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Jean-Jacques Olier Fondatore dei Sulpiziani

Testimoni

Parigi, 20 settembre 1608 - 2 aprile 1657

Di nobile famiglia, venne avviato giovanissimo alla carriera ecclesiastica e, all'età di dodici anni, venne nominato abate di Pébrac; studiò alla Sorbona e a Roma e, dopo un pellegrinaggio a Loreto, decise di diventare sacerdote; tornato in patria, venne ordinato prete, si unì alla compagnia dei missionari di Vincenzo de' Paoli, suo direttore spirituale, e iniziò a predicare le missioni nelle zone rurali dell'Alvernia. Nei suoi spostamenti, Olier ebbe modo di constatare lo stato di prostrazione morale e intellettuale in cui era caduto il clero francese. Qualche anno prima, con il decreto Cum adulescentium aetas, il Concilio di Trento aveva ordinato ai vescovi diocesani l'erezione di seminari per risolvere il problema dell'ignoranza e dell'impreparazione dei sacerdoti: l'applicazione del decreto tridentino, però, fu molto difficoltosa in Francia, soprattutto per gli alti costi che l'erezione e il mantenimento dei seminari comportava. Olier pensò allora di dedicarsi alla formazione dei candidati al sacerdozio e, assieme a due compagni, il 29 novembre 1641 aprì un seminario a Vaugirard; il 15 agosto 1642 il fondatore venne nominato parroco di San Sulpizio a Parigi e la sede dell'istituto venne trasferita presso tale chiesa. Presto i "signori" di San Sulpizio vennero richiesti dai vescovi delle piccole diocesi del paese per assumere la direzione dei loro seminari: nel 1649 vennero chiamati a Nantes, nel 1650 a Viviers, nel 1652 a Le Puy, nel 1653 a Clermont e nel 1657 raggiunsero anche Montréal, in Canada. Nel 1652 Olier lasciò il ministero pastorale per motivi di salute, pur mantenendo la direzione del seminario parigino. Fu autore di numerosi scritti spirituali e mistici.



La perfetta devozione a Maria ci porta ad essere “un cuor solo e un’anima sola” con Lei e ad appartenere a Lei completamente. Questa è una grazia singolarissima, che colma di gioia l’anima fedele. Tra l’Immacolata e l’anima si verifica come una “Comunione di grazia”. Tutto questo è possibile riscontrarlo concretamente nella vita di un mistico francese, non molto conosciuto, il quale ha raggiunto i vertici dell’unione con Maria: il venerabile Giovanni Giacomo Olier.
Un grande mariologo francescano, il padre Severino Ragazzini, nel suo libro Maria, vita dell’anima afferma che questa attraente personalità non è stata ancora studiata come meriterebbe. Olier fu infatti un grandissimo mistico e la sua esperienza mariana sembra essersi spinta più in là di quella degli altri esponenti della Scuola francese, raggiungendo gli stati unitivi più elevati. Il medesimo studioso riporta uno scritto inedito dell’Olier, conservato nella biblioteca di San Sulpizio a Parigi. Da questo prezioso documento veniamo a sapere che il venerabile Giovanni Giacomo è stato favorito dalla Madonna di una grazia singolarissima: «Continuerò dunque a parlare delle grazie della Vergine Maria (poiché ne sono tutto pervaso) e delle cure materne che mi ha sempre manifestato. Sul finire di questo ritiro, prendendo come spunto della mia ultima preghiera la devozione della Santissima Vergine, desiderai andare a fare la mia preghiera in una sua cappella, e mentre ero in essa immerso vidi improvvisamente una freccia trafiggermi il cuore e comunicarmi tanto amore che cambiai atteggiamento e aspetto...».
In seguito alla sua Ordinazione sacerdotale, nel maggio-giugno del 1633, il venerabile Giovanni Giacomo emise un voto privato di perpetua schiavitù a Maria. Con quel voto alla Madonna, l’Olier iniziò una progressiva ascesa nella vita spirituale che lo portò alla grazia del mistico sposalizio con Maria. Egli non volle mai rivelare niente di questo avvenimento, si limitò solo a una breve memoria confidenziale: «In un colloquio, la Vergine si degnò comunicarmi che Ella era mia Sposa. Mi confusi allora nel mio interno e non mi riusciva di capire l’eccesso di tale grazia. Mi fece il regalo dicendomi: mio Figlio è lo Sposo delle anime; io devo esserne la Sposa».
Probabilmente, Olier ebbe questa grazia nell’agosto del 1654, cioè 21 anni dopo l’emissione del voto di consacrazione alla Madonna, quando, come racconta il suo biografo, la Madonna gli apparve e gli disse che da quel momento in poi lui era tutto suo. In questo modo lo sposalizio mistico con la Madonna appare come il vertice della Consacrazione mariana, foriero di inestimabili grazie per l’anima. Per il venerabile Giovanni Giacomo Olier l’itinerario della Consacrazione alla Madonna culminò con l’unione trasformante. 
Il padre Severino Ragazzini, con la solita lucidità, così commenta la trasformazione che ebbe l’Olier, una volta che divenne “tutto di Maria”: «In seguito a tale grazia sperimentò una completa innovazione della sua anima e gli pareva di non essere più che una cosa sola con la Santissima Vergine che sentiva in sé più di sé medesimo. Si vide stabilito intimamente in Lei, con una partecipazione più completa della sua grazia, delle sue perfezioni, delle sue virtù e di Lei medesima. Sperimentò una confidenza così assoluta nella sua bontà di Madre che le affidò la sua direzione, quella del seminario e di tutte le cose, con un trasporto e semplicità ammire­voli. Si sentì divampare in cuore un amore così forte verso di Lei, con un così violento desi­derio di farla amare da tutto il mondo, che sarebbe voluto andare in ogni luogo per attirare a Lei tutti i cuori».
In questa bella citazione, si possono notare due elementi fondamentali della Consacrazione mariana vissuta fino in fondo, ossia l’identificazione con l’Immacolata («gli pareva di non essere più che una cosa sola con la Santissima Vergine») e la partecipazione alla sua Mediazione («sarebbe voluto andare in ogni luogo per attirare a Lei tutti i cuori»).
Il padre Ragazzini scrive come «in questo Venerabile, l’unione tra l’anima e Maria è diventata così stretta da sembrare identificato in Lei. È opera dell’amore trasformante». 
Olier afferma che una tale unione con Maria è una grazia particolarissima, donata alle anime di vita interiore: «Una tale grazia è data soltanto a quelle anime che sono dedite alla vita interiore e divina e a un continuo esercizio della presenza di Dio... questa vocazione richiede un invito particolare dello Spirito Santo».
Questo raccoglimento interiore, di cui si sta parlando, è stato praticato fedelmente dal venerabile Giovanni Giacomo, durante tutta la sua vita sacerdotale. Basti solo ricordare come egli era solito meditare per due ore ogni giorno, una alla mattina e una alla sera, e che solo rare volte, pressato da impegni impellenti, fu costretto ad accorciare la sua meditazione serale. E fu proprio durante queste meditazioni che ebbe grazie singolarissime. Quando camminava per strada, con gli occhi bassi e la mente rivolta alla sua amabilissima Signora, istintivamente alzava gli occhi ogni qualvolta incrociava una immagine mariana.
Un’altra caratteristica molto bella di questo Venerabile fu la sua ansia missionaria. Si legge infatti nella sua biografia che egli redasse un piano missionario per la conversione delle popolazioni pagane del Canada, colonizzato dai francesi. La stazione missionaria doveva chiamarsi “Città di Maria”.
È proprio vero che, quando il nostro cuore è “pieno di Maria”, è tutto “pieno di grazia”.


Autore:
Padre Stefano M. Miotto, FI


Fonte:
www.settimanaleppio.it


Note:
Per approfondire: www.sulpicians.org

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Aggiunto/modificato il 2011-07-22

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