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San Giacomo Bobyrev Sacerdote e martire

(Chiese Orientali)

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25 novembre 1883 - 17 ottobre 1937


Jakov Ivanovich Bobyrev nacque il 25 novembre 1883 nel villaggio Bukreevka, governatorato di Kursk, diocesi di Tver, in una famiglia contadina ortodossa. Lo zio Sergij (per via di padre) era entrato in monastero. Nel 1901, compiuti gli studi, insegnò nella scuola parrocchiale nel villaggio Shchetino fino al 1915, quando venne chiamato al servizio militare. Nel 1918 ritornò nel villaggio natale e dopo due anni venne ordinato diacono. Alla fine degli anni venti venne arrestato a condannato a tre anni di confino nel villaggio Vysokoe non lontano da dove si era rifugiato lo zio monaco Sergij. Ivi rimase anche dopo lo scadere della condanna, anche dopo l’ordinazione sacerdotale del febbraio 1930. Inaspettatamente il 13 dicembre 1931 padre Jakov venne arrestato. Il breve tempo di apostolato sacerdotale gli era stato sufficiente per guadagnarsi la simpatia della gente. Al suo arresto il consiglio parrocchiale inoltra domanda all’autorità locale perché fosse liberato: “Per cause sconosciute ci è stato tolto il sacerdote Jakov Bodyrev. Noi del consiglio parrocchiale chiediamo che ci sia restituito perché non abbiamo mai notato in lui nessuna azione illegale. Pagava le tasse a tempo, viveva tranquillamente. Non ha mai provocato alcuna sommossa. Noi crediamo che sia stato falsamente accusato…” Come risposta venero arrestati i fedeli più attivi della parrocchia: Michail Egorovich Galkin (54 anni), Anastasija Vasil’evna Savina (58 anni), Varvara Tarasovna Smirnova (44 anni), Egor Vasil’evich Ustinov (54 ann) e i fratelli Zajcev Ivan (39 anni) e Vasilij (41 anno). Alla fine di dicembre 1931 vengono ascoltati gli imputati.
Ivan Zajcev dichiara: “Io mi rifiuto di far parte del kolchz; non ci sono necessari e poi non sono d’accordo con la politica, se uno vuol entrare nel kolchoz deve rinnegare la religione, il kolchoz è una cosa depravante per il vero cristiano. E se la religione dovesse tornare attraverso le armate bianche io le seguirò, ma non difenderò ma il potere dei senza Dio. Sotto gli zar io pagavo 13 rubli di tasse, ora devo pagare unna somma per me impossibile 196 rubli e mi hanno tolto anche la vacca che avevo… Per quanto riguarda il potere attuale, devo dire che non lo amo, per questo nel mio appartamento non ci sono i ritratti dei duci Lenin e Stalin. Considero che tenere nella mia casa, dove ci sono le icone, i loro ritratti sarebbe come permettere al demonio e all’anticristo di entrare in casa”.
Tarasij Smirnov padre di Varvara Smirnova dichiara: “…Il potere attuale non ci ha portato nulla di buono. Si vive male, è il potere dei senza Dio. Non intendo dire più nulla a voi. Egregio signore, io mi considero un cristiano ortodosso e non intendo rispondere”.
Vasilij Zajcev dichiara: “Io sono un cristiano ortodosso e non riconosco i kolchoz, non entrerò mai a far parte del kolchoz e non lo consiglierò mai a nessuno. Il kolchoz è una associazione deleteria e non è strutturata secondo la legge di Dio…Io dico a tutti che chi entra nel kolchoz deve rinnegare la propria religione e consegnarsi al potere dei senza Dio e dell’anticristo…io non permetto ai miei figli di frequentare la scuola perché a scuola si insegna contro la religione perché i figli crescano senza Dio; non lo posso permettere; li istruisco io in casa.”
Dar’ja Ustinova dichiara: “Io sono poco istruita, appartengo ai veri cristiani ortodossi e non appartengo a nessun altro partito… Considero il potere sovietico un potere di satana che Dio ha permesso come castigo degli uomini peccatori; considero che il potere legittimo in Russia possa essere soltato il potere dello zar…Io non ho promosso ribellioni contro il potere sovietico e in particolare non mi sono mai pronunciata contro i kolchoz”.
Anastasija Savina dichiara: “…Il potere sovietico ha fatto del popolo dei cittadini senza Dio, ma noi siamo veri cristiani e noi con i cittadini non abbiamo nessun interesse in comune; noi dobbiamo sfuggire ogni contatto con loro. Nei kolchoz vanno soltanto i cittadini sovietici, ma io sono una vera cristiana ortodossa, e non andrò mai a lavorare nel kolchoz perché loro sono degli anticristi, un potere senza Dio”
Varvara Smirnova dichiara: Sono poco istruita, posso leggere soltanto lo scritto stampato. Sono una vera cristiana e considero il potere sovietico, potere contrario a Dio e un anticristo, ma permesso da Dio a causa dei peccati degli uomini. Questo potere io non lo riconosco e non sono disposta ad aiutare il potere. Considero potere legittimo soltanto il potere dello zar”.
Grigorij Galkin dichiara: “Non riconosco il potere sovietico perché le opere di questo potere sono contrarie a Dio… Sono contrario a pagare le tasse… sono contrario all’insegnamento dei ragazzi nelle scuole… Sono contrario alla propaganda sovietica… sono contrario ai kolchoz… In accordo con il sacerdote del villaggio Vysokoe, Jakov Bobyrev ed insieme con lui ho raccomandato la lettura di testi religiosi e li ho consigliati tenendo presente le mie convinzioni politiche. Inoltre ho organizzato dei gruppi di veri cristiani in vari villaggi”
Padre Jakov Bobyrev dichiara: “…Conosco Galkin perché portava nella garitta della chiesa letteratura religiosa, la leggeva prima dell’inizio delle funzioni religiose e affermava che l’attuale potere sovietico è un potere dell’anticristo e dei senza Dio”.
Il 13 marzo 1932 la Troika condannò Grigorij Galkin a dieci anni di lager, il fratello Michail e altri sei, compreso padre Jakov Bobyrev, a cinque anni di lager.
Alla fine del 1936 padre Jakov venne liberato e poté ritornare al villaggio Vysokoe, dove cinque anni prima era stato arrestato, e riprendere il suo servizio sacerdotale. Nel frattempo alcuni dei parrocchiani erano stati arrestati e condannati al lager, altri erano morti, altri, timorosi, avevano abbandonato la chiesa e la fede. Alcuni però erano rimasti fedeli e ripresero a frequentare la chiesa. La maggior parte erano donne.
Non era passato neppure un anno dalla liberazione quando il 27 settembre 1937 padre Javov venne nuovamente arrestato. La commedia del processo si ripeté secondo il solito scenario. Il 15 ottobre fu condannato alla fucilazione; la sentenza venne eseguita dopo due giorni.
Della fine degli altri condannati assieme padre Jakov non è rimasta notizia.


Autore:
Padre Romano Scalfi


Fonte:
www.culturacattolica.it

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Aggiunto/modificato il 2020-05-08

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