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Beata Guadalupe Ortiz de Landázuri Fernandez de Heredia Laica dell’Opus Dei

18 maggio

Madrid, Spagna, 12 dicembre 1916 – Pamplona, Spagna, 16 luglio 1975

Guadalupe Ortiz de Landázuri Fernandez de Heredia nacque a Madrid, in Spagna, il 12 dicembre 1916, quarta figlia (unica femmina) dei coniugi Manuel Ortiz de Landázuri ed Eulogia Fernández-Heredia. Suo padre morì durante la guerra civile spagnola: lei, che all’epoca aveva vent’anni, gli fu accanto finché le fu possibile e, a esecuzione avvenuta, perdonò i suoi uccisori. Si laureò in Chimica nel 1940, ma avvertiva una profonda inquietudine interiore. Un suo amico le fece conoscere don Josemaría Escrivá, il quale aveva cominciato a delineare l’Opus Dei, una nuova realtà nella Chiesa che avrebbe aiutato i fedeli a riscoprire la propria vocazione battesimale. Il 19 marzo 1944 Guadalupe chiese di esservi ammessa; il 18 maggio, invece, fu ufficialmente incorporata come numeraria, ovvero rendendosi disponibile a vari compiti di apostolato si dedicò totalmente a Dio abbracciando il celibato apostolico laicale che nell’Opus Dei vivono i fedeli numerari e aggregati. Operò soprattutto nelle residenze universitarie e nell’insegnamento, dopo aver conseguito un dottorato di ricerca in Chimica. Seguì fedelmente gli insegnamenti del fondatore dell’Opus Dei, impegnandosi a vivere il lavoro e la vita ordinaria come mezzi per santificarsi e per aiutare il prossimo a fare lo stesso. Tutto questo mostrandosi costantemente lieta, col sorriso che rifletteva la sua serenità interiore. Da tempo malata di cuore, il 1° luglio 1975 si sottopose a un intervento chirurgico presso la Clinica Universitaria di Navarra, a Pamplona. Morì quindici giorni dopo, il 16 luglio: don Josemaría (canonizzato nel 2002) era deceduto venti giorni prima di lei. È stata beatificata a Madrid il 18 maggio 2019, sotto il pontificato di papa Francesco. I suoi resti mortali sono venerati dal 5 ottobre 2018 presso il Real Oratorio del Caballero de Gracia a Madrid, mentre la sua memoria liturgica cade il 18 maggio, data ricorrente nella sua vita, a cominciare dall’anniversario della sua Prima Comunione.



I primi anni
Guadalupe Ortiz de Landázuri Fernandez de Heredia nacque a Madrid, in Spagna, il 12 dicembre 1916. Era stata preceduta da tre fratelli maschi, l’ultimo dei quali, Francisco de Asis, morì poco prima della sua nascita, a quattordici mesi. Fu battezzata il 24 dicembre, nella chiesa parrocchiale di Sant’Ildefonso.
A sette anni, il 18 maggio 1923, ricevette la Prima Comunione a Segovia, dove suo padre, Manuel Ortiz de Landázuri, era professore di topografia nell’Accademia di Artiglieria. Cominciò gli studi nella scuola «La Emulación» per figlie di artiglieri, proseguendoli presso l’istituto Nostra Signora del Pilar a Tetuán, retto dai padri Marianisti.
Guadalupe si era trasferita in quella località, all’epoca capitale del protettorato spagnolo del Marocco, per via dell’impegno da militare del padre. Era l’unica allieva femmina della scuola dei Marianisti. Conquistò presto l’ammirazione dei compagni di scuola, sia perché meritò il massimo dei voti in tutte le materie, sia perché era portata, per carattere, ad affrontare con coraggio le scelte, anche le più rischiose.

Giovane universitaria
Quando suo padre fu destinato al Ministero dell’Esercito e promosso tenente colonnello, la famiglia si trasferì nuovamente a Madrid. Lì Guadalupe terminò le superiori presso il liceo «Miguel de Cervantes» e s’iscrisse all’Università Centrale. Al primo anno era una delle cinque allieve su sessanta iscritti in totale alla facoltà di Chimica.
A vent’anni cominciò a frequentare Carlos, un collega di studi, ma non aveva fretta di sposarsi. Pensava comunque di formare una famiglia e di lavorare nell’ambito per cui stava studiando. Il 18 luglio 1936, però, dovette interrompere gli studi: in Spagna era scoppiata la guerra civile.

I venti della guerra su Guadalupe
Suo padre venne arrestato e rinchiuso nel Carcere Modelo di Madrid. Il figlio Eduardo riuscì a ottenere la grazia per lui, ma il tenente colonnello la rifiutò, per non abbandonare i soldati insieme ai quali era detenuto. Nel corso della prigionia rimase sereno e fiducioso in Dio.
Nella notte tra il 7 e l’8 settembre 1936 venne raggiunto da Eduardo, da Guadalupe e dalla moglie. Queste ultime erano state raggiunte dalla notizia dell’arresto mentre erano in vacanza a Fuenterrabía. La figlia lo confortò, pregando con lui e aiutandolo a prepararsi alla fucilazione, avvenuta l’indomani mattina.
Dal 1937 al 1939, Guadalupe visse con la madre a Valladolid, poi, al termine del conflitto, rientrò a Madrid. Conclusi gli studi universitari nel giugno 1940, cominciò a insegnare in due scuole, il Liceo Francese e la scuola “delle Irlandesi”.

L’incontro con don Josemaría Escrivá
Molto credente, ma non particolarmente devota, la giovane sentiva però di dover approfondire la propria fede. Una domenica del gennaio 1944, arrivò in ritardo alla Messa nella parrocchia della Concezione e si sedette negli ultimi banchi.
Pur non essendo molto raccolta, avvertì una sensazione particolare, come se Dio le si fosse fatto presente. Appena uscita di chiesa, incontrò un amico, a cui disse di voler parlare con un buon sacerdote. L’uomo le diede il numero di telefono di un tale don Josemaría Escrivá, assicurandole che faceva al caso suo.
Il 25 gennaio 1944, Guadalupe telefonò al sacerdote, che le diede appuntamento in un villino in via Jorge Manrique. Nel corso del colloquio, fu certa che Dio stesso le parlasse attraverso di lui. Per comprendere più chiaramente cosa fare, accettò di compiere un ritiro spirituale, dal 12 al 17 marzo, in quella stessa abitazione.

Guadalupe nell’Opus Dei
Fu in quel modo che Guadalupe entrò in contatto con l’Opus Dei, una realtà che don Josemaría aveva iniziato a delineare a partire dal 2 ottobre 1928, quando comprese che tutti gli uomini potevano incontrare il Signore e farlo conoscere tramite le situazioni più comuni della vita, compreso il lavoro. Inizialmente l’Opera, come fu chiamata per brevità, era solo per gli uomini, ma l’attività con le donne cominciò il 14 febbraio 1930. Alcune di esse cominciarono a vivere in un centro dell'Opus Dei, con uno stile di vita familiare, dedicandosi in pari tempo alle proprie attività lavorative: il villino di via Manrique fu la loro prima casa.
Guadalupe comprese che quella via poteva essere giusta per lei. Così, il 19 marzo 1944, chiese l’ammissione nell’Opus Dei. Sua madre comprese la sua scelta e volle accompagnarla a pregare al santuario di Nostra Signora di Guadalupe in Estremadura, per chiedere alla Madonna di benedire la sua vocazione.
Suo fratello Eduardo, con la moglie Laura, si trasferì in casa della madre, per non lasciarla sola. Sempre lui accompagnò la sorella nella casa di via Manrique, dove avrebbe abitato da allora. Era il 18 maggio 1944; come Guadalupe stessa notò, erano trascorsi vent’anni dalla sua Prima Comunione.

L’inizio della sua nuova vita
Guadalupe cominciò subito a svolgere le sue nuove attività, tra apostolato e vita di casa. Ammise di non essere affatto portata per i lavori domestici, ma s’impegnò ugualmente. Dal 16 marzo 1945 fu incaricata da don Josemaría di essere direttrice della casa di via Manrique, poi, il 16 settembre, si trasferì a Bilbao, per lavorare nell’amministrazione della residenza universitaria “Abando”.
Tornata a Madrid nel 1947, il 18 maggio venne definitivamente incorporata come numeraria, ovvero rendendosi disponibile per i compiti che le venivano assegnati e per occuparsi della formazione delle altre donne che avessero desiderato unirsi all’Opus Dei, abbracciando il celibato apostolico laicale che nell’Opus Dei vivono i fedeli numerari e aggregati.
Da allora in poi viaggiò in molte città della Spagna per diffondere lo stile che aveva imparato e per avviare nuove case per donne dell’Opus Dei. Era infatti stata inserita nell’Assessorato, ovvero nel governo centrale dell’Opera.

Nuovi impegni e ripresa degli studi
In mezzo ai suoi mille impegni, Guadalupe riuscì a trovare tempo per riprendere a studiare. Nell’ottobre 1947 s’iscrisse a cinque corsi per ottenere il dottorato in Scienze Chimiche. L’anno successivo, superati quattro esami, cominciò a lavorare alla tesi.
Nel frattempo, era stata nominata anche direttrice di “Zurbarán”, la prima residenza universitaria femminile, a Madrid. Fece in modo di far sentire a casa le giovani ospiti, ascoltando le loro confidenze e, con molta pazienza, le loro intemperanze. Esigeva serietà e puntualità, ma sapeva anche rallegrare le serate e ridere con le sue giovani amiche.

In Messico
Nell’ottobre 1949, Guadalupe rispose di sì a chi, per conto di don Josemaría, le domandò se volesse accettare di avviare l’Opus Dei in Messico insieme a Manolita Ortiz Alonso e Maria Esther Ciancas Raner. Intensificò la sua preghiera, per chiedere al Signore le grazie necessarie per il nuovo cammino che si profilava davanti a lei. Lo stesso fondatore, quando l’incontrò, commentò con una battuta: «Visto che ti chiami Guadalupe, ti tocca cominciare in Messico».
Le tre donne arrivarono il 5 marzo 1950. Dopo un mese, il 1° aprile, pur essendo quasi sprovviste di mezzi economici, inaugurarono la prima residenza universitaria nel Paese, in via Copenhague a Città del Messico. Il 18 maggio fu celebrata la prima Messa nella cappella della residenza.

Messicana tra le messicane
Dato che non aveva completato gli studi per il dottorato, ma anche per immergersi ancora più a fondo nella nuova realtà, Guadalupe s’iscrisse ai corsi necessari. Il suo spirito di adattamento la condusse anche a smorzare il suo accento spagnolo, che poteva sembrare troppo aspro ai messicani, come anche a indossare gli abiti tipici.
Le universitarie e le altre donne che frequentavano la residenza la trovavano simpatica per tutti i modi con cui cercava di prodigarsi per loro. Anche le donne contadine che le furono affidate dal vescovo di Tacámbaro apprezzavano la disponibilità con cui s’impegnava nei corsi di alfabetizzazione a loro dedicati.

I primi segnali della malattia
Proprio durante uno di questi incontri, nell’autunno 1952, Guadalupe sentì un forte dolore su una gamba, come la puntura di un insetto. Come se nulla fosse, schiacciò l’animale e continuò a parlare: solo alla fine svelò cosa le era successo. Prese le medicine necessarie, ma in breve le venne una forte febbre.
Già a dodici anni aveva sofferto di febbri reumatiche, ma ne era uscita apparentemente guarita. Quel secondo episodio minò ulteriormente la sua salute, ma lei ridusse solo in minima parte la sua attività. Lavorò anche per la ricostruzione di Santa Maria di Montefalco, un’antica tenuta che doveva essere riconvertita in casa per ritiri e per la promozione professionale dei contadini, con tanto di fattoria-scuola.

L’operazione al cuore
Nell’ottobre 1956, dopo cinque anni, rivide don Josemaría durante un congresso generale dell’Opus Dei. Lui le comandò di restare a Roma per collaborare alla direzione dei vari apostolati. Come sempre, accettò, sicura che Dio volesse questo da lei.
Pochi mesi dopo, il 6 marzo 1957, Guadalupe si sentì male. I medici le riscontrarono una stenosi mitralica grave, peggiorata dai due episodi febbrili dell’adolescenza e di qualche anno prima. Don Josemaría accorse da lei e, visto che sembrava grave, le amministrò l’Unzione degli Infermi.
Grazie alle cure, si riprese, ma dovette subire un intervento chirurgico. L’operazione di sostituzione della valvola mitralica avvenne il 19 luglio presso la clinica de la Concepción a Madrid, dov’era stata trasferita su richiesta del fratello Eduardo. L’intervento, delicato per l’epoca, riuscì bene, mentre la paziente si mostrava fiduciosa nell’aiuto dei medici e di Dio.
Fu dimessa il 3 agosto, ma il 29 dicembre, a meno di un mese dal rientro a Roma, si ammalò di nuovo. Superata la crisi, tornò a Madrid il 12 maggio 1958, per un controllo. Don Josemaría, che si era sempre preoccupato delle sue condizioni, le impose di restare lì, perché il clima umido di Roma non le avrebbe fatto bene.

Professoressa di chimica
Nonostante avesse «uno straccio di cuore», come lo definì in una lettera, Guadalupe continuò a impegnarsi nelle attività apostoliche. Ottenne anche un posto come insegnante di chimica presso l’Istituto Ramiro de Maeztu, dove operò tra il 1960 e il 1962. Riuscì poi a concludere il dottorato, lavorando alla tesi anche a letto. L’8 giugno 1965 discusse la tesi sui «Refrattari isolanti nelle ceneri di residuati del riso», laureandosi col massimo dei voti.
Ormai aveva quarantacinque anni e, anche per ragioni di salute, non poteva dedicarsi alla carriera universitaria. Scelse quindi di continuare con l’insegnamento: dal 1964 al 1975 fu titolare di cattedra e vicedirettrice della Scuola Femminile d’Ingegneria Industriale. Dal 1968 partecipò anche alla promozione del Centro di Studi e Ricerche in Scienze Domestiche, un’istituzione che don Josemaria volle per nobilitare anche le attività di casa, come professoressa di Fibre Tessili.
Riusciva a suscitare l’interesse degli studenti, coinvolgendoli mediante gli esperimenti scientifici. Il clima attorno a lei era gradevole, perché sapeva trattare con comprensione chi le stava di fronte. Una sua exallieva, Carmen Molina, poi professoressa a sua volta nella Scuola Femminile d’Ingegneria Industriale, ha testimoniato: «Ricordo che, dopo aver riempito la lavagna di formule chimiche, si voltava verso di noi e ci parlava di tutto quello che si poteva fare combinando i vari elementi chimici, facendoci vedere che tutto era un’impressionante manifestazione della diversità della creazione; poi concludeva: pensate a come Dio fa le cose!».

Gli elementi della sua fede
Guadalupe alimentava la sua attività lavorativa e apostolica con frequenti visite al Santissimo Sacramento, come hanno ricordato le compagne che vissero accanto a lei. Era molto intensa anche la sua devozione alla Vergine Maria, specie come Nostra Signora di Guadalupe, per ovvie ragioni. Nel mese di maggio, visitava molti santuari, affidando alla Madonna tutta la sua vita.
S’impegnava a restare fedele alle norme del piano di vita, ovvero alle preghiere tradizionali del cristiano, vissute però con l’intento di trovare sempre Dio e di stare alla sua presenza, come insegnava don Josemaria. A lui lasciò numerose lettere, dove raccontava quello che le accadeva, esteriormente e interiormente, e domandava preghiere perché l’aiutasse a migliorare come cristiana.

Gli ultimi anni e la morte di don Josemaría
Nel 1972 Guadalupe compì venticinque anni dalla sua incorporazione definitiva all’Opus Dei. Due anni più tardi, sua madre Eulogia si ammalò: fu ricoverata presso la clinica dell’Università di Navarra, a Pamplona, dove lavorava il figlio Eduardo.
Lei stessa, il 2 giugno 1975, entrò in clinica per un ulteriore intervento al cuore. Ventiquattro giorni più tardi, i medici decisero di operare. Dal canto suo, pur essendo a riposo, Guadalupe andava a trovare le altre degenti e sua madre; fece anche degli esperimenti nel lavandino del bagno della sua stanza.
Il 26 giugno, a Roma, don Josemaría morì per un attacco cardiaco. Guadalupe, che l’aveva visto per l’ultima volta il 15 maggio precedente, intuì che era successo qualcosa di grave. Ne fu informata solo da suo fratello, il quale le prospettò due possibilità: o morire e raggiungere il “Padre”, come lo chiamavano tutti nell’Opus Dei, o che lui domandasse a Dio di farla restare in vita.

La morte di Guadalupe
L’operazione, che comportava la sostituzione della valvola mitrale e di quella aortica, insieme all’allargamento dell’anello della tricuspide, fu effettuata il 1° luglio. Prima di entrare in sala operatoria, Guadalupe fece la Comunione.
Il decorso sembrò andare bene: il 4 luglio uscì dall’unità di terapia intensiva e due giorni dopo poté riprendere a camminare. Il 14 luglio, proprio quando aveva annotato di aver offerto l’operazione, il trattamento postoperatorio e tutto il resto con ottimismo e senza lamentarsi, ed era prossima alle dimissioni, peggiorò all’improvviso. Le cure successive non ebbero esito, ma lei continuò a preoccuparsi di chi le stava accanto più che di se stessa. Morì alle sei e mezza del mattino del 16 luglio. Una settimana dopo fu la volta di sua madre.
Il corpo di Guadalupe fu sepolto nel cimitero di Pamplona, ma il 5 ottobre 2018 i suoi resti sono stati traslati presso il Real Oratorio del Caballero de Gracia a Madrid, la cui cura pastorale è affidata ai sacerdoti dell’Opus Dei.

La causa di beatificazione fino al riconoscimento delle virtù eroiche
A fronte della sua fama di santità, sempre più crescente, l’Opus Dei, che nel frattempo era stata eretta in Prelatura Personale, domandò l’apertura della causa di beatificazione e canonizzazione per indagare l’eroicità delle virtù di Guadalupe.
L’inchiesta diocesana si svolse a Madrid dal 18 novembre del 2001 al 18 marzo del 2005 e fu convalidata il 17 febbraio 2006. La “Positio super virtutibus”, consegnata il 4 agosto 2009, fu esaminata il 7 giugno 2016 dai Consultori Teologi della Congregazione delle Cause dei Santi e, il 2 maggio 2017, dai cardinali e dai vescovi membri della medesima Congregazione; in entrambi i casi, il parere fu positivo.
Il 4 maggio 2017, ricevendo in udienza il cardinal Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui Guadalupe Ortiz de Landázuri Fernandez de Heredia veniva dichiarata Venerabile.

Il miracolo per la beatificazione
Tra le numerose grazie significative attribuite alla sua intercessione è stato preso in esame il caso di Antonio Jesús Sedano Madrid. A settantasei anni, nel 2002, gli fu diagnosticato un tumore maligno della pelle, localizzato vicino all’occhio destro. Nella chiesa dove andava spesso a pregare trovò un santino di Guadaluper e iniziò ad affezionarsi a lei.
Avrebbe dovuto essere operato per la rimozione del tessuto malato, ma una notte, poco tempo prima del giorno fissato, invocò Guadalupe, chiedendo di poter evitare l’intervento. La mattina dopo, non aveva più il tumore. L’uomo morì nel 2014 per malattie cardiache, quindi per cause estranee alla precedente patologia.
L’asserito miracolo fu analizzato nel processo diocesano relativo, dal 25 maggio 2007 al 16 gennaio 2008. Il 5 ottobre 2017, cinque mesi dopo il decreto sulle virtù eroiche, la Consulta Medica della Congregazione delle Cause dei Santi dichiarò che il fatto non poteva essere spiegato secondo le conoscenze scientifiche del tempo.
I Consultori Teologi, il 1° marzo 2018, si pronunciarono a favore del nesso tra la dichiarata guarigione e l’intercessione di Guadalupe. Anche i cardinali e i vescovi della Congregazione delle Cause dei Santi, il 5 giugno 2018, confermarono tale parere positivo.
Il 9 giugno 2018, ricevendo di nuovo il cardinal Amato, papa Francesco ha concesso la promulgazione del decreto con cui la guarigione di Antonio Jesús Sedano Madrid era da considerare un miracolo ottenuto per intercessione di Guadalupe.

La beatificazione
Con la beatificazione, celebrata il 18 maggio 2019 presso il palazzetto Vistalegre Arena di Madrid e presieduta dal cardinal Giovanni Angelo Becciu, successore del cardinal Amato come Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, Guadalupe Ortiz de Landázuri Fernandez de Heredia è diventata la terza Beata dell’Opus Dei, dopo il fondatore (canonizzato nel 2002) e il successore di lui, monsignor Àlvaro del Portillo (beatificato nel 2014).
È inoltre la prima donna e la prima persona laica appartenente all’Opera a venire elevata agli onori degli altari. Anche per suo fratello Eduardo e la moglie Laura è in corso la causa di beatificazione e canonizzazione, unificata dopo la chiusura delle rispettive inchieste diocesane.
La sua memoria liturgica è stata fissata al 18 maggio, data ricorrente nella sua vita: è l’anniversario della sua Prima Comunione, del suo arrivo al villino di via Manrique, della sua incorporazione definitiva all’Opus Dei e della prima celebrazione dell’Eucaristia nella residenza di Città del Messico.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2019-05-17

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