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Venerabile Emilio Recchia Sacerdote

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Verona, 19 febbraio 1888 – 27 giugno 1969

Emilio Recchia nacque il 19 febbraio 1888 a Verona (Italia), in una famiglia profondamente cristiana e benestante. Nel 1903, mentre frequentava il quarto anno di ginnasio, entrò nella Congregazione delle Sacre Stimmate di Nostro Signore Gesù Cristo (Stimmatini). Il 15 agosto 1905 emise la professione religiosa temporanea e, l’8 agosto 1908, quella perpetua. Terminati gli studi, il 3 settembre 1911 fu ordinato sacerdote. Si dedicò alla predicazione e alla formazione dei giovani nelle comunità stimmatine di Gemona, Pistoia, Milano e Verona. Durante la Prima Guerra Mondiale prestò servizio come Cappellano Militare e venne inviato al fronte. Il 30 ottobre 1917, mentre assisteva alcuni feriti, fu catturato dagli Austriaci e rinchiuso nella Fortezza di Rastatt. Nel 1918 venne trasferito nella Prigione degli Ufficiali di Schwarmstedt, da dove fu liberato un anno dopo in pessime condizioni di salute. Nel 1919 riprese l’attività pastorale a Milano, Roma, Verona e Trento. Nel Capitolo Generale del 1934 venne eletto Segretario Generale e fu trasferito a Roma, nella parrocchia di “S. Croce”, di cui fu parroco per 32 anni. Durante la Seconda Guerra Mondiale ospitò numerose famiglie ebree. Trasferitosi a Verona per gravi problemi di salute, morì il 27 giugno 1969. Il Servo di Dio realizzò l’ideale del religioso fedele alla sua consacrazione. La fede fu il fondamento di tutte le altre virtù. Nutrì un’intensa vita spirituale, soprattutto con l’ascolto della Parola di Dio, la preghiera anche notturna davanti al Santissimo Sacramento e la recita del Rosario, che lo portavano alla profonda unione con il Signore. Visse un’eroica speranza nel suo abbandono fiducioso in Dio, trasmettendola anche a quanti lo avvicinavano, soprattutto malati e sofferenti. Esercitò la carità verso il prossimo, dedicandosi con grande dedizione all’apostolato. Mirò alla perfezione attraverso la fedeltà quotidiana alla vita religiosa, preoccupandosi principalmente della salvezza delle anime. Eroica fu la sua costante donazione al prossimo: assisteva i malati, soprattutto se moribondi; soccorreva i poveri e i disoccupati, difendeva i deboli, consolava i sofferenti. Amava dedicarsi alla catechesi dei bambini e agli esercizi spirituali per gli adulti. Fu un formatore di coscienze, incoraggiando alla santità, conservando un atteggiamento mite, pronto all’ascolto di tutti coloro che si rivolgevano a lui per essere guidati. Luminoso fu il suo esempio di povertà evangelica, obbedienza e umiltà. Papa Francesco lo ha dichiarato Venerabile il 21 febbraio 2020.



Nato a Verona il 19 febbraio 1888, entrato nella Congregazione degli Stimmatini all'età di 15 anni, sacerdote nel 1911, dopo varie esperienze pastorali fu inviato nella parrocchia di S. Croce a Via Flaminia (Roma). Durante la prima guerra mondiale partecipò come cappellano e fece l'esperienza della prigionia. Le truppe italiane si trovavano, in quel pomeriggio del 30 ottobre 1917, verso le 15,30 sulla strada di San Daniele del Friuli. Lì le truppe austriache sferrarono un pesante attacco contro i soldati italiani, in mezzo ai quali si trovava anche il nostro sacerdote. Fu dato l'ordine urgente e perentorio di ritirarsi per sfuggire all'attacco nemico. Ma parecchi soldati cercavano di resistere eroicamente e perciò molti furono i caduti ed i feriti falciati dalle pallottole. Don Emilio aveva già raggiunto una buona distanza dalla zona pericolosa e si fermò immediatamente. Gli giungevano le urla di soccorso ed i lamenti dei suoi compagni che giacevano a terra. Incurante di quello che avrebbe potuto accadergli, ritornò sui suoi passi e cominciò a confortare i morenti con i sacramenti della Chiesa e ad aiutare i commilitoni, tamponando come poteva le ferite. Intanto continuava fitta la grandine della morte. Lui, per nulla impaurito e come se nulla stesse accadendo, proseguiva il suo santo ministero. Gli austriaci circondarono i pochi superstiti e Don Emilio con loro. Con secchi ordini li incolonnarono con le mani dietro la nuca e li fecero camminare per decine di chilometri verso nord, fino a Judajusna. Di lì, ammassati in carri ferroviari, furono trasportati alla Fortezza di Rastatt. Poi Don Emilio continuò il viaggio fino a giungere al Campo Ufficiali di Schwarmstedt dove, prigioniero, continuò l'opera di cappellano fino al 3 gennaio 1919.
Si affidò alla Madonna durante la seconda guerra mondiale che impedì che le bombe negli anni di fuoco (1943-1944) colpissero la sua Parrocchia. Viceparroco per 8 anni e quindi parroco per 32, rivelò l'eroismo della sua carità sacerdotale mettendosi a totale disposizione dei fratelli a lui affidati.
Nell'estate del 1960 Roma ospitò i giochi Olimpici e per gli atleti furono costruite varie opere e strutture nel campo Parioli. Non si pensò ad erigere nessuna chiesa o luogo di culto preferendo nominare la Chiesa di Santa Croce al Flaminio come 'Parrocchia ordinaria degli Olimpionici'. I parroci viciniori scherzano dettero a Don Emilio il titolo di Parroco 'Olimpico'. Ma c'era poco da scherzare: bisogna in tutta fretta organizzare per bene ed a puntino, come lui desiderava da sempre, il servizio religioso agli atleti di tutto il mondo. Innanzitutto radunò quei confratelli poliglotti per elargire il sacramento della confessione. Poi fede stampare dei volantini in più lingue per aiutare gli ospiti nelle preghiere e nella preparazione ai sacramenti. e curò particolarmente la celebrazione della Santa Messa festiva che per tre domeniche consecutive (28 Agosto, 4 e 11 settembre) videro la chiesa piena di inglesi, spagnoli, tedeschi...!
C'era intanto un sacerdote, che senza mai aver visto Don Emilio, misteriosamente sapeva già tutto di lui: Padre Pio da Pietralcina. Talvolta qualche fedele di Santa Croce si recava a confessarsi o a chiedere consigli dal Santo Frate e si sentiva rispondere in modo quasi burbero: 'Ma perché non andate dal vostro Don Emilio?'. Il Parroco faceva recapitare a Padre Pio queste righe: 'Preghi perché faccia una buona morte e mi dia la sua benedizione!' A 73 anni egli comprendeva che la sua missione stava arrivando sulla linea del traguardo. Chiuse la sua laboriosa giornata terrena il 27 giugno 1969. Morì circa 9 mesi dopo Padre Pio da Pietralcina (23 settembre 1968). Anche per Don Emilio è aperto il processo di beatificazione. Papa Francesco l'ha dichiarato Venerabile il 21 febbraio 2020.


Autore:
P. Romolo Bertoni – P. Luigi Malamocco

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Aggiunto/modificato il 2020-02-23

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