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Beato Giulio Bonati Sacerdote e martire

15 novembre

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Scutari, Albania, 24 maggio 1874 – Durazzo, Albania, 15 novembre 1951

Monsignor Jul Bonati, già membro della Compagnia di Gesù, fu poi vicario generale della diocesi di Durazzo. Al momento dell’arresto da parte della polizia comunista, era parroco di Vlora. Vittima di pesanti torture, assistette monsignor Vinçenc Prennushi, arcivescovo di Durazzo, nella sua agonia. Di lì a poco venne destinato all’ospedale psichiatrico di Durazzo, dove morì il 5 novembre 1951. Compreso nell’elenco dei 38 martiri albanesi capeggiati da monsignor Prennushi, è stato beatificato a Scutari il 5 novembre 2016.



Il secondo periodo della persecuzione
Il secondo periodo della persecuzione religiosa in Albania viene fissato dagli studiosi dal 1951 al 1960. In quegli anni il dittatore Enver Hoxha interruppe le relazioni diplomatiche con la Jugoslavia di Tito, accusandola di mire espansionistiche sull’Albania, e si avvicinò al comunismo sovietico.
Da Mosca arrivò, in seguito, l’ordine di emanare delle leggi meno restrittive per la Chiesa cattolica: il 30 luglio 1951 venne firmato un accordo tra Stato e Chiesa, ma il testo prevedeva che la seconda non avesse più alcun rapporto con il Papa. Chi si ribellò a quelle norme finì, ben presto, in prigione.

Prima gesuita, poi prete diocesano
Jul Bonati nacque a Scutari il 24 maggio 1874, da Aleksandёr Bonati, naturalizzato albanese ma di origini venete, e Roza Malgushit. Studiò al Collegio Saveriano dei padri Gesuiti a Scutari, poi, nel 1891, entrò nel loro noviziato a Portoré in Istria (oggi Kraljevica in Croazia).
Dopo l’ordinazione sacerdotale, fu docente a Como, Soresina, Milano, Scutari e Istanbul. Tuttavia, il 14 agosto 1912, uscì dalla Compagnia di Gesù per passare al clero diocesano. Per un lungo periodo, sedici anni, fu a Istanbul, a servizio del Vicariato apostolico per i cattolici latini, e prese parte attiva al movimento indipendentista albanese. In seguito si trasferì a Durazzo, diventando vicario generale della diocesi; tre anni dopo divenne parroco a Vlora, città di mare situata nell’omonima baia.

L’arresto e la condanna
Arrestato dalla polizia di regime, il 6 novembre 1946 venne processato a Scutari, con l’accusa di essere una spia del Vaticano in combutta con un’altra figura di primo piano del cattolicesimo albanese: monsignor Vinçenc Prennushi, arcivescovo di Durazzo, che si era opposto apertamente all’idea di creare una Chiesa nazionale staccata dall’autorità del Papa.
Il vescovo fu condannato a vent’anni di carcere, mentre monsignor Bonati se ne vide assegnare sette. Vittima di pesanti interventi volti a degradare la sua umanità, riferì a una nipote: «Ho subito delle torture inaudite, unicamente per soddisfare la loro paura irrazionale».

La testimonianza di Arshi Pipa
Il professor Arshi Pipa, incarcerato con monsignor Prennushi, raccontò in seguito un episodio che rappresenta con efficacia il legame tra lui e monsignor Bonati: «Mi ricordo una scena molto triste. Un giorno gli ufficiali della Sigurimi condussero padre Jul Bonati (che era il parroco di Vlora) dalla prigione di questa città per soggiornarvi un po’ di tempo prima che fosse inviato all’ospedale psichiatrico di Durazzo. Avevo incontrato padre Bonati molto tempo prima, quando studiavo a Firenze. Allora stavo cercando di far pubblicare la sua traduzione in italiano del “Liuto delle Montagne”, il capolavoro del poeta albanese padre Gjergj Fishta. Cominciai a parlare con lui e gli rivelai che l’uomo sul punto di soffocare sul vicino letto era l’arcivescovo Prennushi. Padre Bonati, lui stesso poco capace di tenersi sulle sue gambe a causa delle sue infermità, si gettò ai piedi del letto dell’arcivescovo e cercò di baciargli la mano. Ma l’arcivescovo, sebbene fosse al massimo di una crisi di asma, ritirò prontamente la sua mano. Padre Bonati gli domandò allora la sua benedizione. Dopo molti sforzi, l’arcivescovo posò la mano sulla testa del prete, poi ricadde inerte sul suo letto».

La morte e la beatificazione
Di lì a poco, monsignor Bonati venne portato all’ospedale psichiatrico di Durazzo, coi nervi davvero a pezzi per quanto aveva visto e subito. Morì quindi il 15 novembre 1951.
Compreso nell’elenco dei 38 martiri albanesi capeggiati da monsignor Vinçenc Prennushi, dei quali fanno parte altri diciannove sacerdoti diocesani, è stato beatificato a Scutari il 5 novembre 2016.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2016-11-16

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