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Venerabile Maria Francesca (Carmela) Giannetto Religiosa

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Camaro Superiore, Messina, 30 aprile 1902 - 16 febbraio 1930

Religiosa professa della Congregazione delle Figlie di Maria Immacolata. Papa Francesco l'ha dichiarata Venerbile in data 23 novembre 2020.



La Serva di Dio Maria Francesca Giannetto (al secolo Carmela) nacque il 30 aprile 1902 a Camaro Superiore (oggi quartiere di Messina, Italia). Guidata spiritualmente da Padre Mariano da Valledolmo, ofmcap., maturò l’idea di consacrarsi al Signore nella vita religiosa.
Il 14 gennaio 1922, nell’Istituto “Santa Brigida” in Messina, incontrò la Venerabile Serva di Dio Brigida Maria Postorino, Superiora Generale e Fondatrice dell’Istituto delle Figlie di Maria Immacolata. Il giorno seguente, contro il volere dei familiari, lasciò la casa paterna ed iniziò il postulandato. Dopo meno di 20 giorni, il 17 aprile, iniziò l’anno di noviziato a Reggio Calabria. In questo periodo, si sentiva continuamente tentata dall’idea di non essere idonea alla speciale chiamata di consacrazione. La sera di capodanno del 1922 entrò in una tale crisi che la Madre Fondatrice ritenne opportuno inviarla presso la comunità di Catona affinché riflettesse sulla sua scelta. Arrivata a Catona il 9 gennaio del 1923, dopo alcuni giorni, con il permesso della Madre Generale, lasciò l’abito religioso e si recò in famiglia per continuare il suo discernimento. Dopo otto giorni, fece ritorno al noviziato, ormai consapevole che quella era la sua vocazione. Dopo tre mesi, le fu permesso di rindossare l’abito di novizia. Iniziò un itinerario spirituale caratterizzato da accentuate mortificazioni corporali e atti di penitenza, convinta che amare Dio comportava un certo martirio interiore, silenzioso e nascosto. Il 23 aprile 1924, insieme alle sue consorelle, venne ammessa alla professione e fu trasferita nella nuova casa di noviziato a Roma dove emise la professione religiosa dei voti il 25 marzo del 1925. Rimase nell’Urbe con l’incarico di “Assistente delle Postulanti”. Nel frattempo, cominciarono a manifestarsi in lei i sintomi della tubercolosi e, nel 1928, viste le precarie condizioni di salute, il Consiglio Generale chiese alla Santa Sede la dispensa di due anni, sui cinque richiesti dalle Costituzioni, affinché potesse emettere i voti perpetui. Nel luglio 1929, fu trasferita a Catona e, in settembre, presso la casa di Menfi sperando che il cambio di aria le potesse giovare. A fine novembre la Serva di Dio si recò per alcuni giorni in famiglia sperando che questo ulteriore cambio di aria le potesse essere di aiuto ma le condizioni di salute continuarono a peggiorare per cui rientrò in comunità.
A gennaio del 1930 fu ammessa alla professione perpetua che si sarebbe celebrata nel marzo successivo. Dietro consiglio dei medici, convinti che l’aria del paese natio la potesse aiutare, rientrò in famiglia. Ricevette il viatico dal parroco di Camaro, don Pietro Profera, il 4 febbraio del 1930 e, due settimane dopo, il 16 febbraio 1930, morì all’età di 28 anni.
La Serva di Dio visse eroicamente la virtù della fede attraverso lo spirito di pietà e di orazione, la fedeltà alla celebrazione eucaristica quotidiana e l’amore adorante per Gesù Eucaristia. Trascorreva diverse ore in cappella. Si spese per la formazione delle postulanti. In tasca teneva il Vangelo per averlo a portata di mano nei momenti in cui sentiva il bisogno di leggere la Parola di Dio. Particolare e filiale fu la devozione mariana. Nutrì speciale devozione per San Francesco d’Assisi e Santa Teresa di Lisieux. In merito all’esercizio eroico della virtù della speranza, la Serva di Dio bramava costantemente la Patria celeste, abbandonandosi totalmente a Dio e avendo grande fiducia nella Divina Provvidenza. Mostrò l’esercizio eroico della carità principalmente nel desiderio di portare quante più possibili anime al Signore.


Fonte:
www.causesanti.va

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Aggiunto/modificato il 2020-11-25

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