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Beato Serviliano Riano Herrero Religioso e martire

7 novembre

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Prioro, Spagna, 22 aprile 1916 - Soto de Aldovea, Spagna, 7 novembre 1936

Beatificato il 17 dicembre 2011.



Dati biografici

Serviliano Riaño Herrero nacque a Prioro, provincia e diocesi di León, il 22 aprile del 1916. Nel 1927 entra nel seminario minore degli Oblati di Urnieta (Guipúzcoa), in cui segue gli studi superiori fino al 1932, anno in cui passerà al noviziato di Las Arenas (Vizcaya), dove verrà celebrata la sua prima oblazione il 15 agosto del 1933. Si trasferisce a Pozuelo de Alarcón per inseririsi nella comunità dello scolasticato e proseguire gli studi per prepararsi al sacerdozio. Serviliano continuava ad essere quel giovane umile, semplice, sempre mlte e caritatevole, estroverso e gioviale, che si preparava a dar seguito al suo zelo apostolico in qualunque missione estera.

Detenzione e martirio


Il 22 Luglio del 1936 fu imprigionato coi tutti i suoi fratelli di comunità, a Pozuelo. Come si temeva e in modo violento, il convento fu convertito in prigione. Servilliano fu portato via da là coi suoi compagni alla Direzione Generale di Sicurezza, situata in Plaza del Sol, nel centro di Madrid.
Liberato il giorno dopo, comincia una vita in clandestinità con alcuni dei suoi compagni, fino a quando, il giorno 15 ottobre, in una retata, fu di nuovo detenuto ed imprigionato.
Il 7 settembre del 1936 sente il suo nome tra quelli chiamati ad essere “messi in libertà”. Cosciente di quello che questo significava e preparato per accettare il sacrificio dell’oblazione cruenta a cui Dio lo chiamava, chiama P. Mariano Martín o.m.i. attraverso lo spioncino della cella. Gli chiede e riceve l’assoluzione. Con animo risoluto sale sul camioncino che lo trasporterà fino a Soto de Aldovea, vicino a Paracuellos. Lì fu martirizzato. Aveva 21 anni.

Testimonianza

Sua sorella Sabina, religiosa della Sacra Famiglia di Bordeaux, ci parla dell’ambiente profondamente religioso che si viveva in famiglia ed in tutto il paese di Prioro, comunità cristiana dove sono fiorite molte vocazioni sacerdotali e religiose:
“Quando egli andò al seminario, io ero già in convento. Ci scrivevamo con una certa frequenza. Era solito rammentarmi che la generosità ed il sacrificio sono pietre preziose ed essenziali per i cristiani e ancora di più per i religiosi. Nelle lettere si mostrava sempre molto entusiasta della sua vocazione, soprattutto della sua vocazione missionaria.
Quando mi scrisse in occasione della mia professione religiosa mi disse che si sentiva orgoglioso di avere una sorella religiosa
(due, perché la seguirà dopo Consuelo), e disse che la mia professione era il riflesso di quel giorno grande e futuro che egli aspettava per sé stesso:
“Sì, tu lo sai, quella mattina
 piangerò di gioia e di speranza
 perché la tua professione è un riflesso
 del sogno della mia anima.”
Amava molto scrivere poesie ed anche in esse lasciava intravedere l’entusiasmo per la sua vocazione sacerdotale e missionaria.
(Durante la persecuzione religiosa) io dicevo a suor Clotilde: ‘Tanti religiosi martiri di una congregazione e di un’altra, e nessuna di noi sarà degna del martirio’?  Glielo dicevo di cuore.  
Quando arrivò la notizia della fucilazione di Serviliano, suor Clotilde mi disse: ‘Ora sari contenta, no’? Io le dissi: ‘provo un dolore enorme, perché amavo moltissimo mio fratello; ma d’altra parte ho anche una grande gioia pensando che ho un fratello martire’. Da allora l’ho considerato sempre come un martire.
“Passammo molto tempo senza sapere nient’altro di lui. Vivevamo angosciati per il fatto di non sapere cosa gli succedesse. E l’angoscia aumentava quando arrivava la notizia della morte di altri del paese,
(due Agostiniani di El Escorial martirizzati anch’essi). In seguito ci dissero che avevano già identificato Serviliano grazie ad un bigliettino che portava nella giacca. Allora mio padre si recò a Madrid. Quando ritornò, a mia madre raccontò solo alcune cose, invece a me disse che gli avevano detto come era morto: gli avevano legato le braccia, le mani dietro la schiena, gli spararono e cadde nel fosso con tutti. Mio padre, mentre lo raccontava, piangeva. Contemporaneamente manifestava la sua gran convinzione che suo figlio fosse martire.


Fonte:
www.martiripozuelo.wordpress.com

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Aggiunto/modificato il 2012-08-10

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