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Venerabile Léon Papin-Dupont Padre di famiglia

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Le Lamentin, Martinica, 24 gennaio 1797 – Tours, Francia, 18 marzo 1876

Léon Papin-Dupont nacque il 24 gennaio 1797 a Le Lamentin, in Martinica, da una famiglia benestante. Avviato agli studi di Diritto, a partire dal 1820 abbandonò la vita mondana e si dedicò a varie opere di carità. Tornato in Martinica, lavorò come revisore dei conti alla corte reale; divenne poi membro del Consiglio giuridico della Martinica. Sposò il 9 maggio 1827 Caroline d’Audiffrédi, la quale gli diede la figlia Henriette, ma morì dopo cinque anni di matrimonio. Léon si dimise dal suo incarico e ripartì per la Francia, arrivando a Tours nel 1834. Dissuaso dal suo confessore a diventare sacerdote, capì che poteva anche da laico esercitare il suo zelo per la fede, che si accese ancora di più dopo la morte della figlia, appena quindicenne. Frequentando le Carmelitane Scalze di Tours, Léon conobbe la vicenda di suor Maria di San Pietro e le rivelazioni che lei affermava di aver ricevuto circa la riparazione delle bestemmie e la promozione del culto al Volto Santo di Gesù. Alla fine della Quaresima del 1851, ricevette dalla priora delle Carmelitane Scalze, madre Maria dell’Incarnazione, un’incisione che riproduceva il Volto Santo impresso sul velo della Veronica: la mise in posizione d’onore nel suo salotto e cominciò a invitare chi passava da lui a pregarvi davanti. La notizia delle guarigioni e delle conversioni attribuite al Volto Santo, e anche all’olio della lampada che era posta accanto a essa, fece arrivare a casa Dupont numerosi pellegrini, che il padrone accoglieva ed esortava alla preghiera e alla conversione. Léon morì in casa sua, anziano e paralizzato, il 18 marzo 1876. Il 21 marzo 1983 fu promulgato il decreto che lo dichiarava Venerabile. I suoi resti mortali riposano nell’Oratorio del Volto Santo (ovvero il salotto di casa sua, trasformato in cappella), oggi in rue Bernard Palissy 8 a Tours.



L’infanzia
Léon Papin-Dupont nacque il 24 gennaio 1797 a Le Lamentin, in Martinica, da Nicholas Dupont e Marie-Louise Gaigneron de Marolles, originari della Bretagna. A sei anni rimase orfano di padre: nel 1803, dunque, rientrò in Francia col fratello minore Théobald, che fu suo compagno di studi a Pontlevoy.
Ricordò una volta un episodio della sua infanzia: un giorno, approfittando dell’assenza dell’insegnante, i suoi compagni di classe si erano messi a correre e a giocare, invece di studiare. Anche lui aveva fatto lo stesso: così, quando il maestro rientrò all’improvviso perché aveva sentito il rumore, fu l’unico ad ammettere che si era divertito e non aveva studiato. Il maestro lodò il suo comportamento mandandolo alla ricreazione e trattenendo gli altri alunni.
Durante le vacanze, che i due fratelli trascorrevano al castello de Chissay, ospiti del conte Gaigneron de Marolles, loro zio, Léon era l’animatore dei giochi tra i cugini e gli amici, dotato com’era di un carattere allegro, amichevole e allo stesso tempo energico.

Giovane studente di Diritto
Studiò Diritto a Parigi a partire dal 1818: grazie ai beni di cui disponeva, frequentava i salotti e la società benestante del tempo, pur senza allontanarsi dalla religione cristiana. Era anche appassionato di cavalli e delle prime automobili.
Un giorno venne a conoscenza dell’opera dei Piccoli Savoiardi, nella quale alcuni giovani del suo ceto sociale sostenevano i bambini che lavoravano come spazzacamini. L’incontro con membri di quell’associazione e con alcuni sacerdoti lo spinse a vivere ancora più seriamente la propria fede: a partire dal 1820 abbandonò la società mondana, cominciò ad accostarsi ai Sacramenti ogni otto giorni, fatto singolare per l’epoca, e colse ogni occasione possibile per esercitare la carità.
A volte s’incolleriva facilmente, ma riusciva subito dopo a chiedere perdono. Accadde così quella volta in cui, prima di uscire dalla camera dell’albergo in cui soggiornava, si era accorto che era sparita una banconota da mille franchi. Chiamò anche la padrona dell’albergo, la signora Contour e, di fronte a lei, accusò il proprio servo.
La padrona lo rassicurò prestandogli il denaro necessario e, quando lui fu uscito, cominciò a cercare la banconota. Dopo lunghe ricerche, la trovò accartocciata sul fondo di un cassetto della scrivania. Quando Léon tornò, la signora Contour gli raccontò tutto: immediatamente, il giovane studente si gettò in lacrime ai piedi del domestico.

Il ritorno in Martinica, il matrimonio e la vedovanza
Tornò poi in Martinica con la madre, che si era risposata, per lavorare come revisore dei conti alla corte reale; divenne poi membro del Consiglio giuridico della Martinica. Nel frattempo aveva perso il fratello Théobald e aveva cominciato a pensare di diventare sacerdote, ma aveva rinunciato per non dispiacere la madre.
A trent’anni, il 9 maggio 1827, sposò Caroline d’Audiffrédi, ventiquattrenne di nobili origini, ma rimase vedovo il 1° agosto 1833. Caroline gli aveva dato una sola figlia, Henriette: per provvedere alla sua educazione, oltre che per riprendersi dalla morte della sua sposa, Léon si dimise dal suo incarico e ripartì per la Francia, arrivando a Tours, nel dipartimento di Indre-et-Loire, nel 1834.

Aiutato a capire la sua vocazione di laico
Affidò la bambina, di due anni e mezzo, alle Orsoline di Tours, quindi riprese in considerazione l’idea del sacerdozio: fu però dissuaso dal suo confessore, il reverendo Jolif du Colombier, parroco della cattedrale di Tours.
Capì allora che anche da laico poteva manifestare il suo zelo per la fede, ad esempio riprendendo pubblicamente i bestemmiatori, accostandosi frequentemente alla Comunione eucaristica e pubblicando alcuni opuscoli apologetici.

La morte della figlia e il rinnovato fervore di Léon
Henriette morì a quindici anni, nel 1847, poco dopo che suo padre, tra i primi, si era recato a La Salette, appena aveva avuto notizia delle apparizioni della Madonna. Léon aveva temuto che, entrando “in società”, la ragazza si sarebbe rovinata per sempre: ecco perché arrivò a chiedere a Dio di toglierle la vita. Quando però assistette alla sua morte, fu sul punto di crollare. Quasi subito si riprese, sostenuto dal pensiero che, un giorno, l’avrebbe rivista.
Dalla morte della figlia cominciò per lui un periodo di fervore ancora più ardente, caratterizzato dalle mortificazioni corporali, dalla visita e dalla promozione di molte opere di carità e dall’inizio, a Tours, dell’Adorazione Eucaristica notturna per soli uomini.
Fu poi uno dei primi membri della commissione per il restauro del culto a san Martino di Tours, tanto da essere presente al momento del ritrovamento del sepolcro di questo Santo. Compiva anche delle visite, o meglio, veri e propri pellegrinaggi, sui luoghi dov’erano state edificate delle chiese, poi abbattute o abbandonate, anche a causa della Rivoluzione francese.

La scoperta del Volto Santo
Frequentando le Carmelitane Scalze di Tours, Léon conobbe la vicenda di suor Maria di San Pietro, la quale aveva sostenuto di aver ricevuto dal cielo una missione speciale: istituire una confraternita per la riparazione delle bestemmie e promuovere, allo stesso scopo, il culto del Volto Santo di Gesù.
Alla fine della Quaresima del 1851, ricevette dalla priora delle Carmelitane Scalze, madre Maria dell’Incarnazione, un’incisione che riproduceva il Volto Santo impresso sul velo della Veronica. La mise in una cornice nera e la pose in vista nel suo salotto: per darle ancora più risalto, pose accanto all’immagine una lampada a olio, che doveva ardere anche di giorno. L’incisione fu collocata al suo posto il Lunedì Santo del 1851, mentre la lampada fu accesa il Mercoledì Santo.

I miracoli del Volto Santo
Quasi immediatamente, alcune persone furono invitate dal padrone di casa a pregare davanti al Volto Santo, oppure passarono a trovarlo: la notizia delle loro guarigioni e conversioni si diffuse in tutta la città e anche oltre.
Lui stesso confezionava le boccette con l’olio della lampada, accompagnandole con una lettera scritta di sua mano. A quanti venivano a trovarlo ricordava che non era un medico: li esortava però a pregare, oppure domandava loro da quanto tempo non si confessassero o se andavano in chiesa.

Alla luce della Parola di Dio
La sua devozione al Volto Santo era basata certo sulle rivelazioni a suor Maria di San Pietro, ma ancora di più era radicata nella Sacra Scrittura. Nel suo studio, Lèon teneva sempre aperta un’antica Bibbia “in folio” e accanto a essa, proprio come davanti all’immagine a lui tanto cara, teneva una lampada accesa.
Confrontandosi con la Parola di Dio, sapeva trarre riflessioni e collegamenti che lasciavano senza parole i suoi interlocutori. La sua giornata era scandita dalla preghiera, dall’incontro con i pellegrini e dalla corrispondenza che intratteneva con i devoti del Volto Santo.

Gli amici santi del “sant’uomo di Tours”
Un giorno, all’ufficio postale, arrivò una lettera senza indirizzo, ma intestata “Al sant’uomo di Tours”. Fu subito recapitata a casa Dupont, perché ormai Léon era conosciuto con quell’appellativo.
Tra l’altro, lui era in diretto rapporto con molte personalità della Chiesa francese del suo tempo, come dom Prosper Guéranger, abate di Solesmes, e padre Pierre-Julien Eymard, fondatore dei padri Sacramentini (canonizzato nel 1962). Nel 1849 accolse suor Maria della Croce, al secolo Jeanne Jugan, fondatrice delle Piccole Suore dei Poveri (canonizzata nel 2009), in vista della fondazione di una casa a Tours.
Visitò anche don Jean-Marie Vianney, anche lui già in fama di santo, nella sua parrocchia di Ars-en-Dombes. In mezzo alla folla di sconosciuti, però, non sapeva come attirare la sua attenzione; fu il Santo Curato in persona ad accorgersi della sua presenza. Lo fissò con dolcezza, quindi, giungendo le mani, esclamò: «Mio caro amico, sarà bello trovarci un giorno in cielo e cantare le lodi del nostro Dio!». Léon tornò a casa felice, conservando il ricordo di quelle parole.

La sua vecchiaia
Léon promosse il culto al Volto Santo anche in età avanzata, finché le forze glielo concessero. A ottant’anni non usciva più di casa, a causa della paralisi che l’aveva colpito; poteva muovere, con molta fatica, solo la mano sinistra. Avrebbe potuto chiedere il permesso di poter avere la celebrazione della Messa a domicilio (all’epoca ci voleva un’autorizzazione speciale), ma la riteneva una delicatezza eccessiva per la sua persona.
A volte si lamentava: «Sono inchiodato!», ma subito dopo prorompeva in un’invocazione che gli era molto cara: «Che io possa spirare consumato dalla sete ardente di vedere il Volto desiderabile di Nostro Signore Gesù Cristo!».
Alla malattia fisica si aggiunsero prove interiori e tentazioni, che affrontava chiedendo di essere asperso con l’acqua santa; dopo qualche tempo, riacquistò la pace e non la perse più.

La morte
Léon ricevette l’Unzione degli Infermi in piena coscienza, partecipando al rito e rispondendo alle formule con calma. Dopo aver ricevuto la sua ultima Comunione, non pronunciò più parole chiaramente intelligibili.
Morì in casa sua il 18 marzo 1876, dopo otto giorni di agonia. Al suo funerale parteciparono le massime autorità civili e religiose, oltre a una folla di fedeli; tra di essi, i poveri che aveva assistito.

La causa di beatificazione
Il processo informativo della causa di beatificazione del “sant’uomo di Tours” iniziò nel 1883, ma ebbe sviluppi solo negli anni ’30 del 1900. Precisamente, il 3 febbraio 1937 si ebbe il decreto sugli scritti, mentre il 21 giugno 1939 ci fu l’introduzione della causa, che al tempo segnava l’inizio della fase romana. Seguì il decreto sull’assenza di culto, il 28 febbraio 1940. La convalida degli atti del processo informativo e di quello apostolico avvenne il 22 giugno 1968.
In seguito alla nuova legislazione in materia di cause di beatificazione e canonizzazione, per una nuova tappa della causa si dovette attendere il 2 febbraio 1982, data del Congresso degli Officiali e Consultori della Congregazione delle Cause dei Santi, seguita, il 26 gennaio 1983, dalla Sessione Ordinaria dei cardinali e dei vescovi membri della stessa Congregazione. Il 21 marzo 1983, infine, fu promulgato il decreto sull’eroicità delle sue virtù.

Le sue opere oggi
Nel 1884, monsignor Charles Théodore Colet, arcivescovo di Tours, istituì la Confraternita del Volto Santo in riparazione delle bestemmie, con sede nell’Oratorio del Volto Santo, luogo dove, peraltro, riposano le spoglie mortali di Léon. Il 1° ottobre 1885, per volere di papa Leone XIII, fu elevata ad Arciconfraternita; è attiva ancora oggi.
Il vescovo concepì anche l’idea di un’associazione di sacerdoti che curassero il culto al Volto Santo, accompagnassero i pellegrini e aiutassero nel ministero i sacerdoti anziani o malati. I Sacerdoti del Volto Santo oggi non esistono più, ma dal 2008 l’Oratorio del Volto Santo è affidato ai padri Domenicani, situato in rue Bernard Palissy 8 a Tours.

Preghiera
Signore Gesù, che per la devozione al tuo Santo Volto hai riversato tanti favori sui corpi e sulle anime grazie alla preghiere del tuo servo Léon Dupont nella sua casa, Tu che lo hai reso così ammirevole per la vivacità della sua fede e il suo grande spirito di riparazione, accordaci questo miracolo [...], affinché presto per l’autorità della Santa Chiesa possiamo invocarlo come beato, per sviluppare attraverso il suo culto lo spirito di apostolato tra gli uomini e, tra tutti i fedeli, l’amore e la pratica della riparazione.
Padre nostro, Ave Maria, Gloria
San Martino, prega per noi!

Imprimatur, 31 gennaio 1926 † Albert, vescovo di Tours


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2023-04-09

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