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> Home > Sezione Chiese Orientali Ortodosse > Sant' Ambrogio Poljanskij Condividi su Facebook Twitter

Sant' Ambrogio Poljanskij Vescovo e martire

(Chiese Orientali)

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12 novembre 1878 - ottobre 1932


Amvrosij (al secolo Aleksandr Alekseevich Poljanskij) nasce il 12 novembre 1878 nel villaggio Petelino, governatorato di Tambov. Studia nel seminario teologico di Tambov e completa gli studi all’accademia teologica di Kazan’. Nel 1901 entra in monastero e l’anno seguente viene ordinato sacerdote e destinato come docente nel seminario di Kiev dove nel 1906 sarà nominato rettore.
Siamo nell’anno successivo alla rivoluzione del 1905, fallita politicamente, ma sempre viva nelle menti e nei cuori soprattutto degli intellettuali, compresi i seminaristi. Il 29 marzo 1907 una piccola rivoluzione scoppia fra le mura del seminario. Gli studenti scioperano, si riuniscono in assemblee, inveiscono contro i superiori, gridano, fischiano ininterrottamente fino alle due di notte. Il giorno dopo delegati del popolo studentesco presentano al rettore le loro richieste: comportamento più umano dei docenti, revisione e innalzamento dei voti, accettazione degli studenti allontanati per indisciplina, impunibilità dei rappresentanti del popolo lavoratore. Il rettore riunisce l’assemblea dei superiori disciplinari e dei docenti la quale decide di non accettare le ingiunzioni degli studenti e di mandarli temporaneamente tutti a casa finché gli animi non si fossero calmati. Il rettore padre Amvrosij con umiltà unita a saggezza riesce in fine a farsi voler bene sia dai docenti che dagli studenti.
Il 22 ottobre 1918 pade Amvrosij viene consacrato vescovo e nominato alla cattedra della diocesi di Kamenec-Podol’skij; ma anche nella nuova sede la vita non è facile: nella stessa città c’è un altro vescovo che gli contende la sede, il vescovo Pimen Piegov che ha pensato bene di unirsi agli scismatici innovatori (anche per godere della protezione dei comunistj) ed ora fa di tutto per tirare dalla sua parte anche il vescovo Amvrosij. Il vescovo non accetta e, naturalmente, deve subirne le conseguenze. Nel 1923 viene allontanato dall’Ucraina e si rifugia a Mosca. Qui, a più alto livello, continuano i richiami degli innovatori alla Chiesa patriarcale per riunirsi fraternamente in un’unica chiesa fedele nello stesso tempo al partito e a Cristo. Anche alcuni vescovi integerrimi sembrano disposti, per amore dell’unità, a scendere a compromessi. Alla testa degli oppositori, conto gli innovatori, si pone il vescovo Amvrosij che riesce a convincere tutti i dubbiosi.
Nel 1924 il vescovo Amvrosij viene arrestato e rilascito dopo dieci giorni di prigione. Alla fine del 1925 la situazione si fa più seria. A Mosca vengono arrestati tutti i vescovi che si erano pronunciati apertamente in favore del luogotenente del Patriarcato, Fra questi anche il vescovo Amvrosij. Al giudice che lo interroga sulla rivoluzione d’ottobre, il vescovo risponde: “Io penso che la rivoluzione sia un giudizio di Dio per tutte le classi del popolo russo, per tutto il suo passato … Per me la Chiesa è una associazione religiosa, e come associazione anch’essa ha le sue leggi, inoltre la Chiesa è una istituzione divina che ha delle regole divine a fondamento della sua vita, e chiunque vuol appartenere alla Chiesa deve osservare le sue leggi; in caso contrario si separa dalla Chiesa, anche se pensa di appartenervi … Io sono diventato servo della Chiesa. E anche per il futuro intendo esserle fedele; e tutti gli avvenimenti della vita ecclesiale intendo giudicarli da un punto di vista delle regole ecclesiali e non da un punto di vista politico. Io non riconosco gli innovatori per il semplice motivo che essi non osservano le leggi ecclesiali”.
Il vescovo Amvrosij viene condannato a tre anni di lager da scontarsi nelle isole Solovki. A termine della pena, il 30 novembre 1928 a lui e al vescovo Prokopij Titov, che aveva condiviso con il vescovo Amvrosij il soggiorno alle Solovki, viene comunicato che la pena veniva completata con altri 3 anni di confino negli Urali. La cosa si complica ulteriormente perché i due vescovi, non si sa perché, vengono imprigionati per un mese e mezzo. Il confino termina il 5 luglio 1931, ma dopo dieci giorni i due vescovi vengono nuovamente arrestati per aver tenuto delle riunioni religiose durante il confino. Concluso il processo il 14 dicembre 1931 i vescovi Amvrosij e Prokopij sono condannati a tre anni di confino nel Kazakistan. Il vescovo Amvrosij, dopo non poche angustie (i trasferimenti sotto scorta sono anche più pesanti della vita nel lager, perché il prigioniero è in balia della disumanità dei guardiani), arriva ln Kazakista nel settembre del 1932 e precisamente nella città Turkestan. Ma qui le autorità locali decidono di spostarlo ulteriormente nel villaggio Syzak a 120 kilometri dalla città dove si arriva per strade impervie e pericolose. Il vescovo Amvrosij giunge a destinazione sfinito. E’ ricoverato all’ospedale dove muore dopo una settimana. Siamo nell’ottobre del 1932.


Autore:
Padre Romano Scalfi


Fonte:
www.culturacattolica.it

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Aggiunto/modificato il 2020-05-02

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