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Santa Prisca Vergine e martire, venerata a San Sperate

5 maggio

Il 3 maggio 1616, durante gli scavi per la tomba di San Sperate a Cagliari, venne rinvenuta la sepoltura di Santa Prisca V.M., una giovane martire cristiana del II secolo. L'epigrafe sulla lapide, "DEDICHIAMO (QUESTO SEPOLCRO) ALLA FEDELE MARTIRE PRISCA DA NOI ARDENTISSIMAMENTE AMATA", suggerisce che il Vescovo Brumasio la depose nella chiesa di San Sperate agli inizi del VI secolo. La scoperta del suo corpo immerso in un mare di rose alimentò la devozione popolare e alimentò il dibattito sulla sua origine, sarda o romana. Le sue reliquie, disperse nel corso dei secoli, sono state oggetto di venerazione, con una parte donata a San Sperate nel 2000. Ogni 5 maggio, in occasione della solennità di Santa Prisca, la reliquia viene esposta e portata in processione per le vie del paese, adornate con petali di rose, in un suggestivo omaggio alla sua memoria.



Nel 1616, il giorno 3 maggio, ad opera dell’allora Arcivescovo di Cagliari don Francisco Desquivel, nel contesto degli scavi mirati al ritrovamento della tomba di San Sperate, si scoprì anche la sepoltura di Santa Prisca V.M... Sulla sua tomba  vi erano le iscrizioni date solo a coloro che avevano offerto la loro vita in sacrificio per la causa della fede. La lapide che copriva il suo sarcofago litico infatti recava la seguente dicitura: “+ D(E)D(ICAVIMUS) F(IDE)L(I) MART(YRI) PRISCE NIMIS N(OBIS) D(ILECTAE)”, che tradotto significa: DEDICHIAMO (QUESTO SEPOLCRO) ALLA FEDELE MARTIRE PRISCA DA NOI ARDENTISSIMAMENTE AMATA. Questa epigrafe secondo l’interpretazione degli scopritori sarebbe stata apposta dal Vescovo di Cagliari Brumasio, agli inizi del VI secolo. Ricerche recenti (dell’archeologo Mauro Dadea) hanno dimostrato che questo vescovo provvedette personalmente alla deposizione nell’antica chiesa del centro abitato di Valeria, poi divenuta San Sperate, di reliquie di San Sperate e di altri martiri suoi compagni. Ricordiamo anche che questa giovane visse nel pieno della persecuzione dei cristiani per mano del potere romano, nel II secolo d.C.. Caso straordinario fu che quando si aprì il sarcofago di Prisca, il suo corpo apparve con grande stupore immerso in un mare di rose (dagli atti del ritrovamento - tratti dal Santuario de Caller del padre Serafino Esquirro). Nel corso del tempo era invalsa la convinzione che Prisca  fosse da identificare con l’omonima martire romana. Ciò in contrapposizione a quanto sostenuto dagli scopritori seicenteschi che invece ne ipotizzarono l’origine sarda, in particolare san speratina.  Le reliquie, come risulta dagli antichi documenti del XVII secolo, furono lasciate in deposito a San Sperate. Purtroppo nel corso dei secoli si è smarrita la loro esatta collocazione. Alcuni frammenti minori di queste reliquie, dall’Arcivescovo Desquivel, furono distribuite ad alcuni esponenti dell’alta aristocrazia, che li conservarono nelle cappelle private dei loro palazzi. Una di queste reliquie, dopo l’estinzione dell’ultimo rappresentante di una famiglia nobile di Cagliari, che ne era proprietario, nell’anno giubilare 2000 è ritornata a San Sperate, donata a discendenti della comune genealogia. Ogni anno, il 5 maggio, data dell’”adventus” cioè giorno del rientro del corpo santo al paese, nel giorno proprio della solennità di Santa Prisca V.M., la reliquia viene esposta al culto pubblico nella chiesa parrocchiale, dove viene poi trasportata insieme al simulacro in una suggestiva processione per le vie del suo paese che per l’occasione vengono adornate da un tappeto di petali di profumatissime rose.


Autore:
Marco Fois Biggio

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Aggiunto/modificato il 2011-05-05

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