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> Home > Sezione M > Beata Maria dello Sposalizio (Maria Caterina Irigoyen Echegaray) Condividi su Facebook Twitter

Beata Maria dello Sposalizio (Maria Caterina Irigoyen Echegaray) Vergine

10 ottobre

Pamplona, Spagna, 25 novembre 1848 - Madrid, Spagna, 10 ottobre 1918

Suora professa della Congregazione delle Serve di Maria Ministre degli Infermi.
Suor María Catalina Irigoyen Echegaray nasce in pieno secolo XIX, a Pamplona in Spagna, nel cuore della Navarra, l'ultima di otto fratelli e gemella del settimo. Trascorre la sua infanzia e gioventù in un ambiente familiare molto pio e qui matura la sua vocazione religiosa. Il 31 dicembre 1881, a 33 anni, entra a Pamplona nella Congregazione delle Serve di Maria, fondata da sr. Maria Soledad Torres Acosta, canonizzata nel 1970 da Paolo VI. Emette a Madrid la sua professione Temporanea il 14 di Maggio di 1883 e la Professione Perpetua il 15 Luglio di 1889.
Madrid è lo scenario della sua vita fino alla morte. Cristo è il centro del suo essere, desidera avere i suoi stessi sentimenti, operare secondo il volere di Dio. Come pianta trasformata in fiore, sparge il profumo delle buone opere, prodigandosi nel servizio ai malati a domicilio, con carità, pazienza, abnegazione. E’ sufficiente questa testimonianza nel processo di beatificazione: "Con tanta sollecitudine e gentilezza accorreva alle richieste e necessità dei malati che molti di essi la consideravano come madre amorosa e molte famiglie la reclamavano come infermiera ideale". Dopo 23 anni di servizio ai malati, passa ad occuparsi della raccolta delle donazioni per il sostentamento dell'Opera per sette anni. Alla fine della sua vita si vede ridotta alla più assoluta incapacità; accetta la volontà del Padre che la soggetta alla croce della malattia per paragonarla a suo Figlio Crocifisso. Muore il 10 ottobre 1918 lasciando oltre a sé grande fama di santità.



Suor Maria Catalina nasce in pieno secolo XIX, il 25 novembre 1848, a Pamplona, nel cuore della Navarra; è l’ultima di otto fratelli e gemella del settimo. La sua famiglia, imparentata con quella di san Francesco Saverio, è credente e osservante, e contribuisce in maniera decisiva alla maturazione della sua fede. Maria Catalina viene educata nell’Istituto delle Madri Domenicane, distinguendosi per la sua particolare devozione filiale alla Madonna. Eletta presidente della Congregazione delle Figlie di Maria, nei momenti liberi visita l’ospedale cittadino per assistere le persone anziane e abbandonate, mentre in casa allestisce con alcune compagne un laboratorio per la confezione di abiti da destinare ai bisognosi. All’età di 30 anni inizia a collaborare con le religiose Serve di Maria, che stanno aprendo una casa a Pamplona; la loro principale opera apostolica è la cura gratuita dei malati, un servizio diurno e notturno reso a domicilio, in cliniche, ospedali, dispensari e ambulatori (l’Istituto conta oggi 1.600 religiose distribuite in 115 comunità, ed è presente in 22 Paesi di Europa, America, Africa e Asia). Con il passare del tempo il rapporto tra Maria Catalina e la Congregazione si intensifica e si consolida, mentre in lei si delineano i contorni della chiamata alla vita religiosa in quell’Istituto. Domanda così alla fondatrice, santa Maria Soledad Torres Acosta, di esservi ammessa.
E così avviene. Entrata come postulante a Pamplona nel 1881, si trasferisce successivamente a Madrid per il noviziato ed emette i voti temporanei nel maggio 1883. La capitale sarà lo scenario della sua vita fino all’ultimo giorno. Si prodiga fin da subito nel servizio domiciliare ai malati, operando sempre con carità, pazienza, determinazione. In quel periodo il colera, la pandemia influenzale e il vaiolo mietono vittime nelle case, provocando l’abbandono dei malati da parte dei familiari per la paura del contagio.
Incurante del pericolo, la religiosa li assiste instancabilmente. E la fama delle sue straordinarie capacità, alimentate dall’inesauribile spirito di carità, si diffonde rapidamente in tutta Madrid, al punto che in alcune stanze vengono appesi cartelli con la scritta: «Se mi ammalo, a curarmi sia suor Maria Catalina».
Dopo 23 anni di servizio agli infermi, a causa di una grave forma di sordità deve rinunciare alla sua amata attività; assume allora il compito di raccogliere le offerte che i benefattori destinano al sostegno delle comunità della Congregazione.
Le sventure però non sono finite. Nel 1913 le viene diagnosticata una tubercolosi ossea, che le causa tremendi dolori. La malattia le blocca il fisico, ma non il cuore e lo spirito: la sua vita diventa una continua preghiera per tutte le intenzioni che le vengono affidate dai tanti che la considerano «fonte di forza e porta per arrivare a Dio».
Suor Maria Catalina si spegne il 10 ottobre 1910 nella casa madre della Congregazione, nel quartiere madrileno di Chamberí, dove oggi riposano le sue spoglie mortali.
Il miracolo si avvera a La Paz, in Bolivia: grazie alla sua intercessione un chirurgo affetto da igroma cerebrale è in grado di riprendersi e tornare al lavoro.
«Con tanta sollecitudine e gentilezza», si legge tra le testimonianze del processo di glorificazione, «accorreva alle richieste e necessità dei malati che molti di essi la consideravano come madre amorosa e molte famiglie la reclamavano come infermiera ideale». Da domani, il nome di questa «madre amorosa» e «infermiera ideale» si troverà scritto nell’elenco dei Beati.


Autore:
Domenico Agasso Jr.


Fonte:
www.vaticaninsider.it

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Aggiunto/modificato il 2011-10-30

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