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San Nicola Poppel Sacerdote e martire

9 luglio

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Weelde, Paesi Bassi, 1532 – Brielle, Paesi Bassi, 9 luglio 1572

Nel giugno 1572, un gruppo di calvinisti, i “Pezzenti del mare” o Gheusi, assediarono e conquistarono la cittadina di Gorcum (oggi Gorinchem), nei Paesi Bassi. Alcuni fedeli laici, il parroco e un gruppo di Frati Minori si rifugiarono nella rocca della città, ma anche la guarnigione che avrebbe dovuto difenderli venne sconfitta. Contrariamente a quanto promesso nelle trattative per la resa, vennero catturati undici Frati Minori, tre sacerdoti diocesani, un sacerdote domenicano e un Canonico Regolare di Sant’Agostino. Tra i sacerdoti diocesani c’era don Nicola Janssen detto Poppel, viceparroco di Gorcum, nato a Weelde presso Anversa nel 1532, noto per il suo spirito di servizio e per la sua fede eucaristica. Dal 26 giugno al 6 luglio rimasero incarcerati a Gorcum, poi vennero trasportati a Dordrecht. Di lì vennero condotti a Brielle, dove a essi vennero uniti due padri premostratensi e un sacerdote diocesano. Sostennero lo scherno del popolo e disputarono con i calvinisti, difendendo la Presenza Reale di Gesù nel Santissimo Sacramento e il primato del Papa. In particolare, don Nicola sostenne le verità sull’Eucaristia anche con una pistola puntata alla bocca e, l’8 luglio, affiancò il suo parroco in una pubblica disputa sul canone cattolico della Bibbia. Il 9 luglio 1572, benché il principe Guglielmo d’Orange avesse ordinato di non toccare i prigionieri, vennero impiccati in diciannove; tre, invece, furono risparmiati perché rinnegarono la fede. I diciannove martiri furono beatificati da papa Clemente X il 24 novembre 1675 e canonizzati dal Beato Pio IX il 29 giugno 1867. I loro resti mortali sono venerati nel santuario loro dedicato a Brielle, sorto sul luogo dell’impiccagione, e nella chiesa di San Nicola a Bruxelles. La loro memoria liturgica cade invece il 9 luglio, giorno della loro nascita al Cielo.

Martirologio Romano: A Brielle sulla Mosa in Olanda, passione dei santi martiri Nicola Pieck, sacerdote, e dieci compagni dell’Ordine dei Frati Minori e otto del clero diocesano o regolare, che per difendere dai calvinisti la dottrina della presenza reale di Cristo nell’Eucaristia e l’autorità della Chiesa di Roma, patirono scherni e torture di vario genere, concludendo il loro martirio con l’impiccagione.


L’Olanda del XVI secolo, che diventava man mano calvinista, faceva parte dei Paesi Bassi ed era soggetta all’Impero spagnolo di Filippo II. La lotta che le Province del Nord intrapresero per l’indipendenza contro la cattolica Spagna si risolse, alla fine, a loro favore.
La confederazione di nobili calvinisti e di altri che si erano uniti a loro assunse il nome di Gheusi (in olandese “geuzen”, dal francese “gueux”), ossia “pezzenti”. Associandosi nella lotta ad avventurieri e pirati, presero il nome di “Pezzenti del mare” (“watergeusen”), e si distinsero per uno spiccato odio contro i sacerdoti e i religiosi.
Fra l’aprile e il giugno 1572 i Gheusi s’impadronirono delle città di Brielle, Vlissingen, Dordrecht e Gorcum (oggi Gorinchem). In quest’ultima città vinsero la resistenza della piccola guarnigione del castello, in cui si erano rifugiati alcuni Frati Minori, molti fedeli e don Nicola Janssen detto Poppel, viceparroco di Gorcum.
Nato nel 1532 a Weelde presso Anversa, aveva studiato all’università di Lovanio. Era noto per la sua estrema disponibilità, che gli aveva valso il soprannome di “schiavetto”, e per la sua fede eucaristica. Il 26 giugno 1572, insieme a don Leonardo Veghel, parroco di Gorcum, era uscito in piazza per esortare gli abitanti a perseverare nella fede cattolica e a difendere la città. La loro predica non ebbe esito: il giorno stesso, quasi senza colpo ferire, i Gheusi procedettero all’occupazione.
Contrariamente a quanto promesso nelle trattative della resa, i Gheusi imprigionarono undici francescani, di cui nove erano sacerdoti, e tre sacerdoti diocesani, ovvero i due già citati e don Goffredo Duynen, più un Canonico Regolare di Sant’Agostino, padre Giovanni Lenaerts da Ojsterwijk. Erano presenti anche altri due Minori Osservanti, padre Guglielmo da Liegi e fra Enrico, novizio, e un altro sacerdote diocesano, Ponzio Heuter.
Le loro sofferenze iniziarono quasi subito. Nella notte tra il 27 e il 28 giugno, i persecutori si accanirono contro i frati e contro don Nicola: quest’ultimo fu sfidato a ripetere, legato e con una pistola puntata alla bocca, quanto credeva riguardo al mistero eucaristico.
Come sul pulpito, così anche in quella situazione confessò la sua fede nell’Eucaristia: nonostante un soldato avesse premuto il grilletto, il colpo rimase inesploso. Questo fatto fu raccontato alcuni mesi più tardi da un suo nipote in una lettera, fatta circolare come volantino.
Il 2 luglio arrivò un nuovo prigioniero: padre Giovanni da Colonia, domenicano e parroco di Hoornaert, che era stato sorpreso mentre si dirigeva a Gorcum per battezzare un bambino.
Dopo un periodo di detenzione, risultati vani i tentativi dei fedeli cattolici di liberarli, nella notte tra il 5 e il 6 luglio vennero imbarcati segretamente per Brielle, ma con tappe in altre città, affinché ricevessero offese dal popolo calvinista.
Sulle rive di Dordrecht, don Nicola, il suo parroco e padre Girolamo da Weert disputarono accanitamente contro quanti cercavano di indurli a negare la presenza di Cristo nell’Eucaristia. Il Guardiano, ossia superiore del convento dei Frati Minori Osservanti, padre Nicola Pieck, suggerì loro di desistere, perché, a suo giudizio, gli altri erano in malafede.
Arrivati a Brielle, furono ancora sottoposti a tormenti e insulti, a cominciare da una sorta di parodia di una processione religiosa, durata circa quattro ore. Prima di entrare nella prigione locale, il vicario e il suo parroco scoppiarono in lacrime: tra la folla avevano riconosciuto alcuni loro parrocchiani, compresa una donna che spesso avevano aiutato economicamente, venuti da Gorcum proprio per oltraggiarli. Nella prigione trovarono altri tre condannati: due padri premostratensi, Adriano Becan e Giacomo Lacops, e un sacerdote diocesano, Andrea Wouters.
La mattina dell’8 luglio, sette prigionieri vennero selezionati per essere condotti nella sala del Consiglio cittadino. Tutti furono sollecitati continuamente ad abbandonare la fede cattolica e si rifiutarono di rinnegare il primato del Papa. Padre Giacomo Lacops, che in passato aveva ceduto ai calvinisti, cercò di volgere la situazione a favore dei cattolici, proponendo una pubblica disputa; in tal modo, sperava di convertire i persecutori.
La proposta fu accettata: don Leonardo e don Nicola dovevano sostenere le ragioni dei cattolici, mentre dalla parte opposta erano stati selezionati un marinaio di Gorcum, di nome Cornelio, e Andrea, ex parroco di Santa Caterina di Brielle.
La questione da dibattere era: come si potesse affermare che la Bibbia rivela la Parola di Dio e di come, se si negasse l’autorità e la tradizione della Chiesa romana, si potesse essere certi dei libri che la compongono. I calvinisti, non riuscendo a rispondere, aizzarono i presenti contro i prigionieri, che a quel punto vennero ricondotti nella torre.
Lo stesso giorno, a Brielle, arrivò un emissario, cattolico e proveniente da Gorcum, che portava con sé una lettera del Consiglio cittadino, in cui si chiedeva la liberazione dei prigionieri, ma anche un lasciapassare firmato da Marin Brant, comandante delle navi dei Gheusi, a loro destinato. Infine, recava una copia scritta di ordini arrivati il giorno prima dal principe Guglielmo d’Orange, nei quali era proibita la persecuzione degli uomini di Chiesa, protetti dalla legge.
Tuttavia Guglielmo de La Marck, conte di Lumley, comandante dei Gheusi, che già aveva assistito agli interrogatori e alla disputa, non solo non si attenne al decreto, anzi: dichiarò pubblicamente di voler disobbedire alle disposizioni, asserendo di voler vendicare la morte i calvinisti Horn ed Egmont, giustiziati dal Duca d’Alba come traditori.
Verso la mezzanotte fra l’8 e il 9 luglio, i prigionieri, in catene, vennero trascinati fuori città. Il luogo designato per l’esecuzione era un capanno nei pressi del convento agostiniano di Santa Elisabetta, usato come deposito di legna da ardere: lì si trovavano già due travi e una scala, ritenuti adatti per l’impiccagione.
Tre dei condannati, invece, ebbero salva la vita perché rinnegarono la propria fede. Padre Guglielmo da Liegi si arruolò come soldato, ma due anni dopo i fatti di Brielle venne accusato di furto e condannato all’impiccagione.
Il novizio Enrico, che già durante la prigionia aveva dato segno di diventare calvinista, e per questo era stato separato dagli altri, al momento di salire il patibolo chiese di essere risparmiato. In seguito si pentì e finì i suoi giorni nel convento di Bois-le-Duc. Infine, il sacerdote Ponzio Heuter, anche lui trasferito in una delle carceri superiori col novizio, tornò alcuni anni dopo nella Chiesa cattolica e riprese a esercitare il ministero.
Anche i cadaveri furono vilipesi, finché non intervenne un cattolico di Gorcum che, dietro pagamento di una somma di denaro, ottenne che i martiri venissero seppelliti in due fosse scavate vicino al luogo dell’esecuzione, che divenne meta di pellegrinaggi.
Oggi vi sorge un santuario, dove sono venerati, in un’urna davanti all’altare maggiore, i resti dei diciannove martiri gorcomiesi (o gorcomiensi), capeggiati da padre Nicola Pieck, il Guardiano (ossia superiore) del convento di Gorcum. Altre reliquie sono custodite nella chiesa di San Nicola a Bruxelles.
Don Nicola e compagni furono beatificati il 24 novembre 1675 da papa Clemente X e poi canonizzati da papa Pio IX il 29 giugno 1867. La loro memoria liturgica cade il 9 luglio, giorno della loro nascita al Cielo.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2021-07-29

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