Home . Onomastico . Emerologico . Patronati . Diz.Nomi . Ricerca . Ultimi . Più visitati




Newsletter
Per ricevere i Santi di oggi
inserisci la tua mail:


E-Mail: [email protected]


> Home > Sezione Servi di Dio > Servi di Dio Jeronimo de Castro Abreu Magalhaes e Zelia Pedreira Magalhaes Condividi su Facebook Twitter

Servi di Dio Jeronimo de Castro Abreu Magalhaes e Zelia Pedreira Magalhaes Sposi

.

1851 - 1909
1857 - 1919


Il loro è il classico matrimonio d’amore: belli, giovani, teneramente appassionati e fortemente innamorati. Molti anni dopo i testimoni giurano di aver capito quanto si amassero da come si guardavano; ma, allo stesso tempo, confessano di aver anche capito, semplicemente dallo sguardo, che il loro amore non era destinato, come tanti, a durare una stagione soltanto. Sono, anche, istruiti e ricchi, il che non guasta: lui ingegnere civile, di ricca famiglia spagnola trapiantata in Brasile ed arricchitasi con la coltivazione del caffè; lei avvocatessa, con la passione per le lingue ed una spiccata tendenza per l’arte e le scienze. Ad appena 14 anni traduce dall’italiano al portoghese un libro di 250 pagine di Cesare Cantù, per farne omaggio all’imperatore: la sua, infatti, è una famiglia “bene” che annovera conti visconti e baronesse. Si sposano il 27 luglio 1876, 25 anni lui e 19 lei, andando quasi subito ad abitare nella fazenda Santa Fè di loro proprietà, resasi famosa con il caffè, naturalmente coltivato dagli schiavi.  I due sposi non eliminano la schiavitù (cosa, d’altronde, che non sarebbe rientrata nelle loro possibilità), piuttosto cercano di impostare un diverso rapporto con tutto il personale, che gode piena libertà di movimento, è regolarmente ed onestamente retribuito e trattato alla pari, tanto che nel 1888, quando sono affrancati per legge,  nessuno di questi ex schiavi si sogna di lasciare la Fazenda Santa Fè, preferendo continuare a lavorare come han sempre fatto fino ad allora per uno stipendio giusto. Anche se, in certi momenti, la fazenda sembra adottare addirittura i ritmi di una comunità monastica, perché la giornata inizia con la preghiera in comune nel cortile, guidata dalla signora per la famiglia e tutti i lavoranti, mentre il padrone di casa si è preso l’impegno della catechesi, oltrechè per i figli suoi, anche per quelli degli “schiavi” e degli altri fazenderi, rigorosamente tutti insieme senza distinzione alcuna. Nella loro casa hanno realizzato una cappella, nella quale i due sposi si ritrovano a pregare in alcuni momenti della giornata e dove il servizio religioso è assicurato dai tanti sacerdoti di passaggio nella fazenda.     Dai due nascono 13 figli, nove dei quali raggiungono l’età adulta e seguono tutti la vocazione religiosa: tre sacerdoti e sei suore, a testimoniare che l’educazione ricevuta dai genitori ha portato buoni frutti. Lui avrebbe un desiderio, di cui non fa mistero con la moglie, che ama come il primo giorno: farsi francescano e distribuire ai poveri tutte le sue sostanze. Solo la morte, che sopraggiunge nel 1909 ad appena 58 anni, può impedire al suo sogno di trasformarsi in realtà. Ci riesce invece sua moglie, che rimasta vedova poco più che cinquantenne ed aver assolto i suoi doveri di figlia assistendo il proprio padre fino alla morte, nel 1913 entra nel Convento delle Serve del Santissimo Sacramento. Come avrebbe voluto suo marito, si spoglia di ogni avere distribuendolo in carità ed opere di bene, non dimenticando mai tuttavia di essere mamma: avendo una figlia malata ed un figlio ancora minorenne, rimanda la sua professione perpetua  fino al 22 gennaio 1918. Con il nome di Suor Maria del Santissimo Sacramento trasferisce in convento tutta la sua carica umana, la sua ansia per gli altri ed il suo spirito materno, dimostrando con i fatti come si possa cercare e praticare la santità in qualunque stato di vita, senza fare cose eccezionali, offrendo la propria testimonianza di amore concretamente vissuto nella vita di ogni giorno. Muore l’8 settembre 1919 e già dall’anno successivo la sua salma viene traslata nella chiesa parrocchiale e la sua biografia viene tradotta anche all’estero in numerose edizioni. Dopo qualche decennio di silenzio, anche la Chiesa brasiliana si pronuncia ufficialmente su Jerônimo de Castro Abreu Magalhães e su sua moglie Zélia Pedreira Ferraz, muovendo proprio in questi giorni i primi passi per la beatificazione di questa eccezionale coppia di sposi cristiani.

Autore: Gianpiero Pettiti

 


 

Jerônimo de Castro Abreu Magalhães

Jerônimo, figlio del fazendero Fernando de Castro Abreu Magalhães e Rosa Rodrigues Magalhães, naque in Magé, nella provincia di Rio de Janeiro, il 26 luglio 1851. Ricevette una premurosa educazione religiosa e accademica dai suoi genitori, dai quali apprese anche il forte zelo per la Chiesa e la carità verso i più poveri. Suo padre si trasferì in Brasile per stare vicino a suo fratello, Mons. Bacelar, il quale era il cappellano dell’Imperatore. In Brasile fece molta fortuna, costruì una grande fazenda di caffé, chiamata di Santa Fé. Collaborarono molto per la costruzione della Parrocchia di Nostra Signora del Carmine, dove era situata la fazenda., cooperavano nella fondazione del Collegio Anchieta, nella città di Nova Friburgo e aboliva la schiavitù nella sua Fazenda. Aveva quattro fratelli sacerdoti e alcuni nipoti religiosi.
Jerônimo studiò in Lisbona seguì i corsi preliminari accademici e successivamente si formò in ingengneria civile nella Scuola Politecnica di Rio de Janeiro nel 1873. Dopo poco tempo, nel 1876, si sposò con Zelia Pedreira do Couto Ferraz, nella casa di campagna di Cachoeira, Tijuca, luogo in cui risiedeva il padre di lei, il Consigliere Pedreira, segretario del Supremo Tribunale Federale. Il matrimonio venne celebrato da S. E. Mons. Antônio Maria Correia de Sá e Benevides, Vescovo di Goiás.
I due neo-sposi andarono a vivere nella città di Petropolis e successivamente nella Fazenda Santa Fé. Da questo matrimonio nacquero tredici figli, di questi quattro morirono in tenera età. Tre dei loro figli divenero sacerdoti, uno Lazarista, l’altro francescano e il più giovane Gesuita; delle figlie, invece, quattro abbracciarono la vita religiosa come Dorotee e altre due entrarono nella Congregazione del Buon Pastore.
Il Servo di Dio fu sempre un padre molto attento all’educazione dei suoi figli, per questo, dopo averli educati nella propria casa, decisero di inviarli ai collegi cattolici al fine di migliorare la loro formazione accademica e religiosa.
La sua casa era diventata un luogo totalmente cristiano, un punto di riferimento; sacerdoti, vescovi frequentavano assiduamente la Fazenda Santa Fé, per questo sempre si poteva partecipare alle Messe, le persone potevano confessarsi. Tutto questo non era solo per loro, ma era aperto, soprattutto, a tutti gli schiavi che lavoravano lì, e ai poveri che vivevano nelle vicinanze. Tutti i suoi schiavi vennero trattati sempre come persone libere, percepivano anche un regolare stipendio, potevano decidere di andare via quando lo volevano.
Il Servo di Dio si preoccupò anche dei giovani sacerdoti, infatti mandava costantemente aiuti economici ai seminari e alle case religiose. Allo stesso modo era molto impegnato alla catechesi sia verso i poveri, ma anche verso gli altri fazenderi. Organizzava degli incontri con tutti i fazenderi della regione allo scopo di partecipare alla Messa e al sacramento della Confessione, e allo stesso modo sottolineava l’importanza della carità verso il prossimo.
Il Servo di Dio oltre alla felice gioia di potervedere i suoi figli donarsi totalmente alla vita consacrata decise, insieme alla moglie Zelia, di seguire anche loro la vita religiosa. Il suo desiderio era di diventare francescano, dopo di ciò avrebbe distribuito tutti i suoi averi a Congregazioni religiose, alla Chiesa e ai poveri.
Purtroppo non vide mai realizzarsi il suo sogno, morì in concetto di santità nel 1909, a 58 anni di età.

Zélia Pedreira Magalhães (Maria do Santíssimo Sacramento)


Zélia, primogenita di João Pedreira do Couto Ferraz, dal 1853 fu segretario del Supremo Tribunale di Giustizia e successivamente fece parte del Supremo Tribunale Federale, e di Elisa Amália de Bulhões Pedreira. Venne battezzata con il nome di Elisa, ma dopo poco tempo i genitori lo mutarono in Zelia.
I suoi nonni paterni erano Luis Pedreira do Couto Ferraz e Guilhermina Amália Correia Pedreira, e i materni il commendatore José Manuel de Carvalho Bulhões e Justina Justa de Oliveira Bulhões. Tra i suoi parenti più stretti c’era lo zio paterno, il Visconte di Bom Retiro, la zia Baronessa di Anadia e il Visconte di Duprat, suo cognato.
La Serva di Dio ricevette una premurosa educazione letteraria, artistica e scientifica, rivelando una particolare tendenza allo studio delle lingue, infatti parlava e scriveva correttamente francese, inglese, spagnolo e italiano, e conosceva abbastanza bene anche il tedesco, il latino e il greco. A soli 14 anni traduceva dall’italiano al portoghese l’opera di Cesare Cantù “Il Giovinetto”, che pubblicava con il titolo “L’Adolescente”, un libro di 250 pagine, che venne regalato all’Imperatore Pedro II, il quale rispose con una gradita lettera.
A poco più di 19 anni Zelia si sposò con il Dott. Jerônimo de Castro Abreu Magalhães, ingegnere civile. Era il 27 luglio 1876, nella casa di campagna di Cachoeira, Tijuca.
Dopo che vissere un breve periodo nella citta di Petrópolis, si spostarono nella loro nuova residenza, nella Fazenda Santa Fé, vicino la piccola città Carmo do Cantagalo, nella Provincia di Rio de Janeiro. Fin da subito, la fazenda, si distingueva da tutte le altre per la sua forte vita cristiana. Il luogo era dotato di Cappella, in cui numerose volte al giorno Zelia si ritirava in preghiera, allo stesso modo gli schiavi che lavoravano lì cominciavano la giornata facendo delle preghiere guidate dalla stessa Serva di Dio.
Zélia si preoccupava costantemente della vita spirituale degli schiavi, per questo, sempre tutti partecipavano alla Messa, si confessavano e partecipavano alle catechesi, il tutto era sempre promosso da Zelia e il suo sposo. Era anche lei stessa a catechizzare sia gli adulti che i bambini. I due sposi trattarono i loro schiavi come persone libere, vivevano nella totale libertà e percepivano un salario. Quando fu approvata la legge sulla liberazione degli schiavi, il 13 maggio 1888, tutti gli schiavi della Fazenda Santa Fé rimasero lì e continuarono a vivere allo stesso modo, sempre sa persone libere.
Da questo felice matrimonio nacquero tredici figli, quattro morirono in tenera età, tutti gli altri, tre maschi e sei femmine, abbracciarono differenti Ordini Religiosi (Lazarista, Gesuita e Francescano; quattro Dorotee e due del Buon Pastore).
Dopo la morte di Jerônimo nel 1909, si preoccupò di assistere suo padre, la cui sposa moriva il 18 ottobre 1901, fino alla sua morte. Dopo di ciò, il 1° novembre 1913, Zelia concretizzava il suo antico desiderio di diventare religiosa, fece il suo ingresso nel Convento delle Serve del Santissimo Sacramento. Ma avendo una figlia molto malata e un figlio giovane preferiva aspettare un po’ di tempo prima di fare la professione perpetua.
Dopo aver venduto tutti i suoi beni e donando sia a persone che ne avevano bisogno e sia alla Chiesa, decise di prendere i voti religiosi, venne chiamata col nome di Suor Maria del Santissimo Sacramento, era il 22 gennaio 1918.
Zelia terminò in concetto di santità la sua edificante ed esemplare esistenza l’8 settembre 1919. Venne sepolta nel Cimitero di São João Batista, Rio de Janeiro, un anno dopo i suoi resti mortali furono portati nella Parrocchia di Copacabana dove attualmente si trovano.


Fonte:
www.postulazionecausesanti.it

______________________________
Aggiunto/modificato il 2012-11-04

___________________________________________
Translate this page (italian > english) with Google

Album Immagini


Home . Onomastico . Emerologico . Patronati . Diz.Nomi . Ricerca . Ultimi . Più visitati