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Beata Maria Guadalupe (Maria Francesca) Ricart Olmos Vergine e martire

2 ottobre

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Albal, Spagna, 23 febbraio 1881 – Silla, Spagna, 2 ottobre 1936

Martirologio Romano: Nel villaggio di Silla vicino a Valencia ancora in Spagna, beata Maria Guadalupe (Maria Francesca) Ricart Olmos, religiosa dell’Ordine dei Servi di Maria e martire, che sempre nella medesima persecuzione fu coronata dal martirio per aver testimoniato Cristo.


Maria Francesca Ricart Olmos nacque in Spagna presso Albal il 23 febbraio 1881 da Francesco Ricart e Maria Olmos Dalman, seconda di quattro fratelli di cui due maschi e due femmine. Malgrado la natura espansiva, esuberante, la giovane notava in se stessa una particolare inclinazione alla vita contemplativa: “Le piaceva tanto pregare Gesù da sola, il rimanere del tempo assieme a lui per dirGli le tante cose che rifluivano nel suo spirito a contatto con le vicissitudini di ogni giorno. Gesù era perciò il suo amico segreto, quello al quale si poteva dire tutto e dal quale ci si sentiva ascoltati e capiti”.
L’11 luglio 1896, all’età di soli quindici anni, entrò nel monastero delle Serve di Maria del “Pie de la Cruz” presso Valenza. Nell’entrare in convento Maria Francesca si rese conto della scelta compiuta, come ella stessa ebbe ad affermare: “So molto bene ciò che sto facendo, perché mi chiama Gesù”. Nella sua decisa risposta alla vocazione sono racchiuse quella chiarezza d’idee e quella determinazione che costituiranno poi alcune delle caratteristiche della sua fisionomia spirituale. Con la vestizione dell’abito religioso assunse il nome di Suor Maria Guadalupe e fece la professione solenne il 19 giugno 1900.
Maria Guadalupe ricoprì vari incarichi in ambito comunitario ed in particolare fra gli anni 1931 e 1934 fu priora del monastero. Nei due trienni 1928-1931 e 1934-1937 le fu affidato il compito di maestra delle novizie, ma non poté portare a termine il secondo mandato interrottto dal martirio. C’era qualcosa che in certo modo poteva contraddistinguere la vita di sr Maria Guadalupe? Le testimonianze sono unanimi nel presentare tre caratteristiche di fondo che contraddistinsero la vita di questa religiosa: l’umiltà, l’amore alla Passione di Gesù e la devozione alla Vergine Addolorata”.
Negli anni ’30 del XX secolo in Spagna scoppiò una sanguinosa guerra civile, accompagnata dalla persecuzione nei confronti della Chiesa: sacerdoti, religiosi e religiose dovettero abbandonare le loro abitazioni, e seppur con molto dispiacere anche Suor Maria Guadalupe lasciò il monastero, pronta comunque ad offrirsi vittima per Cristo. In un primo, nel 1936, si trasferì nell’abitazione della nipote, ma il soggiorno presso di lei durò soli otto giorni, poiché essendo la nipote incinta e giungendo ogni giorno notizie delle tante atrocità perpetrate dai rivoluzionari, la religiosa ritenne opportuno lasciare la casa per evitare dannosi spaventi alla madre incinta. Così dalla fine di luglio si rifugiò definitivamente dalla sorella Filomena, che testimoniò:
Il 2 ottobre 1936, in casa mia, a v. delle Torre n. 12 all’alba tra l’una e le due. Mio marito dormiva ed io vegliavo seduta in una poltrona, perché aspettavo sempre qualche cosa di sgradevole; intesi per due o tre volte bussare alla finestra e infine una voce che diceva: “apri Giuseppe, siamo noi, abbiamo bisogno di entrare”. Erano quattro, tutti armati. Uno rimase alla porta, uno dentro casa e gli altri due, portando in mezzo a loro mio marito, perquisirono tutti gli angoli, in cerca di armi che non esistevano. Nel rendersi conto di questo movimento, mia sorella, che stava in camera sua, uscì fuori, portando in mano libri di preghiere e vestita da secolare. Quando si presentavano i due che andavano cercando armi, perquisirono la camera di mia sorella e trovarono uno scapolare della Madonna del Carmine; rivolgendosi a mio marito, gli dissero: “non sa che questo è un pericolo?”, e poi a mia sorella: “lei è monaca?” ed essa rispose: “sono monaca e se nascessi mille volte, lo sarei e del Pie de la Cruz”. “Abbiamo bisogno che venga con noi”, dissero; e senza alcuna resistenza mia sorella disse: “andiamo pure”. Fu inutile che mio marito volesse sostituirla per le dichiarazioni che dovevano chiederle. Si diresse alla vettura, dove c’erano già due religiose Francescane del monastero della Trinità, sorelle di sangue, native di Albal. Quando salì sulla vettura, mia sorella ringraziò mio marito per tutto quello che aveva fatto; io l’abbracciai per salutarla, mentre lei si mostrava tranquilla e serena.
Felici per aver finalmente messe la mani sulla preda, i miliziani rossi non mancarono di rivolgere al cognato della Guadalupe, padrone di casa, avvertimenti pesanti sul pericolo costituito dal tenere presso di sé una monaca e delle effigi religiose quali gli scapolari. Durante l’ultimo viaggio, Maria Guadalupe disse: “Io, per me, avrei paura, ma siccome non confido in me ma in Dio, se Lui mi vuole martire, mi darò tutto il necessario per esserlo”. Prelevata da casa verso le due di notte del 2 ottobre 1936, la sua fine cruenta avvenne due ore dopo circa. Gli spari che posero fine alla sua vita furono uditi verso le quattro del mattino. Prima di quel momento furono commesse delle atrocità sulle vittime che una testimone, tale Matilde Romeu, si vergognò ed ebbe orrore di riferire. Le spoglie mortali di Suor Maria Guadalupe, inizialmente sepolti in una fossa comune, dopo la guerra civile il 2 marzo 1940 vennero traslati al monastero di Valenza.
Parecchi anni ci separano ormai da quella tremenda notte, ma “il ricordo di Maria Guadalupe riempie l’animo di ammirazione e ci invita a raccoglierci in preghiera… per ottenere la grazie di vivere anche noi, come lei, l’intima unione con Dio nella fedeltà alla propria vocazione e nella disponibilità a essere totalmente abbandonati alla volontà divina, come seppe fare lei quella notte, su quella strada, immolandosi con gioia per onorare il suo Amore”. Il 24 gennaio 1958 inizio il processo di beatificazione e l’11 marzo 2001 Maria Guadalupe Ricart Olmos fu finalmente proclamata “beata” da Papa Giovanni Paolo II, insieme con altri 232 martiri caduti nelle medesime circostanze.


Autore:
Fabio Arduino

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Aggiunto/modificato il 2007-03-08

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