglio, perché aveva il dono della profezia e delle predizioni, scrutava i cuori e le coscienze.
Dopo aver patito tantissime sofferenze, morì serenamente nel sonno, il 28 novembre 1917 a 71 anni; i funerali furono imponenti per la partecipazione di popolo e clero, fu sepolta nella Cappella della Congrega “Ave gratia plena” nel cimitero di S. Giovanni a Teduccio.
Il 3 ottobre 1966, le sue spoglie furono traslate dal cimitero alla Chiesa del S. Cuore dell’Istituto Francescane Missionarie di S. Chiara di Pontillo; il 29 ottobre 1975 si è chiuso il processo informativo diocesano necessario per la causa della sua beatificazione.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2005-06-03

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