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Venerabile Veronica Laparelli Monaca cistercense

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Cortona, Arezzo, 10 novembre 1537 - 3 marzo 1620


Da soli quindici anni l'Ordine Cistercense aveva dato vita, nella parte alta di Cortona, ad un monastero femminile, nel complesso quattrocentesco già delle Canonichesse agostiniane, che vi entrò, l'11 novembre 1560, Veronica Laparelli, appartenente ad una delle famiglie più antiche ed aristocratiche della città. I Cistercensi avevano subìto delle separazioni in seno all’Ordine, ma le comunità di monache vivevano un tempo di rinnovamento. Veronica aveva ventitre anni - era nata il 10 novembre 1537 – e aveva dovuto superare in famiglia non poche opposizioni. Era stata una bambina vivace, ma buona e docile. A cinque anni si era affezionata a una gallinella che però, un giorno, trovò morta. Qualche tempo dopo, dissotterandola, ne ebbe un’impressione terribile. Comprese la caducità delle cose terrene: “Dio è l’unico bene che non muore e perciò amerò Lui e tutto il resto in Lui”. In età avanzata disse al confessore di aver sempre mantenuto quella promessa infantile. Si diede a mortificazioni e digiuni, nel cuore della notte si alzava per pregare, procurandosi i rimproveri dei domestici e dei genitori. Alla richiesta di monacarsi, ebbe da essi un diniego ma, per loro amore e per il grande equilibio che aveva, seguita da un buon confessore, pazientò. Fin dalla vestizione – come riporta la biografia scritta mentre era in vita dalla consorella Margherità Cortonesi – emerse il suo carattere determinato, ma profondamente buono. Dopo un anno fece la professione solenne.
Le monache vivevano poveramente, mantenendosi con piccoli lavori. Veronica consegnò alla badessa la sua dote. Si privò di tutto, senza lasciarsi persuadere dalle rassicurazioni della legittimità di trattenere quel denaro. Utilizzerà negli anni gli abiti delle sorelle defunte, se riceveva doni subito li destinava al monastero, reclamava per sé il privilegio di servire le sorelle e fare i lavori più umili. Fu sempre questo il suo metodo di vita. All’occorrenza correggeva  la sorelle, ma con dolcezza. Durante i sessant’anni della sua vita monacale fu sempre fedelissima agli atti comuni
Ad imitazione di S. Bernardo, lo spirito cistercense si manifestò in suor Veronica nella contemplazione dei misteri del Natale e dell’infanzia del Signore. Ebbe il dono mistico di ricevere dalla Vergine il Bambino Gesù, come riferì, con deposizione giurata, una testimone oculare che dalla sua bocca udì: “... Esse l’amano, e gli vogliono bene, ma se lo vedranno, l’ameranno maggiormente, e s’innamoreranno del di lui amor divino, e grideranno ‘Amore’, come facc’io’. Poi faceva l’atto di rendere il Bambino alla Beata Vergine...”. Come le mistiche cistercensi del XIII secolo, Veronica amò “follemente” della Passione di Cristo e il Sacramento Eucaristico. Nell’antica biografia si narra di doni soprannaturali, di come fu spesso comunicata da angeli e, almeno una volta, da Cristo in persona “che, dopo averla comunicata col pane della vita, in luogo della purificazione del semplice vino, che si usa tra noi, le diede a bere nel calice il suo pretiosissimo sangue”. Spesso, rapita in estasi, le pareva di vedere quanto succedeva in cielo. Molti testimoniarono le sue visioni. Confusa da quanto accadeva, Veronica ottenne poi dal Signore che cessassero gli stati mistici “qualora trovavasi in pubblico”. Il desiderio di comunicare l’intensità del suo Amore la spinse più volte a suonare  le campane a festa, facendo accorrere in monastero tutta la città. Molti accorrevano abitualmente a incontrare la monaca “santa”. Manifestazioni forse un po’ stravaganti, ma genuine. Per la sua Cortona supplicava costantemente la misericordia di Dio. Le sue preghiere, innumerevoli volte, procurarono il necessario alla comunità ridotta in miseria e salvarono per due volte il monastero dal fuoco. Qualunque cosa le domandassero, lo eseguiva con modestia. Se le si ricordava i suoi nobili natali, cambiava discorso. Si diceva che per farle dispetto bisognava lodarla. Quando si accorse che la badessa stava scrivendo la sua vita, se ne sdegnò “santamente”.
Veronica digiunava per la conversione e la salvezza dei peccatori e non si faceva problemi nello spronare i sacerdoti a fare il proprio dovere. Da San Martino a Natale e dall’Epifania a Pasqua faceva le sue ‘Quaresime’. “Assaissimi giorni è stata che non ha preso se non la santa Comunione”. Ebbe i doni della profezia, delle guarigioni e della lettura dei cuori, che poneva a servizio del prossimo con semplicità, attribuendone i meriti agli altri. Sapeva però essere concreta, come dimostrano cinque sue lettere che oggi possediamo. Quando in monastero sorse un problema di canalizzazione di acqua, pur mancando i denari necessari, fece dar principio ai lavori e la Provvidenza non mancò di venire in soccorso.
S. Maria Maddalena de’ Pazzi, che soggiornò per circa un anno a Cortona, ne conobbe la fama e forse la incontrò. Nell’estate del 1586 le scrisse, chiedendo l'aiuto della sua preghiera per la missione cui si sentiva chiamata, di rinnovamento della Chiesa: “Sforzata da Cristo crocifisso impazzito e innamorato delle sue Creature, a farvi nota la sua Volontà. […] Ma che è questo che vi ha far così gioire? Altro non è che la Renovazione della sposa Chiesa … Et la prego ancora che faccia fare orazione a tutte le sua reverende Madre e sorelle, per  tal opera e volere. E' volere e volere di Dio. […]  E nella sua intrinsica Unione, gli piaccia offrire me misera miserabile serva sua. Permanga ne' suavi e Castissimi abbracciamenti del nostro amorosissimo Sposo e Increata Sapientia, piaccia a esso amorosissimo Sposo Cristo Jesu darci grazia che ci spogliamo tutte di noi e vestiamoci di Lui”. La prego mi dia la sua Benedizione. JESU, JESU, JESU ». Anche vescovi, prelati e sovrani la visitavano o le scrivevano chiedendole aiuto e preghiere.
Suor veronica era molto devota del santo francescano s. Diego, canonizzato nel 1588, cui attribuiva i miracoli che riusciva ad impetrare. Escogitò che l’acqua che sgorgava da un pozzo, una volta benedetta, aveva il dono di risanare i malati per intercessione del santo. Commissionò al pittore fiorentino Baccio Bonetti, raccogliendo le elemosine, un quadro raffigurante la Madonna e s. Diego, cui indirizzò le preghiere dei fedeli ai quali dava anche l’olio della lampada e Agnus Dei che confezionava personalmente.
Veronica trascorse offrendo a Dio il sacrificio di una vecchiaia afflitta da infermità, chiedendo di essere assimilata alle sofferenze di Cristo. A stento si poteva muovere, ma pregava qualche sorella di portarla in coro per gli esercizi comuni. Visse tali umiliazioni con umorismo, era continuamente richiesta in parlatorio e per dare consigli si faceva portare di peso. Durante l’ultima infermità, che durò quattordici mesi, “la sua malattia fu una scuola di perfezione. Con tutti gl’incomodi che andava soffrendo, sempre con volto ilare si vedeva … “. 
Veronica si addormentò per sempre, senza agonia, il 3 marzo 1620. Trasportata in chiesa, seduta su una sedia, con due suore inginocchiate ai lati, aveva poco prima lucrato l’indulgenza assistendo alla Messa. Al momento dell’elevazione fu udita ripetere sottovoce per tre volte:” Signore, se è in salute dell’anima mia, e se vi piace, tiratemi a voi”. Nel 1629 iniziò la causa di beatificazione, nel 1774 venne emanato il decreto sulle virtù eroiche. Nello stesso anno a Roma fu pubblicata la biografia scritta da Filippo Maria Salvatori.
Nella chiesa superiore del monastero è oggi custodito il suo corpo e gli oggetti che le apparnettero. A Cortona, in S. Maria Nuova, c’è uno splendido dipinto di Alessandro Allori, allievo del Bronzino, che rappresenta la Natività della Madonna; nella parte inferiore del quadro, fra alcune fanciulle c’è una monaca dal viso sciupato, ma dolcissimo: è Veronica. Dopo la morte, anche presso il pozzo “dell’acqua miracolosa” fu effigiata la sua figura. La vena di quel pozzo non si è esaurita, fino ai nostri giorni, come l’esempio della santa vita di suor Veronica.

Preghiera
Trinità Santissima, Padre, Figlio e Spirito Santo, ti ringraziamo per aver suscitato nella Chiesa, l’umile tua serva Veronica Laparelli, da te rivestiva di particolari doni di grazia e di santità.
Ti preghiamo, o Dio, concedici di seguire la via tracciata dalla sua testimonianza di vita, imitandola nella continua ricerca del Tuo Volto e nell’umile obbedienza ad ogni cenno della tua volontà.
Per intercessione di questa grande protettrice nel cielo, accogli la nostra umile supplica e ottienici la grazia che con fede ti domandiamo. Amen
 
Informazioni:
Monastero della SS. Trinità
Cortona
[email protected]


Autore:
Daniele Bolognini

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Aggiunto/modificato il 2012-05-07

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